Con poche eccezioni, i tecnici della Serie A non vanno oltre i risultati che la loro squadra otterrebbe con un “allenatore automatico”. Ben diverso quello che accade in Premier League. Ma è da ripensare la struttura manageriale e dei ricavi e l’approccio tattico del calcio italiano.
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Giavazzi e Tabellini propongono un taglio alle tasse di 80 miliardi, finanziato dalla Bce e accompagnato da una riduzione della spesa futura. Ma nessun paese ha mai prodotto un piano credibile di riduzione di spesa così enorme. L’unica alternativa realistica: ridurre le tasse insieme alla spesa.
Il mercato del credito si apre anche alle compagnie di assicurazione. Fondamentale però che alle assicurazioni siano garantiti adeguati spazi di manovra nella selezione delle imprese meritevoli di finanziamento. L’esempio dei subprime e i rischi posti dai gruppi misti.
Molti paesi sono alle prese con il problema di rendere più semplice l’accesso ai mutui per le famiglie. In Gran Bretagna si cerca di farlo attraverso due programmi, che puntano anche ad aumentare l’offerta di abitazioni. Se ne possono trarre suggerimenti utili da mutuare in Italia?
La dimensione media degli interventi finanziati con fondi strutturali è nel Mezzogiorno almeno tre volte superiore rispetto al resto del paese. In termini assoluti, però, si ha una vera e propria polverizzazione dei progetti. Bisogna invece concentrare gli sforzi in un’unica direzione.
Ai primi di agosto abbiamo pubblicato su lavoce.info l’articolo “Movienomics, l’Italia attraverso i cult del cinema” presentato con queste parole: “Alcune pellicole restano indelebili nell’immaginario collettivo di un paese. Ma i nostri film hanno rispecchiato la situazione economica del dopoguerra? Un’analisi basata sul confronto tra cult movies e andamento di debito e Pil. E un gioco per l’estate”.
L’articolo assegnava a varie fasi della storia italiana dal 1945 ad oggi un film-simbolo, come “Miseria e nobiltà”, “Un americano a Roma”, “Amici miei” e così via fino a “Nuovo cinema Paradiso”. Il gioco che abbiamo proposto ai lettori consisteva nel suggerire altri titoli memorabili e pertinenti con il tema, indicando il decennio di storia italiana a cui si riferiscono. In premio un invito al convegno annuale de lavoce del 17 settembre.
Molti lettori hanno partecipato al gioco. Tutti hanno dato indicazioni intelligenti e divertenti, da appassionati osservatori della società e da appassionati di cinema. Li ringraziamo tutti!
Nell’impossibilità di proclamare tutti vincitori, la redazione de lavoce.info ha dovuto compiere una sofferta e sicuramente discutibile scelta. Ma motivata. Qui di seguito qualche nota in sintesi e i nomi dei vincitori.
AND THE WINNERS ARE…
Il concorso riguarda la capacità di un film di esprimere lo zeitgeist economico e sociale di un decennio e quindi grandi film ma troppo centrati sul privato non possono essere presi in considerazione.
Anni ‘50: “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti. Il film è uscito nel 1960, ma il mondo che descrive è quello dell’immigrazione a Milano degli anni ‘50. Per questo premiamo entrambe le lettrici che lo hanno suggerito: Fausta Di Nanna per gli anni ‘50 e Donatella Marinari per gli anni ’60.
Fuori concorso, perché non indicato da alcun partecipante, la redazione segnala “Un eroe dei nostri tempi”. Primo, perché un’antologia senza Sordi e Monicelli sarebbe gravemente carente, secondo perché è un’ottima rappresentazione di tutti i vizi dell’italiano medio (qui sul posto di lavoro, ma è facile estrapolare). Non a caso, Sordi lo considerava il suo personaggio meglio riuscito.
Per gli anni ’60, a stragrande maggioranza dei lettori e come perfetta espressione dell’ottimismo becero del miracolo economico, s’impone “Il sorpasso”, diretto da Dino Risi. A chi assegnare il premio tra i tanti che lo hanno indicato? Abbiamo scelto Giuseppe De Rosa perché -eguagliato da una sola altra lettrice- mette a segno, come vedremo, un’altra indicazione condivisa dalla redazione.
Fuori concorso la redazione suggerisce: “Le mani sulla città” di Francesco Rosi, film profetico sulla corruzione economica.
Anni ‘70, “C’eravamo tanto amati”, così muoiono all’alba i sogni della generazione post-repubblicana. Il film di Ettore Scola è stato suggerito da Raffaella Restuccia che si aggiudica il contest anche per il decennio successivo. Per gli anni ’80, infatti, la stessa lettrice fa centro con “Ricomincio da tre” di Massimo Troisi. Emigrante? No, viaggiatore: basta questo spezzone a spiegare! Lo stesso titolo è stato indicato anche da Giuseppe De Rosa, già premiato per il decennio ’60.
Anni ‘90: “Il portaborse”, di Daniele Luchetti, indicato da Cesira Urzi Brancati. L’Italia diventa Tangentopoli. Un’opera, secondo la redazione, da abbinare a “Viva la libertà” (Roberto Andò, 2013) per capire come si è evoluta la classe politica.
Anni 2000, “Tutta la vita davanti”, di Paolo Virzì: dal posto fisso (rivedere Olmi: “Il posto”, 1961) al precariato come filosofia di vita. Il titolo di Virzì è stato suggerito da Adele Bianco.
Di quest’anno, per il primo scorcio degli anni 2010, “Smetto quando voglio”, firmato da Sydney Sibilia: come nella crisi viene usato il nostro capitale umano. Si aggiudica il premio per questo decennio Valentina Magri.
Complimenti ai vincitori e a tutti gli altri lettori che hanno partecipato alla selezione sopportando le nostre valutazioni che, ovviamente, possono non essere condivisibili.
Convegni come quello di Villa d’Este solleticano l’ego dei partecipanti ma non hanno alcun contenuto di sostanza. Inoltre incentivano un’ informazione superficiale, e rafforzano l’antipolitica diffondendo l’immagine di politici che passeggiano con industriali e banchieri mentre il paese è in crisi.
L’inclusione dell’economia criminale all’interno del Pil avrebbe un senso “economico” solo se l’Europa intendesse legalizzare quel tipo di attività. Così, invece, rappresenta solo una fonte di errori statistici incommensurabili. I concetti di “domanda di mercato” e “comune accordo tra le parti”.
La proposta del Governo punta a cambiare il funzionamento del sistema scuola. Ha una sua coerenza ed è argomentata in maniera comprensibile e documentata. Cruciale però definire bene i due grandi temi delle nuove assunzioni e della valutazione. Altrimenti, possono far fallire l’intero progetto.
Nella scuola italiana l’insegnamento dell’economia non ha oggi molto spazio. D’altra parte non sono solo i ragazzi a essere ignoranti in materia, anche gli adulti hanno molte lacune. L’educazione finanziaria dovrebbe partire fin dai primi anni di scuola. EconoMia e gli altri progetti pilota.