Gli immigrati sono oggi un vantaggio per l’Inps. E lo saranno finché la distribuzione per età della popolazione straniera rimarrà simile a quella attuale. Quanto alle truffe di cui spesso si parla, sono un fenomeno del tutto marginale.
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I cittadini devono essere messi in grado di prendere decisioni economiche consapevoli. E servono tutele passive, con prodotti finanziari semplici e operatori di comprovata correttezza. Ma anche attive, che promuovano lo studio della cultura economica.
Il basso numero di omicidi di donne in Italia rispetto ad altri paesi non deve creare illusioni. Per le donne il rischio resta dentro le mura di casa. Come dimostrano anche i numeri di altri reati. Il fenomeno è complesso e i dati aiutano a comprenderlo.
È cambiata la percezione che i cittadini europei hanno dell’immigrazione. Soprattutto in Italia la visione patologica del fenomeno ha vinto sul piano culturale e comunicativo. I motivi sono da ricercare nella crescente fragilità economica e sociale.
Giusto che la Banca centrale europea guidi le banche verso lo smaltimento dei crediti deteriorati, anche in vista di una futura assicurazione comune dei depositi. Ma gli Npl non sono le uniche fonti di rischio sistemico. E la Bce dovrebbe tenerne conto.
L’obbligo di fatturazione elettronica è il terzo elemento di una riforma che mira a contrastare l’evasione. Ma la sua efficacia dipende dalla capacità di trasformare la grande quantità di dati raccolti in qualità dell’azione di prevenzione e adeguamento.
Il sistema elettorale è importante nel determinare i contenuti delle scelte pubbliche, ma il suo ruolo non va sopravvalutato. Tutte le leggi elettorali hanno pregi e difetti e il loro effetto complessivo dipende dal contesto culturale si inseriscono.
Nel 2015 il Pil italiano è cresciuto anche grazie al lieve aumento dell’economia illegale. Lo certifica un Report dell’Istat. Ma sarebbe necessario interrogarsi sulla scelta di considerare voci riconducibili alle attività delle organizzazioni mafiose.
Qual è la situazione del mercato del lavoro? La grave crisi economica l’ha colpito, ma ora il numero degli occupati è tornato a salire. Per valutare l’effettivo apporto produttivo del lavoro bisogna però considerare un altro dato: le ore lavorate totali.Â
A tenere bassa la crescita dei salari reali italiani negli ultimi vent’anni non è stata né la partecipazione all’Unione monetaria, né l’incidenza fiscale e contributiva. Probabilmente la spiegazione è che anche la produttività del lavoro è aumentata poco.