Dal 2010, tutti i vari governi hanno promesso un aumento della spesa per gli investimenti pubblici, a sostegno della crescita. Non fa eccezione la Nadef 2018. Ma si tratta di esercizi di “illusione finanziaria” più che di previsioni realistiche.
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Il reddito di cittadinanza è una occasione da non sprecare nella lotta alla povertà in Italia. Per questo vanno evitati alcuni rischi. Primo fra tutti, quello di fare scelte decisive per il futuro pensando solo a trarne vantaggi in vista delle europee.
I pasti a scuola sono centrali per lo sviluppo armonico dei bambini e parte integrante dell’istruzione prescolare e obbligatoria. Per questo la mensa scolastica dovrebbe essere gratuita per tutti. Costa, ma è un investimento sulle generazioni future.
I promotori descrivono la flat tax come un mezzo per rilanciare l’economia, grazie al sostegno fiscale. Ma i risultati di una stima degli effetti macroeconomici mostrano che la riforma non si autofinanzia. È quindi necessario trovare le coperture.
Domenica prossima la provincia del Verbano Cusio Ossola decide se passare dal Piemonte alla Lombardia. Sarà comunque un avvenimento storico. E forse si tornerà ad affrontare con serietà il tema della completa applicazione del federalismo differenziato.
Prima di cancellare la rete Sprar, il governo dovrebbe procedere a una rigorosa valutazione. Non solo per raccogliere dati certi su richiedenti asilo e rifugiati accolti. Ma anche per calcolare il valore dell’indotto generato dai centri accoglienza.
Le classifiche degli istituti scolastici stanno acquisendo sempre maggiore risonanza e visibilità. In teoria dovrebbero aiutare le famiglie a orientarsi ma rischiano di far aumentare i divari tra le scuole.
Le bocciature delle cifre del governo da parte della Banca d’Italia e dell’Ufficio parlamentare di bilancio hanno una ragione d’essere. Nel Def hanno scritto una previsione di crescita troppo ottimista rispetto allo stesso quadro economico presentato nel documento. E quindi il debito non scenderà.
Sulle politiche fiscali la prima manovra del governo Conte rivela una sostanziale continuità con il passato. Non affronta i nodi strutturali del nostro sistema fiscale, mentre ignora del tutto i temi del futuro dei rapporti tra fisco e contribuente.
La sostenibilità sociale della transizione verso il sistema contributivo richiede che le regole d’uscita siano uniformate estendendo ai lavoratori “misti” la flessibilità che la riforma Fornero riserva ai “contributivi puri”. Purtroppo, non è questa la strada imboccata dal governo.