La crisi causata dalla pandemia non ha influito sulle pensioni attuali. Ha avuto e continua ad avere, però, un impatto sul mercato del lavoro, che potrebbe penalizzare di molto le prestazioni future dei lavoratori di oggi. I calcoli in una ricerca dell’Ocse.
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Per le pensioni, la legge di bilancio conferma le norme in vigore, passando da Quota 100 a Quota 102. Presto però andranno ridefiniti i criteri che regolano l’uscita dal lavoro. I dati suggeriscono che non si verificherà una fuga verso il pensionamento.
Il dissesto di un comparto della gestione Inpgi pone in evidenza le gravi falle del sistema attuale di pluralismo previdenziale, cui non si può porre rimedio accollando sistematicamente all’Inps i costi dei fallimenti delle casse autonome.
Quota 102 è un provvedimento sbagliato, così come Quota 100. La questione della flessibilità in uscita dal mercato del lavoro andrebbe risolta attraverso il calcolo contributivo, per equità e chiarezza intergenerazionale. C’è comunque un costo da pagare.
Il governo vuole risolvere il problema di Inpgi1, la cassa previdenziale dei giornalisti che rischia la bancarotta, facendola confluire nell’Inps. Per renderla un’operazione equa, però, occorre richiedere un sacrificio a chi ha ricevuto finora un trattamento speciale.
Nei sistemi pensionistici pubblici il tasso interno di rendimento è utile per valutare la sostenibilità finanziaria del sistema. Anche sul superamento di “quota 100” dà chiare indicazioni. La soluzione? Individuare un’età centrale di pensionamento.
Termina il triennio di sperimentazione di “Quota 100”, ma resta comunque l’esigenza di reintrodurre una certa flessibilità nell’età di pensionamento. La via di uscita non consiste però nell’affidarsi al solo sistema contributivo.
A fine anno scade “quota 100” e si riapre il tema della flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. La scadenza potrebbe dare l’occasione per ridisegnare in modo coerente l’intero sistema. Facendo leva anche sulla transizione al sistema contributivo.
Sulle pensioni il governo resta muto, diviso fra chi vuole lasciar cadere Quota 100 e chi chiede misure perfino più generose. Al contrario, i sindacati si sono espressi da tempo con una piattaforma unitaria presentata al ministro Orlando. Analizziamola.
Nel dibattito su quota 100 si era detto che la misura avrebbe liberato posti di lavoro per i giovani. Ora un’analisi sui dati individuali delle carriere lavorative degli italiani mostra che gli effetti di “rimpiazzo” della forza lavoro sono stati parziali.