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Il piano di SuperInps ha una clausola-paracadute

Un ruolo importante nella determinazione della copertura finanziaria dell’accordo sulle pensioni è attribuito a un “piano industriale volto a razionalizzare il sistema degli enti previdenziali e assicurativi”. In dieci anni dovrebbe garantire risparmi finanziari per 3,5 miliardi di euro. Che di per sé non sarebbero impossibili, ma solo difficili da realizzare, soprattutto per le probabili resistenze politiche e sindacali. Ma a far sorgere più di un dubbio sulla loro reale consistenza è la genericità del progetto. Non a caso è stata prevista una clausola di salvaguardia.

Non è l’ultima sigaretta, forse neanche la penultima

L’accordo sulle pensioni è stato firmato. Ma non è certo l’inizio di un nuovo patto intergenerazionale. E’ un tampone che serve a guadagnare tempo in attesa di nuovi correttivi. Tutti i problemi di fondo rimangono irrisolti. La “concertazione” non c’è stata. E continua l’opera di demolizione della riforma che ha introdotto il metodo contributivo. Bisogna assicurare vere coperture. Quelle sui parasubordinati non lo sono. Perché si scambia il vincolo di bilancio annuale dell’Inps con il vero vincolo di bilancio di un sistema previdenziale: quello che guarda al futuro.

Una definizione per il lavoro usurante

I benefici previdenziali da assegnare ai lavoratori che svolgono mansioni usuranti hanno avuto grande spazio nell’accordo tra governo e sindacati. All’elenco già contenuto nel decreto Salvi dovrebbero ora aggiungersi i lavoratori notturni, gli addetti alle linee a catena e i conducenti di mezzi pubblici pesanti. Ma il punto principale è trovare una definizione basata su criteri “oggettivi”, che tenga conto in maniera esplicita degli effetti sulla salute della mansione svolta, senza dover ricorrere a un criterio stringente come quello della effettiva invalidità.

Senza valutazione non c’è accademia

Intervista a Walter Tocci, deputato dell’Unione e membro della commissione Cultura della Camera, per tracciare un bilancio dell’attività del primo anno di governo Prodi in materia di università e ricerca. Si discute di Anvur e Civr, di finanziamenti e di incentivi alla produzione scientifica, di concorsi e delle troppe norme che regolano l’attività degli atenei. Ma l’appuntamento cruciale è la prossima Finanziaria. Se non ci sarà un congruo aumento di fondi per la ricerca e l’università legato alla valutazione, allora il guasto diventerà irrimediabile.

Una riforma in attesa di giudizio

Il Senato ha licenziato la riforma dell’ordinamento giudiziario destinata a sostituire in gran parte quella varata nella scorsa legislatura. Servirà a migliorare il sistema? Si tratta di un insieme di provvedimenti molto complesso e molto dipenderà dalla loro applicazione. Sulla separazione delle carriere, la soluzione è di compromesso. Dubbi sull’efficacia del meccanismo di valutazione, che non spezza il circolo vizioso tra controllori e controllati. Novità interessanti per il reclutamento dei giudici. La creazione della Scuola della magistratura.

Conglomerati alla riscossa

I conglomerati sembrano avere il vento in poppa. A Wall Street e soprattutto sui mercati emergenti. Eppure analisti finanziari e accademici sostengono che solo la specializzazione nel core business crea valore. In realtà, non c’è nulla di intimamente sbagliato nella diversificazione. E quando il sistema di incentivi è chiaro e stimola la cultura imprenditoriale, un numero elevato di gruppi dalle attività disparate ottiene risultati superiori a quelli del mercato. Tuttavia in economia il determinismo non paga e molto dipende dal contesto e delle circostanze.

Dossier: cronaca di un fallimento annunciato

L’asta per Alitalia è ufficialmente fallita. Almeno, a suo tempo sapevamo privatizzare, oggi sembra che neppure questo sia vero. Ma è un problema di regole dell’asta, o semplicemente si cercava di vendere un oggetto che non ha mercato? Quale che sia la risposta, a queste condizioni nessuno acquista.
Cronaca di una morte annunciata? Speriamo di no, ma da tempo scriviamo che la situazione è insostenibile, e oggi il mercato lo ha confermato: di seguito raccogliamo alcuni dei nostri contributi degli ultimi mesi.

Banca e industria, fine di una separazione

L’analisi comparata mostra che in Europa l’Italia ha la regolamentazione più severa sia nei controlli sugli assetti proprietari degli istituti bancari sia sugli acquisti di partecipazioni da parte di banche. Dovuta alle peculiarità degli assetti dell’intero nostro sistema economico. Oggi lo scenario è però diverso. E regole speciali sulla proprietà delle banche non sono più necessarie. Per conservarle poi bisognerebbe contrastare gli indirizzi europei che non lasciano spazio a valutazioni sulla natura finanziaria o industriale dell’acquirente.

L’Opa e la direttiva da buttare

Il mercato unico degli strumenti finanziari in Europa è in grave pericolo e solo un’iniziativa politica di alto livello lo può salvare. Le minacce alla concorrenza arrivano dalla direttiva sull’Opa del 2004, che l’Italia si accinge a recepire. Preoccupano in particolare le norme sull’applicazione della regola di passività e sulla caduta, a certe condizioni, delle difese preventive anti-Opa. Ma soprattutto la possibilità di invocare la reciprocità. Il nostro paese deve farsi promotore di una immediata revisione, che porti a un compromesso ragionevole.

Asta WiMax, nuove licenze e vecchi problemi

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato un regolamento che costituisce lo scheletro dell’asta per assegnare le licenze WiMax, la nuova tecnologia di accesso radio a banda larga. Due sembrano essere gli obiettivi: efficienza allocativa e apertura del mercato a nuovi operatori. Ma è di cruciale importanza che il numero delle licenze sia stato definito dopo aver ponderato realisticamente il numero di potenziali partecipanti. Importare meccanicamente un modello di successo da un altro mercato rischia di minare gli obiettivi prefissati.

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