Nel primo semestre 2016 i consumi rallentano, mentre prosegue l’aumento della produzione industriale. Per rilanciare subito la crescita si comincia riducendo il carico fiscale sui consumatori, non quello sulle imprese. E c’è da riaprire il cantiere delle riforme che servono. Completando la riforma della Pa.
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La Brexit è un evento completamente inatteso innescato da un politico incompetente solo per fini interni al partito conservatore. I già elevati costi sociali ed economici che ne derivano potrebbero essere aggravati dalla risposta di nuovi governanti ancora più incapaci e attenti al proprio interesse.
Più che incoraggiare o scoraggiare la successione tra familiari nella gestione di un’azienda, il sistema fiscale dovrebbe valorizzare il capitale umano, interno o esterno alla famiglia proprietaria. Incentivi fiscali a “due velocità” per le esigenze delle piccole imprese e di quelle più strutturate.
Le autorità di sistema portuale sostituiscono le autorità portuali, riducendosi di numero. Problemi di capitalizzazione per alcune, mentre cinque hanno un volume di traffico basso, che non le farebbe rientrare nelle reti europee Ten-t. La riforma arriva alla vigilia di una nuova direttiva Ue.
La giustizia tributaria è amministrata da giudici onorari scelti senza verifica delle competenze e per compensi irrisori. Ma il processo tributario è più veloce di quello civile e con isolati fenomeni di corruzione. Un sistema figlio di paradossi che riesce comunque a funzionare. Ma per quanto?
Il Tar della Lombardia ha bloccato l’aumento dei prezzi dell’energia. L’intervento non ha giustificazioni. Perché si occupa di un ambito di competenza dell’autorità di regolazione. Ma va tenuto conto che la frammentazione delle responsabilità rischia di vanificare la protezione dei consumatori.
Gli ultimi dati Istat sono un nuovo monito sulla crescita della povertà in Italia. Nello stesso giorno della loro pubblicazione, la Camera ha approvato il disegno di legge delega che prevede l’istituzione del reddito di inclusione. I passi avanti e quello che manca per fronteggiare l’emergenza.
Alcune banche italiane potrebbero aver bisogno di ricapitalizzarsi. Il governo cerca di contrattare con Bruxelles una diversa applicazione del bail-in per non coinvolgere nelle perdite gli obbligazionisti subordinati, spesso piccoli risparmiatori. Ma è una scelta sbagliata, per almeno tre motivi.
I derivati nei bilanci delle grandi banche europee, soprattutto tedesche, rimangono un problema. Perché sono tanti rispetto al capitale e perché sono molto opachi. Richiamano scenari già visti nel 2008 negli Usa. La gestione della supervisione bancaria europea e la costruzione degli stress test.