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Attenzione al protezionismo USA-UE

Stati Uniti ed Europa hanno la principale responsabilità nell’assicurare che il sistema multilaterale degli scambi sia sempre più aperto ed efficiente. Per questo devono evitare nuove possibili spinte protezionistiche che rischiano di compromettere la ripresa commerciale e la crescita mondiale.

Riforme previdenziali e tasso di occupazione

L’introduzione dei limiti anagrafici al pensionamento ha riportato verso l’alto i tassi di occupazione maschili nella fascia di età 50-60 anni. Incentivi e disincentivi economici apprezzabili possono perciò rivelarsi efficaci per ritardare le uscite dal mondo del lavoro. Con una nuova domanda sullo sfondo: ha ancora un senso mantenere l’istituto della pensione di anzianità in assenza di penalizzazioni?

Non serve la pensione di famiglia

I ragazzi italiani vivono in famiglia più a lungo dei loro coetanei europei perché non hanno la sicurezza del posto di lavoro. Colpa di un sistema che protegge i lavoratori più anziani, facendo ricadere sui più giovani tutto l’onere della flessibilità. Mantenere il generoso sistema pensionistico per permettere ai padri di mantenere figli trentenni è una soluzione sbagliata e costosa. Vanno invece rimosse le rigidità del mercato del lavoro.

Quanto pesa l’evoluzione demografica

L’analisi del sistema pensionistico italiano con criteri di contabilità intergenerazionale rivela uno scenario demografico particolarmente sfavorevole per gli equilibri futuri di finanza pubblica. E mostra che le generazioni sin qui esentate dalla riforma Dini hanno ricevuto un “bonus” molto consistente. La lunga transizione ha impedito un pieno risanamento. Le giovani generazioni rischiano di dover pagare in futuro una bolletta ancora più salata.

I costi della transizione

Opinioni autorevoli sostengono che la riforma delle pensioni non è urgente. È vero invece il contrario perché il sistema è già oggi in forte squilibrio e genera iniquità intragenerazionali oltreché fra giovani e anziani. Continuare a rinviare ogni decisione aggrava i problemi e ha costi politici elevati perché gli elettori invecchiano e diventano sempre meno favorevoli a riforme “eque”, che ripristino una uniformità di trattamenti fra giovani e anziani.
Con una replica di Eugenio Scalfari e risposte alle sue domande degli autori (nonchè gli articoli di Luciano Gallino ed Eugenio Scalfari precedentemente apparsi su “la Repubblica”) .

La sottile distinzione tra previdenza e assistenza

In molti si sono cimentati a mostrare che la spesa previdenziale vera e propria sarebbe molto inferiore a quella indicata nelle cifre ufficiali. Con questo si cerca di ridurre la gravità del problema della sostenibilità del sistema. Ma molte voci indicate come assistenza sono invece forme di assicurazione contro i rischi di una carriera saltuaria (pensioni minime) o di invalidità. D’altra parte, la riforma Dini ha già ben inquadrato questa distinzione, si tratta solo di accelerarne l’applicazione.

Le due facce della stessa medaglia

La globalizzazione aumenta l’insicurezza del posto di lavoro e del salario, ma offre anche più incentivi e opportunità. Lo dimostra uno studio sulle industrie manifatturiere nell’India degli anni della liberalizzazione commerciale. Per proteggere i lavoratori dall’incertezza globale, lo Stato dovrebbe perciò pensare a schemi di sostegno al reddito legati a programmi di riqualificazione.

Globalizzazione e povertà

Ridurre della metà il numero di persone che vivono sotto la soglia di povertà entro il 2015: È uno dei punti dei Millennium Development Goals. Difficile raggiungerlo, soprattutto se i Paesi ricchi continueranno a “proteggere” i loro mercati, mentre i più poveri eliminano ogni barriera tariffaria. E per una “globalizzazione non selvaggia” sono necessarie anche regole su mercati finanziari e investimenti di lungo periodo.

Quando l’immigrazione è una risorsa

Dopo i recenti sbarchi, e naufragi, sulle coste siciliane, si è molto discusso delle soluzioni ipotizzabili per “contrastare” l’immigrazione extracomunitaria. Ma è poi vero che gli immigrati sono sempre e solo un costo per l’economia e la società che li ospita? L’evidenza delle aree con piena occupazione, come quella della provincia di Brescia, sembra smentire questo luogo comune, confermando invece l’apporto vitale dell’immigrazione per gli equilibri del mercato del lavoro.

Vendita SME: il prezzo era giusto?

Riproponiamo ai nostri lettori lo studio ripreso dall’Economist del 31 luglio. Trae spunto dal fatto che oggi si confronta spesso l’offerta di De Benedetti a Prodi per l’acquisto della Sme nel 1985 e il ricavato dalla vendita tra 1993 e 1996, raffrontando cifre molto lontane nel tempo e tra loro non comparabili, a meno di non attualizzarle in modo adeguato

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