In sanità il ticket dovrebbe essere utilizzato per responsabilizzare gli utenti sul costo del servizio sanitario. Ma il super-ticket non serve per contenere i consumi eccessivi, mentre potrebbe spingere una parte dei cittadini a rinunciare alle cure.
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La spesa sanitaria in Italia si è stabilizzata al 6,8 per cento del Pil. Lo certifica il Def. E per i prossimi anni sono previsti aumenti minimi. Sarebbe invece il momento di investire in salute. E di delineare il futuro del nostro sistema sanitario.
Si discute di “salute diseguale” alla dodicesima edizione del Festival dell’economia di Trento (1-4 giugno). Perché la disuguaglianza più inaccettabile è quella nell’accesso alla sanità e ai servizi sociali. Quale sarà il contributo de lavoce.info.
Dopo i grandi progressi del secolo scorso, per alzare ancora l’aspettativa di vita è necessario guadagnare anni in età sempre più avanzata. Ma anche rispetto a questo obiettivo si registra in Italia un aumento delle disuguaglianze sociali e territoriali.
La sostenibilità del sistema sanitario si garantisce trovando forme aggiuntive di finanziamento. Va ripensato il sistema delle compartecipazioni, con un miglior bilanciamento dei ticket su assistenza specialistica, farmaci e ricoveri ospedalieri.
In Italia i ticket non sono più uno strumento di razionalizzazione della domanda, ma servono per finanziare la spesa sanitaria. In più sono decisi dalle singole regioni, creando una grave disparità di accesso al servizio sanitario nazionale.
La Costituzione pone limiti precisi all’obiezione di coscienza nelle istituzioni pubbliche. È possibile solo in casi eccezionali e secondo la legge. E la Pa deve assicurare la continuità del servizio con personale non obiettore.
Il ritorno al militarismo annunciato da Trump sarà un ostacolo allo sviluppo di lungo periodo, non solo negli Usa. La conseguenza peggiore sarà la non accumulazione di capitale umano, con effetti sulla produttività. Aggravati dai danni alla salute fisica e mentale dei reduci.
Riusciranno le regioni a decidere come spartirsi 480 milioni di tagli, dopo aver trovato l’accordo su 3 miliardi e mezzo? La vicenda spiega bene come il sistema delle relazioni tra stato e regioni abbia urgente bisogno di chiarezza. E un nodo chiave è il significato da attribuire ai Lea.
Certo, la legge di bilancio non è ancora definitiva. Ma per il momento alle regioni sono garantiti i due miliardi in più promessi. Il problema semmai è che le novità si fermano qui. Tetti di spesa, risparmi previsti dalla centralizzazione degli acquisti e vantaggi per l’industria farmaceutica.