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Categoria: Moneta e inflazione Pagina 27 di 35

FRAU MERKEL E GLI INTERESSI TEDESCHI

 Nei dodici anni di vita dell’euro, la Germania ha guadagnato competitività in termini di prezzi al consumo e di costi unitari del lavoro rispetto agli altri paesi dell’area. L’enorme crescita dei differenziali dei tassi d’interesse tra i paesi dell’Eurozona ha accresciuto il costo del debito pubblico e privato dei paesi deboli e ridotto quello della Germania. Ecco perché i tedeschi sono così contrari agli Eurobond e a un ruolo diverso della Bce. Finché i costi economici e politici della rottura dell’intera costruzione europea non verranno valutati eccessivi.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

I commenti dei lettori si dividono tra chi coglie la drammaticità della crisi e chi ritiene che i governi nazionali siano ancora in tempo a ritrovare la virtù. Quanto agli effetti del “bazooka”, i commenti si concentrano su due ordini di preoccupazioni: il moral hazard (ovvero l’incentivo a non rispettare le regole) e l’inflazione.

BCE: COSA PUÃ’ FARE E COSA NO

Con le acquisizioni di debito sovrano degli Stati in crisi, la Bce esula dal mandato affidatole dai  Trattati europei? La sua missione principale è la stabilità dei prezzi, che presuppone  necessariamente la stabilità monetaria. Ma gli acquisti rappresentano anche un aiuto agli Stati in difficoltà, che non rientra tra i compiti della Banca centrale. Tuttavia, la salvaguardia dell’euro è un’esigenza prioritaria che giustifica gli interventi della Bce in qualità di prestatore di ultima istanza. Purché siano rispettate precise condizioni. Perché la Bce non è comunque la Fed.

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA BUNDESBANK

La Bce deve rifiutarsi di agire come prestatore di ultima istanza e lasciare che l’Eurozona corra verso la catastrofe, oppure deve garantire i debiti pubblici e correre il rischio che i timori della Germania di aumento dellÂ’inflazione si avverino? Una lettera di Charles Wyplosz a Jens Weidmann, Presidente della Bundesbank solleva una serie di urgenti interrogativi sulle scelte della Germania e sul futuro dellÂ’area euro.

IL GRANDE BAZOOKA DELLA BCE

I titoli di Stato sono quanto di più vicino alla moneta di Stato. E solo la Banca centrale europea può salvare la moneta europea. Con un’operazione d’acquisto dei titoli di Stato in euro che annullerebbe ogni spread. È definito il grande bazooka. Vi si oppongono strenuamente i banchieri centrali tedeschi con argomenti di scarso fondamento. Nuove regole sulle decisioni fiscali dei paesi membri della stessa area monetaria sono auspicabili e inevitabili. Non sembra invece un atteggiamento prudente quello di insistere sulle regole quando si è vicini al collasso.

SI PUÃ’ USCIRE DALL’EURO?

Un paese può uscire legalmente dall’euro? L’opinione dominante è che non sia possibile senza una modifica dei Trattati. In realtà, vanno esaminate tre differenti ipotesi. L’estromissione di uno Stato dalla moneta unica o dalla Unione Europea sembra giuridicamente impossibile, mentre l’uscita del blocco dei virtuosi è ammissibile, ma costituzionalmente rivoluzionaria. Il recesso volontario dei paesi in default non è previsto, ma non trova ostacoli giuridici insormontabili. E i partner europei potrebbero suggerirlo come soluzione obbligata ai paesi in default.

UNA POLITICA MONETARIA POCO ECCEZIONALE

Un taglio dei tassi è stata la prima mossa della Bce a guida Mario Draghi. Ma è solo una correzione ragionevole o un vero e proprio cambio di regime di politica monetaria? Oggi, alle banche centrali si chiede di dare segnali sul futuro. E di questo non c’è traccia nel comunicato della Bce. Soprattutto, la forte incertezza sui mercati finanziari e la crisi del debito sovrano richiederebbero una politica monetaria eccezionale. Ovvero l’impegno convinto e di durata prestabilita per un programma di acquisto di titoli dei paesi dell’area euro, con l’obiettivo esplicito di contenere gli spread.

SE LA BCE DIVENTA ESPANSIVA

Anche nelle situazioni più gravi, non bisogna affidarsi solo agli strumenti eccezionali, bisogna assicurarsi che quelli tradizionali funzionino bene. La politica monetaria è particolarmente efficace per stimolare la domanda interna, grazie alla svalutazione del tasso di cambio così prodotta. Invece la Bce è la banca centrale meno espansiva sia in termini di tassi d’interesse che di offerta di moneta. Il prossimo Consiglio direttivo dovrebbe perciò abbassare in maniera sostanziosa i tassi d’interesse di riferimento, liberandosi dei fantasmi di un passato ormai molto lontano.

SE IL PROBLEMA È L’OFFERTA DI CREDITO

La Fed ha scelto di intervenire con una Operation Twist invece che con una operazione di quantitative easing. I mercati l’hanno accolta con una certa freddezza. Perché denota un condizionamento politico, dei Repubblicani, sulla banca centrale americana. Ma soprattutto perché in questo momento il problema non è la domanda, ma l’offerta di credito. Le banche sono riluttanti a prestare soldi per la forte incertezza. Così una parte crescente di imprese e famiglie viene esclusa dall’accesso al credito. E non c’è compressione dei tassi di interesse che possa cambiare la situazione.

DALL’AUTOSTRADA AI TORNANTI

La metafora dell’auto che percorre un’autostrada e si ritrova improvvisamente su un percorso accidentato è utile per comprendere quanto accade oggi nelle economie occidentali. Perché si passa dalla stabilità alle turbolenze? E come tornare su strade più tranquille? Sembra crearsi un circolo vizioso tra maggiore incertezza e maggiore avversione al rischio da un lato e stato dell’economia dall’altro. Ma se il volano della paralisi è il circolo vizioso, la politica economica deve adoperarsi in tutti i modi per evitare che si autoalimenti. Non è quello che sta facendo l’Europa.

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