Un emendamento alla legge di stabilità propone l’introduzione di congedi di paternità obbligatori di quindici giorni, a retribuzione piena. Un grande passo avanti per scardinare l’idea che avere figli sia un costo associato alle sole madri. Parità tra i sessi e riequilibrio sul mercato del lavoro.
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Anche all’interno degli assetti attuali dell’unione monetaria è possibile concepire un meccanismo che permetta di trasferire risorse a paesi colpiti da una crisi, finalizzate a stabilizzare il ciclo economico. Un sussidio di disoccupazione europeo, per rafforzare la solidarietà tra i cittadini UE.
Da maggio 2015 è in vigore la Naspi. Come cambia la platea dei potenziali beneficiari, la durata e l’importo complessivo del sussidio? Le modifiche introdotte avvantaggiano i giovani e penalizzano chi alterna spesso periodi di lavoro e periodi di disoccupazione, come ad esempio gli stagionali.
Si dice spesso che per tornare a crescere, l’Italia deve incrementare la produttività. Ma se si analizzano i dati, si vede il ruolo importante giocato dall’integrazione dei lavoratori marginali nel mercato del lavoro. Ed è l’aumento della produzione che favorisce la crescita della produttività.
Quale ruolo giocano i valori culturali nelle decisioni economiche individuali? Sono certamente importanti. A confermarlo è una analisi delle scelte di lavoro delle donne immigrate in Italia. Forte la relazione con la condizione femminile nel paese di origine, soprattutto se si conta di ritornarci.
La conferma della decontribuzione per i contratti a tempo indeterminato sembra possibile. Ma in che forma? Per renderlo il contratto prevalente nel mercato del lavoro, è necessario che diventi meno costoso di quello a tempo determinato. In campo anche l’ipotesi di rinnovo solo al Sud o per le donne.
Il lavoro irregolare non è lo stesso in tutta Italia. Esistono significative differenze tra regioni. Anche le conseguenze della grande recessione sul lavoro nero sono diverse nelle varie aree del paese. E politiche efficaci richiedono una conoscenza approfondita degli aspetti regionali del fenomeno.
Le difficoltà di bilanciamento fra lavoro e vita familiare continuano a penalizzare l’occupazione femminile. Il governo ha fatto bene a emanare un decreto per favorirne la conciliazione. Ma non ha attuato le misure che avrebbero avuto gli effetti più rilevanti. Serve un intervento organico.
I dati amministrativi e quelli Istat sulle forze di lavoro convergono nel segnalare la crescita delle posizioni di lavoro e degli occupati a tempo indeterminato. Ma non sono solo di trasformazioni o transizioni all’interno della medesima impresa. Importanza degli incentivi e analisi da completare.