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FAMIGLIE

PROVVEDIMENTI

La politica di sostegno economico della famiglie del governo Prodi è articolata in varie direzioni.
Sul piano del servizi per i bambini in età prescolare, il piano asili nidi 2007-2009 è stato il primo intervento importante di sviluppo del sistema dei servizi dalla legge 1044-1971 e per questo molto apprezzabile. Per questo piano, che include obiettivi di incrementi della copertura media degli asili nido, livelli minimi di copertura regionale, standard di qualità e sviluppo di attività di monitoraggio, sono stati stanziati 300 milioni per gli anni 2007, 2008 e 2009 più 35 milioni di euro per le cosiddette "sezioni primavera" (destinate ai bambini di età 24-36 mesi).
Per il sostegno alle famiglie numerose, è stata prevista un’agevolazione di 1200 euro, cioè 100 euro al mese per il 2008 erogati sotto forma di detrazione Irpef, destinati ai nuclei familiari con più di 4 figli a carico. Questo beneficio è previsto anche per i coniugi separati: in questo caso la detrazione spetta al genitore affidatario. Per le famiglie con un reddito basso è previsto anche un bonus di 150 euro, erogato una tantum. Il bonus è destinato a tutti i contribuenti la cui imposta netta Irpef nel 2006 è risultata pari a zero e viene distribuito a lavoratori dipendenti e pensionati.
Per il sostegno delle spese familiari per l’abitazione è stato introdotto un aumento della detrazione Ici sulla prima casa. Lo sconto sull’ICI riguarda tutte le abitazioni (ad eccezione per quelle signorili, le ville e i castelli) ed è dunque esteso alla maggior parte dei contribuenti Ici. Sono state anche introdotte detrazioni, variamente articolate, anche per i contribuenti a basso reddito che non sono proprietari ma pagano un canone di affitto. Queste detrazioni si traducono in trasferimenti nel caso delle famiglie incapienti.
Infine sono stati introdotti incentivi all’assunzione di forza lavoro femminile (per incentivare l’occupazione femminile dal lato della domanda, laddove la partecipazione è più bassa). Si tratta di sconti IRAP alle imprese del Sud che assumono lavoratrici a tempo indeterminato rientranti nella categoria di " lavoratore svantaggiato" nelle regioni del sud. L’agevolazione fiscale comporta un beneficio di circa 150 euro al mese per ogni lavoratrice assunta.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

L’incremento del numero degli asili può essere uno strumento efficace nel sostenere le decisioni di lavoro e fertilità delle famiglie.
Anche se è difficile ipotizzare una relazione causale si è evidenziato come nelle aree dove gli strumenti per l’infanzia sono cresciuti è aumentata la fecondità e la partecipazione e al lavoro (Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Toscana indicando in quali contesti avere figli e lavorare appare più conciliabile).
Nonostante gli obiettivi dichiarati, gli interventi a favore delle famiglie in termini di tasse/trasferimenti avranno effetti redistributivi modesti. Da un lato perché in generale privilegiano i trasferimenti monetari rispetto ai servizi, in parte perché non si distingue tra redditi individuali e familiari. Come appare vero per altri interventi nel campo delle pensioni minime anche lo sconto ICI, esteso alla maggior parte dei contribuenti, finisce per avere scarsissimi effetti redistributivi. Quanto e poco redistributiva la finanziaria 2008 3.01.2008.Gli effetti redistributivi sono meno modesti nel caso delle detrazioni si traducono in trasferimenti positivi a favore dei soggetti incapienti.

OCCASIONI MANCATE

Per incentivare la partecipazione femminile, il credito di imposta per la cura dei figli, (come testimonia il caso del Regno Unito 2003) è uno strumento efficace nell’incentivare la partecipazione senza disincentivare la fertilità.
Un credito di imposta per le spese sostenute per la cura dei figli (sia nel settore pubblico che nell’ambito di istituti privati) avrebbe anche il vantaggio di incentivare forme di lavoro regolare, scoraggiando invece gli impieghi nel sommerso.
Infine sarebbe stato auspicabile un passaggio più deciso dalle deduzioni alle detrazioni per tipologie di reddito e carichi familiari, con una riduzione delle aliquote marginali sui redditi per i quali l’elasticità dell’offerta di lavoro al reddito netto è più elevata, in direzione di un intervento più ampio finalizzato all’unificazione degli strumenti fiscali (detrazioni) e di spesa (assegni familiari) a sostegno dei carichi familiari.

IMMIGRAZIONE

PROVVEDIMENTI

In attesa della annunciata riforma della disciplina dellÂ’immigrazione, sono stati adottati una serie di provvedimenti amministrativi, come il decreto flussi bis del 7 dicembre 2006, che ha determinato un numero aggiuntivo di quote in corso dÂ’anno.
Il Governo ha adottato semplificazioni di tipo procedurale per la concessione del permesso di soggiorno per ll’ingresso dei lavoratori extracomunitari dipendenti da datori di lavoro residenti o aventi sede in uno Stato membro dell’Unione europea in occasione di distacco o appalto transfrontalieri.
Recentissima è l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo che recepisce una direttiva comunitaria specificamente concepita per favorire l’ingresso di laureati extracomunitari ai fini di ricerca scientifica da svolgere presso enti pubblici e privati.
E’ stata riformata la disciplina della carta di soggiorno che ora si chiama “permesso di soggiorno di lungo periodo”: è stato ridotto il tempo necessario per poterla conseguire da sei a cinque anni e, soprattutto, sono state eliminate le preclusioni assolute collegate a certe condanne penali, preclusioni sostituite da una valutazione di non pericolosità sociale da effettuarsi caso per caso. E’ inoltre agevolato l’ingresso ed il soggiorno degli stranieri titolari del permesso di soggiorno di lungo periodo rilasciato da altro paese membro dell’Unione Europea.
Una innovazione che non riguarda i principi, ma risolve un piccolo problema pratico ed organizzativo, è lÂ’eliminazione del permesso di soggiorno per visite, affari, turismo e studio, per permanenza non superiori a tre mesi, sostituito da una mera semplice comunicazione resa all’autorità di frontiera o al questore.
Il Governo ha dato attuazione anche alla direttiva comunitariasul diritto di ricongiungimento familiare, ampliando in qualche misura la garanzia dei diritti della “unità familiare”.
Importante è l’approvazione della legge che disciplina lo status di rifugiato, riconoscendo il diritto di godere del medesimo trattamento previsto per il cittadino italiano in materia di lavoro subordinato, lavoro autonomo, per l’iscrizione agli albi professionali, per la formazione professionale e per il tirocinio sul luogo di lavoro, ma soprattutto l’accesso al pubblico impiego, con le modalità e le limitazioni previste per i cittadini dell’Unione europea.

Infine due decreti legge in materia di espulsioni hanno intensificato i controlli.
Attraverso una circolare, il Ministro dell’interno ha poi invitato i Questori a valutare la possibilità, sulla base della normativa già oggi vigente, di rilasciare il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale a favore di immigrati che si trovino in “accertate situazioni di violenza e di sfruttamento sui luoghi di lavoro”, a coloro cioè ai quali dovrebbe indirizzarsi la protezione prevista da uno dei progetti di legge presentati dal Governo.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Gli effetti della semplificazione amministrativa si vedono già, ed è sufficiente collegarsi ai siti web dei ministeri dell’interno e del lavoro, per prenderne atto. Non essendo state adottate le riforme annunciate (vedi sotto), ma solo una serie di interventi parziali, non ci sono da aspettare effetti significativi sui flussi migratori.  Rimaniamo sempre al quadro normativo definito dalla Legge Bossi Fini.

OCCASIONI MANCATE

Il Governo Prodi non ha trascurato di progettare interventi, anche ambiziosi, in materia di immigrazioni. Fra questi dobbiamo ricordare innanzitutto quello che è ancora oggi disegno di legge di riforma della cittadinanza che prevede l’adozione dello jus soli, favorendo l’acquisto della cittadinanza da parte dei figli degli immigrati.
Questo progetto di legge riduce inoltre il tempo necessario per la naturalizzazione dello straniero, regolarmente residente, da dieci a cinque anni, richiedendo peraltro la verifica della reale integrazione linguistica e sociale dello straniero nel territorio dello Stato e un requisito di reddito, al quale, finora, la legge non aveva mai fatto riferimento.

Altro progetto presentato dal Governo Prodi ma mai convertito in legge dello Stato è il disegno di legge delega per la riforma del testo unico sull’immigrazione. che, pur conservando il sistema delle quote di ingresso, prevede sistemi più realistici di monitoraggio del mercato del lavoro in relazione al quale programmare le quote. A tale innovazione il ddl aggiunge l’ipotesi di invito a favore dello straniero tramite “sponsor”. Tale sistema consentirebbe l’ingresso dell’extracomunitario nel territorio, su richiesta nominativa da parte di un cittadino, ma anche di uno straniero titolare di permesso di soggiorno di lungo periodo, che se ne faccia garante, ai fini dell’inserimento nel mercato del lavoro.
Il ddl sullÂ’immigrazione prevede inoltre la definizione di un sistema di liste di ingresso a disposizione degli stranieri interessati ad entrare in Italia, liste organizzate sulla base di criteri quali lÂ’ordine di iscrizione ma anche la conoscenza della lingua italiana, la qualifica professionale, e la frequenza di corsi che garantiscano la diffusione dei valori della Costituzione italiana. Queste previsioni potrebbero lasciare spazio, in sede di adozione dei decreti legislativi, all’introduzione di un sistema di ingresso “a punti”, simile a quello descritto da T. Boeri su queste pagine. Questa novità è stata evidenziata anche C. Bonifazi e M. Livi Bacci.
Sul fonte della protezione degli stranieri, una iniziativa di legge del Governo Prodi prevede la possibilità di concedere il permesso di soggiorno ai lavoratori clandestini che si trovano in condizione di grave sfruttamento. Tali condizioni ricorrono principalmente se la retribuzione è ridotta di oltre un terzo rispetto ai minimi contrattuali, se subiscono gravi violazioni in materia di orario di lavoro, se sono violate gravemente le disposizioni in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro.

REDISTRIBUZIONE IN CERCA DI PRIORITA’ *

Le indagini dell’Istat e della Banca d’Italia confermano che il nostro paese ha un grado di disuguaglianza di reddito superiore alla media europea, mentre la ricchezza netta presenta una distribuzione ancora più diseguale. Nella Finanziaria 2008 non è prevista una misura significativa di contrasto della povertà. Ma prima della crisi, il governo sembrava intenzionato a tornare sul tema dell’esclusione sociale. Sarebbe comunque opportuno assegnare una chiara priorità alle politiche per i più poveri e indicare l’ammontare di risorse disponibili nel prossimo futuro.

PERCHÉ L’ITALIA SI DIVIDE SULLA RACCOLTA DIFFERENZIATA

A Napoli si producono in media le stesse quantità di rifiuti pro capite delle altre province italiane, più di un chilo al giorno. Ma a Torino i cittadini ne raccolgono in modo differenziato circa il 40 per cento, a Roma e Bari la percentuale è vicina al 10 per cento mentre nella città campana siamo sotto l’8 per cento. A spiegare tanta differenza non sono solo ragioni economiche, ma anche le norme sociali. E allora, la vera questione diventa quali siano le politiche da adottare per incrementare il capitale sociale e, di conseguenza, la raccolta differenziata.

QUATTRO SCELTE CORAGGIOSE PER UNA SVOLTA

Poniamo a disposizione dei lettori il testo del progetto predisposto dal Dipartimento di Studi del Lavoro e del Welfare dell’Università di Milano per incarico della Presidenza della Regione Lazio, “Quattro scelte coraggiose per una svolta”, che è stato presentato ufficialmente in una conferenza stampa a Roma lunedì 4 febbraio, presso la Sede della Regione.

I SERVIZI LOCALI E LA MOLTIPLICAZIONE DEI CENTRI DECISIONALI

La gestione di molti servizi locali è afflitta da un disegno istituzionale che non divide chiaramente le responsabilità del potere centrale da quelle dei poteri locali e dei suoi diversi livelli. I governi decentrati, forti anche del ruolo che la legislazione gli assegna con la Conferenza Stato-Regioni, respingono ogni tentativo di riportare nelle amministrazioni centrali decisioni sugli assetti di mercato e sulla regolazione. Ne sono un chiaro esempio le vicende di Malpensa e dei termovalorizzatori. Ma alcuni correttivi sono possibili.

ANCORA AL VOTO CON LE QUOTE GRIGIE

Le attuali norme elettorali prevedono i vincoli costituzionali di 25 e 40 anni per poter essere eletti rispettivamente alla Camera e al Senato, e di 25 anni per poter votare al Senato. Grazie alle dinamiche demografiche e all’inerzia nel riadattare e rivedere le regole del gioco della partecipazione democratica, i giovani italiani sono tra quelli con minor peso politico nel mondo occidentale. Tutto ciò ha evidentemente ricadute penalizzanti sia in termini di politiche destinate alle giovani generazioni che di loro presenza nelle posizioni di prestigio e potere.

CONFLITTO DI INTERESSI

PROVVEDIMENTI

Il Governo ha elaborato un progetto di legge sul conflitto di interessi a modificadella normativa approvata nella legislatura precedente. Il testo del disegno di legge appare sicuramente più incisivo rispetto alla precedente legge. Nella regolazione del conflitto di interessi sono possibili due strade: il controllo ex-post degli atti del governo e i vincoli di incompatibilità ex-ante tra cariche di governo e posizione economica. La legge precedente aveva seguito sostanzialmente il primo approccio definendo un quadro di controlli inefficace e coinvolgendo nell’attività di verifica una autorità, l’Autorità Antitrust, per sua natura estranea alle problematiche trattate.
Il disegno di legge presentato segue invece il secondo approccio. Si applica ai componenti di governo, ai commissari straordinari e anche agli amministratori locali. In linea generale prevede un regime di incompatibilità con le cariche di governo (ma non di ineleggibilità al Parlamento), il dovere di astensione e separazione degli interessi attraverso la vendita o l’istituzione di un trust (gruppo di imprese soggette ad unità di direzione). EÂ’ prevista inoltre lÂ’istituzione di unÂ’apposita Autorità a cui i soggetti sottoposti a controllo dovranno inviare dettagliate informazioni sul proprio patrimonio e la propria posizione nelle attività economiche. I soggetti sottoposti a questa disciplina e con un patrimonio superiore ai 15 milioni di euro dovrà affidare il proprio patrimonio in gestione a un blind trust senza la possibilità di conoscere come questo venga investito.
Il disegno di legge appare incisivo e all’altezza della gravità del problema come si manifesta in Italia.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Purtroppo il Disegno di legge, inicisivo e all’altezza della gravità del problema così come si manifesta in Italia, ha seguito un destino comune al disegno di riforma degli assetti televisivi, rimanendo ostaggio della debolezza della maggioranza e della delicatezza delle materie per i rapporti tra di due schieramenti politici.

LE OCCASIONI MANCATE

Resta quindi anch’esso un’occasione mancata e conferma come il conflitto di interessi rimanga un punto assai delicato della politica italiana.

LUCI E OMBRE DELL’AZIONE COLLETTIVA

La class action italiana è utile perché abbassa i costi di accesso alla giustizia e attenua le conseguenze sociali derivanti da perdite patrimoniali di masse di piccoli investitori. Per il suo effetto preventivo rappresenta un elemento essenziale per il buon funzionamento dei mercati finanziari. Opinabile la legittimazione ad agire riservata alle associazioni dei consumatori, mentre il percorso per arrivare al risarcimento è comunque lungo. Ma l’incognita maggiore è se la nostra giustizia sarà in grado di governare controversie così complesse e difficili.

INFORMAZIONE

PROVVEDIMENTI

Il principale provvedimento avanzato dal Governo in materia di informazione è il disegno di legge Gentiloni di riassetto del sistema televisivo. I principali punti riguardano l’obbligo di migrazione in tecnica digitale per un canale Rai e uno Mediaset dopo 15 mesi dall’approvazione della legge e il tetto del 45% alla raccolta pubblicitaria in capo a un singolo operatore. Entrambe le misure affrontano la radice della situazione di concentrazione abnorme del sistema televisivo italiano, legato alla concentrazione dei proventi pubblicitari che permette di coprire i costi di palinsesto e ottenere alta audience. Le due misure, tuttavia, non appaiono sufficientemente incisive per modificare realmente il duopolio dell’informazione televisiva.
Il governo ha subito i richiami della Commissione Europea per non aver modificato i meccanismi discorsivi dellÂ’allocazione delle frequenze detenute dai gruppi maggiori nel passaggio dalla tecnica analogica a quella digitale previsti dalla Legge Gasparri.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Il disegno di legge Gentiloni non ha completato l’iter parlamentare e pertanto non può essere giudicato nei suoi possibili effetti.

LE OCCASIONE MANCATE

Resta quindi una occasione mancata, a conferma che la materia televisiva rimane un punto delicatissimo della politica italiana.

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