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CONTAGIOSO COME IL FUMO *

Il divieto di fumare nei locali pubblici è sempre più diffuso in tutta Europa. Tuttavia, fumare è un’attività sociale. Cosicché proprio l’interazione può indurre il gruppo dei pari a emulare chi ha questa abitudine. Ma anche a imitare chi smette. Per esempio, negli Stati Uniti il bando della sigaretta dai luoghi di lavoro influenza anche i comportamenti dei coniugi dei lavoratori. Il che agisce da moltiplicatore sociale e rende ancora maggiori i benefici sulla salute pubblica. Se i divieti fossero estesi a tutto il territorio, i risultati sarebbero ancora migliori.

BADANTE E CLANDESTINA

Le badanti irregolari superano il 40 per cento. Il governo ha annunciato una regolarizzazione ad hoc per la categoria. Ma le risposte tampone non risolvono il problema, che si ripresenterà. Come è avvenuto dopo la sanatoria del 2002. Servono invece misure strutturali. Va cancellata l’ipocrisia della chiamata a distanza. E va rivisto il sistema delle quote d’ingresso, palesemente incongruente con la domanda reale. Ma è anche necessario un aumento delle agevolazioni fiscali e la costruzione di una rete di servizi. Per collegare politiche migratorie e politiche sociali.

IL PROGRESSO NON E’ UN MITO

Giocare con le cifre non è una consuetudine solo italiana. Ma misurare un fatto sociale ed economico è un’operazione laboriosa e delicata, che richiede chiarezza concettuale e realismo. Essere trasparenti non significa solo essere oggettivi, ma capire che molte variabili della realtà considerate esogene esprimono invece la personale attitudine alle cose. Rendere istituzionale la verifica dei numeri citati può davvero risultare funzionale alla maturazione della sensibilità politica. A patto di riconoscere la natura composita delle grandezze da misurare.

L’ISEE DIECI ANNI DOPO

L’Isee ha appena compiuto dieci anni. E’ uno strumento in grado di fornire indicatori di benessere più veritieri del solo reddito personale. Ma i più recenti provvedimenti di natura sociale non vi fanno riferimento per la selezione dei beneficiari. Tuttavia, una politica di welfare slegata dalla prova dei mezzi contribuisce a elargire benefici anche a individui con una condizione economica che non giustifica il trasferimento. Con pessimi risultati rispetto agli obiettivi di contenimento e di efficienza della spesa e rispetto ai più elementari criteri di equità.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringrazio dei commenti. Per brevità, provo a fornire una replica complessiva, senza rispondere singolarmente a ciascuno.
Sono d’accordo sul fatto che le banche non sono tenute a fare beneficenza. Non dovrebbero però neppure fare finta di farla, propagandando come “a favore delle famiglie” un’iniziativa che di fatto non lo è, dato che i vantaggi immediati sono compensati dai costi futuri della rinegoziazione. Si noti che il meccanismo previsto dalla convenzione è particolarmente insidioso: il rischio di tasso (dovuto alla rata variabile) viene sostituito con un rischio sulla durata del mutuo, che può allungarsi anche di alcuni anni in modo imprevedibile, poiché la durata viene a dipendere dal futuro andamento dei tassi d’interesse di mercato. Questo aspetto è stato completamente “oscurato” nella presentazione dell’accordo fatta dal governo e dall’ABI, che hanno invece sottolineato il beneficio legato alla immediata riduzione della rata. 
Tuttavia l’aspetto più negativo dell’iniziativa è la limitazione della concorrenza che ne consegue. Di fronte alla potenziale concorrenza creata dalla “portabilità”, le banche hanno reagito stipulando un accordo collusivo, in cui si determinano in dettaglio le condizioni uniformi alle quali offrire alla clientela la rinegoziazione dei mutui. Nei prossimi mesi, le banche invieranno ai propri clienti proposte di rinegoziazione tutte uguali tra di loro. Questo introdurrà un forte disincentivo per un mutuatario a cercare condizioni più favorevoli presso un’altra banca. E così le banche hanno ottenuto il risultato che volevano: evitare di farsi concorrenza.    

LA RISPOSTA AI COMMENTI

I numerosi commentatori si sono espressi  in maggioranza in termini favorevoli alle mie tesi. Ne sono confortato, anche perché  tra di essi stanno noti studiosi della materia come il prof. Petretto e il prof. Tramontana. Il commento di Petretto va sottolineato. Esso ricorda, a ulteriore sostegno, che l’efficienza economica induce a privilegiare le imposte caratterizzate da bassa reattività dei contribuenti , come appunto l’ICI, rispetto alle probabili imposte sostitutive che colpiscono i  redditi e i  consumi e  generano contrazioni dell’imponibile  e distorsioni nell’economia.
Ma veniamo ai commenti sfavorevoli. Alcuni contestano l’equità di un’imposta  su un patrimonio improduttivo qual è l’abitazione propria, affermando che solo l’imposta sul reddito o sul consumo è equa. La replica è che, come ampiamente noto, il reddito figurativo della residenza è tassabile quanto il reddito monetario dell’edificio locato; e questo incontestato principio tributario non è intaccato dalle possibili agevolazioni che si vogliano concedere, magari per finalità extratributarie ( diffusione della proprietà  a scopo di stabilizzazione sociale). Occorre poi ricordare che l’ICI sulla prima casa, mentre appare compatibile con il criterio della capacità contributiva,  è in ogni caso ampiamente  giustificata nella finanza locale dal criterio del beneficio.
Un altro commento invoca il ritorno alla vecchia imposta locale sul reddito ( Ilor, abolita nel 1998). A prescindere dai problemi applicativi di tale imposta nella sua configurazione effettiva, che a dispetto del nome la condannarono ad essere unÂ’imposta erariale, va detto che per la casa di abitazione lÂ’Ilor, depurata dalle esenzioni temporanee concesse sugli immobili di nuova costruzione, sarebbe del tutto equivalente allÂ’Ici.
Più fondamento teorico avrebbe l’ipotesi, avanzata in altro  commento, di ripristinare l’Invim, che tuttavia, per vari motivi non analizzabili in questa sede, è improponibile  nell’attuale contesto.
In termini  più aderenti alla situazione presente, viene da alcuni invocato un inasprimento dell’Ici sullo sfitto a compenso del gettito perduto con l’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Incidentalmente va osservato  che non è  affatto ovvio il fondamento etico  della penalizzazione dello sfitto (bisognerebbe chiedersi perché il proprietario rinuncia al guadagno della locazione); ma  ai fini del tema in discussione basta sottolineare la vistosa differenza  tra i due imponibili, quello delle case sfitte e quello delle prime case, per concludere  che non c’è possibilità che un inasprimento sul primo compensi la scomparsa del secondo.
Su altro piano è stato sostenuto che si può configurare  una manovra sull’Irpef  tale da rendere il prelievo più progressivo rispetto all’attuale sistema con l’Ici. E’ tesi astrattamente  valida, ma non si tratta di configurare possibili combinazioni aritmetiche , bensì di ragionare  sulle probabili manovre di questo  governo dal lato delle entrate e su quello delle spese; e allora resta  valida la mia tesi che non ci si deve aspettare alcun guadagno in termini di efficienza o equità. Senza contare che simili esercizi  non intaccano comunque le ragioni del federalismo che militano a favore dell’Ici.
Termino riconoscendo molto lucida l’osservazione di Mario Data sui possibili guasti provocati dall’Ici sulla politica urbanistica. La tesi, che  anch’io avevo avanzato su queste colonne, è che i comuni,  in perenne crisi finanziaria, sono tentati di svendere il territorio e “ cementificare l’impossibile” per incassare in futuro l’Ici ( in aggiunta  all’incasso immediato degli oneri di urbanizzazione e costruzione). Ma la soluzione sta nel garantire  una più efficace tutela  del territorio e un maggiore ruolo delle compartecipazioni comunali al gettito delle  imposte erariali, non già nell’abolire l’Ici sulla prima casa.

TROPPA CONFUSIONE SUI LAVORATORI AZIONISTI

Dare rappresentanza ai lavoratori nel governo dell’impresa è utile soprattutto se si guarda al loro interesse a conoscere e controllare la gestione, ad esempio attraverso la possibilità di nomina di membri del collegio sindacale. La partecipazione finanziaria dei lavoratori, invece, può portare a confusione dei ruoli. Un contributo potrebbe invece derivare dal rafforzamento delle forme di investimento collettivo. EÂ’ questo uno dei tanti aspetti del tema “Mercato e democrazia”, titolo del Festival dellÂ’Economia che si tiene a Trento dal 29 maggio prossimo al 2 giugno.

MASSIMA SPESA, MINIMA RESA?

L’indennità dei parlamentari italiani è fino a quattro volte superiore al reddito annuale di un manager del settore privato. E i redditi totali dei deputati nel primo anno alla Camera aumentano in media del 77 per cento. A questo si somma il reddito di eventuali attività professionali esterne: in media un ulteriore 38 per cento dell’indennità. Ma le stime suggeriscono che 10mila euro di reddito guadagnato in attività al di fuori del Parlamento riducono il tasso di partecipazione del parlamentare dell’1 per cento. Nasce da qui la proposta di abolire la possibilità di cumulo.

AGENZIE DI RATING E CONCORRENZA

Non è facile indicare soluzioni al problema del ricambio delle agenzie nel mercato nel rating, quando si verifichino diffusi errori di valutazione. Non si può lasciare libero accesso a nuovi operatori confidando in una naturale selezione operata dal mercato. Ma non si possono neanche limitare fortemente le nuove iniziative imprenditoriali in nome di un iniziale accertamento della professionalità. La concorrenza, se contenuta da argini tecnici e normativi, può e deve rappresentare un utile sprone alla maggiore efficienza anche in questo settore chiave dell’economia.

UNA GRANDE OPERA. TUTTA DA VALUTARE

L’opportunità di stabilire le priorità di intervento in infrastrutture, sulla base di valutazioni di standard internazionale, è ampiamente riconosciuta. Tanto più in una situazione di risorse scarse. Per esempio, una valutazione della linea alta velocità Roma-Napoli evidenzia una clamorosa perdita di benessere collettivo, per il grandissimo squilibrio tra costi e benefici sociali che emerge dai calcoli. Quanto ai benefici ambientali, la gran parte dipende da quanto traffico sarà sottratto al trasporto stradale. Che non potrà essere molto.

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