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PIL PRIVATI E PIL PUBBLICI

L’Amministratore di Banca Intesa, Corrado Passera ha tenuto una lezione magistrale a Lucca, ampiamente ripresa sulle colonne del Sole24ore. Occasione offerta dall’apertura dell’Anno accademico dell’Institute for Advanced Studies, istituto finanziato dalla sua banca e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, azionista di Banca Intesa. Passera ha sostenuto che il Pil è un indice senza qualità, che il reddito pro capite non tiene conto di molti altri fattori che contano molto di più sul benessere degli individui. In sintesi, forse sarebbe meglio dire in soldoni, non c’è solo il reddito. Bene. Ma mentre pronunciava la sua prolusione, venivano resi pubblici i dati sul compenso che lo stesso Passera si è riconosciuto per il 2009, l’anno più nero per le banche di tutto il mondo. Si tratta di quasi 4 milioni di euro, con un incremento del 27 per cento rispetto ai compensi che l’AD si era riconosciuto l’anno precedente. Se il Pil pubblico è senza qualità, sembrerebbe che il Pil privato non gli dispiaccia poi tanto…

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Grazie a tutti i lettori per l’interesse. Ci sono essenzialmente tre tipi di commenti al nostro articolo su lavoce.info.

Il primo tipo riguarda il sospetto che la nostra analisi abbia semplicemente accostato due fenomeni distinti: la crescita dei prezzi immobiliari e l’abolizione dell’imposta su successioni e donazioni del 2001. In verità, questo accostamento è molto meno casuale di quanto il lettore possa sospettare. Offriamo due interpretazioni economiche semplici ma non banali – una è nell’articolo su lavoce.info – del perché l’abolizione dell’imposta in questione abbia contribuito ad innalzare il prezzo degli immobili in Italia dal 2001 in avanti. Il punto di partenza del nostro argomento è molto semplice: in generale quando un importante utilizzo di un bene smette di essere gravato da una tassa, il valore di quel bene aumenta e così il suo prezzo. E’ difficile pensare che questo non sia avvenuto anche per le case, i beni oggetto della stragrande maggioranza delle donazioni e successioni (più di una su due le coinvolge stando ai dati ISTAT). Quando la tassazione su questo tipo di trasferimenti è stata abolita nel 2001, le case si sono quindi apprezzate.  Non è corretto osservare che la donazione non è una scelta alternativa alla vendita  poiché “serve un fine diverso”. Per rendersene conto basta pensare che, se donazioni e successioni fossero soggette ad un’imposta del 90%, non vi sarebbe alcuno sano di mente disposto a fare ancora  donazioni. Esiste infatti una fetta importante di popolazione italiana che sceglie tra vendere e donare sulla base della relativa convenienza anche fiscale e, cosi’ facendo, influenza l’equilibrio di mercato. Nella versione completa del nostro studio, abbiamo formalizzato tale intuizione per mostrare, accanto al ruolo dei molteplici fattori in gioco, l’importanza della relazione che più ci interessa; inoltre abbiamo proceduto a un’analisi statistica proprio volta a stimare l’effetto dell’abolizione dell’imposta sui prezzi delle case. Questa analisi supporta un nesso causale della variazione dell’imposta sui prezzi, non una mera correlazione.

Il secondo tipo di commenti sottolinea come altri fattori possano spiegare la dinamica dei prezzi in Italia: l’andamento delle nuove costruzioni immobiliari e dei tassi di interesse, lo scudo fiscale, il crollo delle borse e la fuga degli investitori nel “mattone”. Ci permettiamo di aggiungerne altri: il flusso di capitali in Italia pre e post 2001, le dinamiche demografiche nei centri abitati e l’andamento dei salari reali nelle diverse regioni. Siamo perfettamente consci della validità di queste argomentazioni tanto è vero che ne abbiamo esplicitamente tenuto conto nella nostra analisi empirica. Non abbiamo mai sostenuto che non importassero. . Tuttavia, la cosa sorprendente – forse il contributo principale del nostro lavoro – è che, pur considerando tutti questi fattori insieme, l’abolizione dell’imposta su successioni e donazioni ha comunque un effetto aggiuntivo statisticamente significativo sull’innalzamento dei prezzi immobiliari.

Il terzo tipo di commenti critica l’analogia con la Germania. Tale analogia, seppure aneddotica e non utilizzata nell’analisi statistica formale, ci pare comunque istruttiva. La Figura 1 mostra il periodo 1995-2004, successivo all’unificazione tedesca. La differenza più sorprendente tra i due paesi si evidenzia a partire dal 1999 (cioè nel periodo piu’ lontano dalla caduta del muro), quando i prezzi immobiliari continuano a calare in Germania mentre cominciano a crescere in Italia, per poi esplodere dal 2001.

L’obiettivo principale della nostra ricerca è quello di chiarire un meccanismo, tra i molti in gioco, per evidenziare un canale che è stato finora ignorato. Vogliamo in particolare mostrare che, se teniamo una prospettiva che coinvolge tutta l’economia e non solo una singola scelta (donare o non donare), possiamo scoprire effetti inaspettati, e magari indesiderati, della politica economica che scegliamo. Concludiamo con un cenno ai commenti di due lettori. Donazioni e successioni erano entrambe non soggette a tassazione dalla fine del 2001 al 2004 (ultimo anno del nostro studio), con un’unica differenza che riteniamo irrilevante ai fini della nostra analisi. Sarebbe stato certamente interessante studiare l’effetto sul prezzo delle case della (parziale) reintroduzione dell’imposta su donazioni e successioni (l. 296/2006) ma purtroppo i dati ISTAT non erano ancora disponibili quando ultimavamo il nostro studio.

SE IL COSTO DELL’IMMIGRATO È MARGINALE *

La percezione che gli immigrati rappresentino un onere per i conti pubblici non è suffragata dai dati. Con il sistema di calcolo del costo standard, si arriva a un effetto fiscale zero. Se poi si considera il costo marginale, per coprire l’ammontare di trasferimenti e servizi imputabile alla nuova utenza è sufficiente il gettito fiscale di circa 3 miliardi annuali di imposte dirette e indirette dei lavoratori migranti. Mentre i contributi previdenziali di quegli stessi lavoratori sono un indubbio vantaggio per il bilancio Inps, almeno nel breve periodo. Di immigrazione si discuterà anche al prossimo Festival dell’Economia di Trento.

TASSA ABOLITA, CASA PIÙ CARA

L’abolizione della tassazione su donazioni e successioni del 2001, in seguito reintrodotta per i soli grandi patrimoni, ha contribuito sensibilmente all’aumento dei prezzi degli immobili in Italia. Un effetto collaterale inatteso di cui si rallegrano i proprietari di case. Ma non è altrettanto ovvio che sia un vantaggio per la società italiana nel suo complesso, per lo sviluppo del nostro mercato finanziario e, in particolare, per le giovani generazioni e le fasce più deboli.

CONSOB: PER NON PERDERE ALTRI SETTE ANNI

Con il presidente Lamberto Cardia in scadenza (dopo 13 anni in Commissione, di cui sette come numero uno) e un commissario appena dimesso, la Consob è alla vigilia di un rinnovo al vertice. In questi ultimi anni si è affermata come crocevia notarile nelle grandi operazioni finanziarie, non come paladino degli investitori. Importante che la scelta cada su persone in grado di garantire all’autorità del mercato mobiliare una vera indipendenza dalla politica e dagli interessi di parte.

IDENTIKIT DEL LEGHISTA AMMINISTRATORE

Chi sono i sindaci della Lega Nord? Meno donne, ma più giovani e con un livello medio d’istruzione superiore rispetto agli altri amministratori del Nord. Inoltre provengono da occupazioni con un alto costo opportunità dell’ingresso in politica: imprenditori, commercianti, avvocati e professionisti. I comuni leghisti hanno una maggiore percentuale di entrate proprie e una minore rigidità della spesa. Insomma, un federalismo municipale non solo predicato ma anche praticato.

DE MINIMIS

Il 29 marzo mattina ho dato un’occhiata on line ai movimenti recenti del mio conto corrente bancario (Banca Intesa San Paolo). Ho subito notato una piccola serie di annotazioni curiose: un assegno compare come versato e in entrata, quattro giorni dopo ricompare in uscita (“impagato”) e di nuovo in entrata, ma accompagnato da una commissione di 7 euro (“in Ct segnalati impagati”). Dovendo comunque passare per l’agenzia, decido di chiedere delucidazioni al direttore, che conosco come persona gentile e competente. Il direttore controlla subito l’assegno incriminato e mi comunica che il doppio giro non era nato da mancanza di copertura sul conto da cui l’assegno era stato tratto, ma solo da problemi di gestione dei codici ABI della Banca Regionale Europea (BRE). Questa è entrata a far parte del gruppo UBI già nell’aprile 2007, ma dichiara: “il 25-26 gennaio 2010 si è concluso con successo il piano di ottimizzazione territoriale a seguito del quale Banca Regionale Europea conta ora 225 filiali distribuite sul territorio di riferimento”. Evidentemente, l’ottimizzazione non deve essere del tutto riuscita. Ma il problema non è questo. Chiedo al direttore della mia agenzia perché debba essere il cliente di Banca Intesa San Paolo (cioè io) a pagare per la mancata ottimizzazione di BRE. Mi viene spiegato che un assegno “impagato” di piccolo taglio deve essere inviato materialmente alla banca da cui è tratto (se è di taglio superiore ai 3000 euro viene inviato comunque e non si paga nulla!). Questa attività, affidata a un service provider esterno, ha un costo, da cui l’addebito di 7 euro sul mio conto. Mi viene anche detto che posso chiedere io stesso il rimborso dei 7 euro a chi mi ha dato l’assegno (peraltro, incolpevole e ignaro di tutto) o alla BRE. Faccio presente che mi sarei aspettato una mossa della mia banca a tutela del suo cliente. Un sorriso imbarazzato del direttore mi fa capire quanto sono ingenuo. Dovrei sapere che banca non morde banca! È così facile rifarsi sui propri clienti: c’è anche il caso che non se ne accorgano. Ma l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ne sa nulla?

GIUSTIZIA ED ECONOMIA: DUE MONDI SEPARATI

Il difetto strutturale di produttività del sistema economico italiano dipende da molti fattori. Uno dei quali sono norme giuridiche e prassi giudiziarie e amministrative sono poco sensibili alle ragioni del mercato e dell’efficienza economica. L’abnorme durata dei processi ne è una dimostrazione. Il problema è culturale: nella giurisdizione il solo bene in gioco è l’affermazione del diritto controverso. Che non è inteso come un servizio ai cittadini, ma come un bene di valore infinito. Occorre dunque promuovere una vera e profonda rivoluzione culturale.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Prima di rispondere ai commenti credo sia necessaria una breve premessa. Infatti, l’articolo pubblicato era molto breve in quanto l’obiettivo principale del documento era la presentazione dell’indice piuttosto che i dati. Di conseguenza l’utilizzo dei dati erano finalizzato a verificarne l’affidabilità. Inoltre, l’idea di analizzare i risultati delle elezioni nasce dal fatto che nelle scorse elezioni amministrative 2009, organizzate in occasione delle europee, passò il messaggio che il centro-sinistra aveva perso le elezioni. Tuttavia, la mia sensazione era che la lettura del risultato fosse fuorviante o quanto meno non esatto. Infatti, avevo avuto la sensazione che il centro-sinistra aveva perso le elezioni solo perché molte erano le amministrazioni andate al centro-destra mentre alla fine il centro sinistra nonostante la sconfitta mantenne la maggioranza degli enti (1).
Infatti, il Centro sinistra governava 25 comuni capoluogo contro i 5 del centro-destra e 143 tra i comuni non capoluogo ma importanti contro i 40 del centro-destra (37 centro –destra e 4 lega). Il centro-sinistra ne mantenne rispettivamente 16 e 107 mentre il centro-destra se ne aggiudicò 14 e 73 (70 centro-destra e 3 lega). La vera sconfitta del centro-sinistra fu invece fu nelle provinciali dove governava 50 province contro 8. Attualmente ne governa 28 contro 35 (34 centro-destra e 1 lega). Quindi, nel primo caso, il centro-sinistra si è mantenuto oltre la soglia del 50% mentre nel secondo il centro-destra ha conquistato la maggioranza degli enti.
Quindi il risultato era fortemente influenzato dal risultato delle elezioni precedenti dove il centro-sinistra aveva vinto a mani basse. Di conseguenza l’analisi dei risultati basata sul numero di amministrazioni vinte o passate di mano non è sufficiente. E’ necessario un indice che sia in grado di coniugare i diversi aspetti (2).
Dall’altra parte, non si può non tenere conto che il centro-destra si aggiudica due tra le regioni con la maggiore densità abitativa (Lombardia e Veneto), in particolare la Lombardia.
Detto ciò, intanto si ringrazia un lettore che ha fatto presente che vi sono alcuni errori nella tabella dei risultati delle passate elezioni. In particolare, per quanto riguarda il dato dell’Umbria nelle elezioni del 2005. Infatti, nella tabella risulta che in Umbria ha vinto il centro-destra mentre è noto che vinse il centro-sinistra. Tuttavia, si fa presente che nell’articolo, con nota piedi pagina, si faceva presente che l’Umbria è una delle regioni che non è mai passata di mano nell’arco delle tre tornate elettorali come la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche e la Basilicata. Inoltre, si sottolineava  come l’Umbria insieme all’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche e la Basilicata siano state sempre di centro-sinistra.
Mentre per quanto riguarda l’Abruzzo, si fa presente che il dato è corretto. Infatti, nel 2005 l’Abruzzo se lo aggiudicò il centro-sinistra e solo nel dicembre 2008 il centro-destra vinse le elezioni.
La questione del Molise è più complicata, in quanto il Molise votò nel 2000 centro-sinistra ma il TAR annullò la vittoria del centro-sinistra ed indicò nuove elezioni nel 2001 che il centro-sinistra perse. Successivamente i molisani tornarono alle urne nel 2006 confermando la fiducia al centro-destra. Di conseguenza, proprio per evitare confusione si è fatto riferimento ai dati ufficiali del ministero dell’interno che riporta i dati del 2000 e del 2001.
Per quanto riguarda i commenti all’indice. Anche in questo caso, è necessaria una premessa. Inizialmente si pensava di sviluppare un indicatore composto che tenesse conto del peso delle diverse regioni dal punto di vista economico o dei trasferimenti dallo stato centrale tuttavia ciò avrebbe reso l’indice discutibile perché soggettivo. Includere le risorse amministrate/spese è interessante ma è noto che le risorse dipendono dallo stato centrale, spesso accade che le risorse vengono tagliate ad alcune regioni piuttosto che ad altre per diverse ragioni. Mentre un indice che tiene in considerazione il numero delle regioni vinte e la popolazione o il numero degli elettori è sicuramente più stabile, equilibrato ed oggettivo.
Invece, la proposta di prendere in considerazione il numero degli astenuti potrebbe essere interessante, lo metteremo presto alla prova tuttavia, vi è il rischio di snaturare l’indicatore stesso. Un indicatore composto che misuri la qualità della governance, come sostiene il lettore, potrebbe tenere in considerazione appunto di tale parametro ma non è l’obiettivo dell’indicatore creato.
Infine, un altro suggerimento utile è sicuramente quello del Sig. Bottai che sottolinea l’importanza del dato delle regioni passate di mano. In effetti, è stato sottolineato anche nell’articolo. Due sono i problemi in questo caso: l’indice diviene più complesso e quindi meno comprensibile ma soprattutto si pone la questione di quale peso assegnare per ciascuna regione passata di mano. Inoltre quale peso complessivo da assegnare a tale parametro rispetto al numero degli elettori e delle regioni. In definitiva, si rischierebbe una forte valutazione soggettiva.
In conclusione, si ringrazia tutti coloro che hanno ritenuto utile la lettura. Si vuole sottolineare che con l’articolo si intendeva aprire una discussione sulla modalità di analisi dei risultati elettorali. Si auspica una maggiore oggettività nell’analisi e noi per primi intendiamo, prossimamente, migliorare tale indice per renderlo più efficace.

(1) Purtroppo i dati ufficiali non sono ancora disponibili tuttavia è possibile confrontare (http://www.repubblica.it/speciale/2009/elezioni/comunali/riepilogo_comuni.html
(2) Non è questo il luogo e il momento per spiegare le motivazioni del perché il centro-sinistra tendeva ad avere una prevalenza alle amministrative piuttosto che alle politiche. Tuttavia, alcune spiegazioni possono essere trovare in un articolo che ho scritto recentemente.

 

LA PAURA, LA TENSIONE, LA VIOLENZA

“…Non è facile parlare di Maria
ci son troppe cose che sembrano più importanti…”

Qualche giorno prima di una recente seduta di laurea (triennale), una brava studentessa albanese – di cui ho seguito la tesi come supervisor – si presenta nel mio ufficio visibilmente turbata e mi comunica che non può laurearsi, nonostante abbia consegnato da tempo l’elaborato. Il motivo sembra incredibile, ma purtroppo è vero. Ho qui davanti agli occhi i documenti che lo provano. La studentessa aveva chiesto il rinnovo del permesso di soggiorno il 29 gennaio 2009, cioè più di un anno fa. Ma la solerte questura di Milano, dopo tutto questo tempo, non aveva ancora provveduto a rinnovare il permesso. Non che ci fosse alcun problema: solo banale ritardo. Alla incredula studentessa veniva chiarito che, ove si fosse effettivamente laureata, avrebbe messo in pericolo il rilascio del permesso. La ragione (se di ragione può parlarsi in tanta follia) è che per ottenere il rinnovo di un permesso di soggiorno in qualità di studente l’immigrato deve aver sostenuto (alcuni) esami universitari dell’anno di corso cui è iscritto. Se la studentessa in questione si fosse laureata a febbraio (in corso), avrebbe visto annullato il pacchetto di esami sostenuti nell’ultimo anno del corso di laurea triennale, in quanto ovviamente non più iscritta a quel corso. La ragazza era sì “pre-iscritta” al corso di laurea magistrale (di cui aveva frequentato le lezioni in autunno), ma non poteva aver sostenuto alcun esame, poiché ancora non in possesso del titolo triennale. Per la questura sarebbe dunque apparsa come priva di esami sostenuti relativi al corso di laurea magistrale: niente rinnovo del permesso. Notate che se la ragazza se la fosse presa comoda e fosse stata “indietro” con gli esami e lontana dalla laurea non sarebbe stata danneggiata dall’assurdo ritardo della questura milanese! Per soprammercato, la studentessa in questione ha bisogno di sottoporsi a urgenti cure mediche, ma poiché il suo permesso di soggiorno è scaduto dovrà pagarsele da sé. 
Morale: il combinato disposto di regole apparentemente rigorose e di assurde inadempienze da parte della pubblica amministrazione finiscono per penalizzare proprio quegli immigrati “migliori” che dovremmo cercare di attrarre per accrescere la qualità del capitale umano attivo in Italia. Senza dire della paura, della tensione, della violenza inutilmente inflitte.

“…Se sapessi parlare di Maria
se sapessi davvero capire la sua esistenza
avrei capito esattamente la realtà
la paura, la tensione, la violenza…”

Da "Chiedo scusa se parlo di Maria", di Giorgio Gaber.

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