L’inflazione non comporta solo l’aumento del prezzo di beni e servizi consumati dalle famiglie. Ha soprattutto effetti redistributivi. Per questo una fiammata inflazionistica dovuta all’uscita dall’euro e al ritorno alla lira avvantaggerebbe soprattutto lo stato, a danno delle famiglie.
Categoria: Moneta e inflazione Pagina 19 di 35
Giacomo Vaciago è stato per quaranta anni un indiscusso protagonista del dibattito di politica economica del nostro paese. Fine economista accademico, si è distinto anche nel ruolo di consulente delle istituzioni e per l’impegno nella gestione della cosa pubblica.
L’inflazione nell’Eurozona ha finalmente raggiunto il 2 per cento. Ma Mario Draghi ha ragione quando dice che non si configura ancora un trend stabile. Per numerosi beni del paniere la crescita dei prezzi è debole, altri sono perfino in deflazione.
Il messaggio principale della decisione della Federal Reserve sul rialzo dei tassi è che il regime in cui opera l’economia è tornato normale e anche la politica monetaria può tornare a essere tale. E si possono pianificare le mosse future in modo trasparente.
La questione dei saldi debitori sul sistema Target 2 sembra un mistero. In realtà, la loro crescita segnala la debolezza del sistema bancario italiano e la sua incapacità di rispondere alle sfide dell’integrazione europea. Ed è un indicatore della perdita di competitività del sistema produttivo.
Gran parte dell’allargamento del saldo Target2 della Banca d’Italia si spiega con gli effetti del Quantitative easing. Non nasconde dunque una fuga dal debito italiano. Se uscissimo dall’euro dovremmo ripagarlo? I problemi da affrontare sarebbero ben più complessi di quelli legati al suo rimborso.
Il fulcro di un’unione monetaria – e di ogni economia – è il sistema dei pagamenti. I saldi Target2 si limitano a registrare i movimenti della “moneta della banca centrale” nell’Eurosistema. Così non possono essere fonte di instabilità. Qualunque sia la loro dimensione.
L’apprezzamento del dollaro non dipende da un presunto deprezzamento strategico dello yuan da parte delle autorità cinesi. È dovuto invece al ruolo degli Usa nel sistema finanziario internazionale. I premi pagati oggi sono finanziati dagli enormi rendimenti ottenuti negli anni del boom finanziario.
Non c’è alcuna ragione che impedisca alla Banca centrale europea e alle banche centrali nazionali di vendere l’oro che custodiscono nei loro forzieri, seguendo l’esempio di altri paesi. Il ricavato, però, va utilizzato per progetti di utilità sociale, non per finanziare spesa pubblica improduttiva.
La Fed ha rialzato i tassi. I più interessati a capire se è una inversione di rotta definitiva sono imprese e operatori al di fuori degli Usa. Perché in un mondo dominato dal dollaro come valuta di denominazione delle transazioni finanziarie, la sovranità della politica monetaria è un’illusione.