Il rapido aumento dei contagiati da coronavirus ha portato in primo piano scelte difficili, come quelle su chi curare per primo, in che modo, dove e con quante risorse. Le decisioni vanno prese con la massima trasparenza, esplicitando i criteri adottati.
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Il sistema ospedaliero è messo a dura prova dal Covid-19. Sotto accusa sono i tagli ai posti letto degli ultimi anni, anche se quelli in terapia intensiva sono aumentati. Per il dopo-epidemia si profila l’opportunità di un piano Marshall della sanità.
Fenomeni potenzialmente catastrofici come il coronavirus richiederebbero l’applicazione del principio di precauzione. Il confronto fra due circolari fa pensare invece che l’attenzione alla massima precauzione possibile a un certo punto si sia ridotta e che l’allarme sia stato sottovalutato.
L’alto numero di morti da coronavirus rispetto ai tamponi positivi suggerisce che in Italia molti contagiati non sono stati ancora scoperti. Stime su dati coreani dicono che potrebbero essere oggi 240 mila. Rispettare la quarantena è quindi fondamentale.
La Corea del Sud affronta la crisi pandemica con una strategia diversa da quella utilizzata in altri paesi. Non prevede la chiusura generalizzata delle attività del paese, conta molto sulla tecnologia e non si preoccupa troppo della privacy dei cittadini.
La Cina è il modello per capire l’evoluzione del coronavirus anche in Italia. Lì ci sono voluti circa due mesi di rigida quarantena per batterlo. Da noi significa quindi guardare alla prima metà di maggio per la fine dell’emergenza.
Le cifre su possibili contagi e morti negli Stati Uniti a causa del coronavirus sono impressionanti. L’epidemia mette a nudo tutti i gravi limiti di quel sistema sanitario e di welfare. E rivaluta l’importanza dei servizi sanitari nazionali universali.
L’unico modo accettabile per ridurre la diffusione del coronavirus è limitare il numero di incontri tra gli individui. È possibile farlo attraverso misure drastiche. Ma perché abbiano successo serve un coordinamento mondiale. E la Cina può fare da guida.
Il privato accreditato è parte integrante del sistema sanitario italiano. E ha assunto una rilevanza maggiore con la scelta di contenere la spesa del Ssn. Ora l’epidemia del coronavirus mette alla prova la solidità della collaborazione pubblico-privato
La prevenzione della diffusione del coronavirus è un bene pubblico globale. È dunque necessario un protocollo uniforme mondiale, che obblighi le nazioni ad adottare misure adeguate. E per finanziare i provvedimenti va creato un fondo internazionale.