La mancanza di basilari nozioni finanziarie non ha riflessi solo sulle scelte individuali, ha importanti ripercussioni anche nella sfera sociale di un paese. Una maggiore consapevolezza economica diventa così indispensabile per crescere e innovare.
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Test di ingresso e numero programmato all’università sono strategie adottate per migliorare la qualità del processo formativo. Secondo uno studio hanno un effetto positivo sulle interazioni tra studenti e con i docenti. È dunque una questione di risorse?
I dati dicono chiaramente che l’Italia è ben sotto la media Ue per laureati. Anche le iscrizioni all’università sono calate negli ultimi anni. Le cause sono tante e diverse. Le soluzioni passano per uno snodo centrale: rivedere la riforma del 3+2.
Una tesi di laurea ha acceso i riflettori sul circolo vizioso fra stereotipi e squilibri di genere nei dipartimenti di economia. Due università italiane hanno affrontato il problema, modificando le regole di reclutamento. Ma attenzione ai passi falsi.
Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli propone di alzare l’obbligo scolastico a 18 anni. Bisogna ricordare che individui più istruiti formano una società migliore. Ma non è scontato che più anni di istruzione formeranno individui con più competenze.
L’istruzione è un aspetto fondamentale del percorso di integrazione degli stranieri. Per questo bisogna rimuovere gli ostacoli che i loro figli possono incontrare a scuola, fin dall’asilo. Anche per evitare i rischi legati agli abbandoni precoci.
Non basta l’educazione finanziaria per garantire buone scelte di investimento. Perché poi bisogna ricordarsi di avere informazioni e conoscenze per le decisioni corrette. È qui che entra in gioco quella “spinta gentile” che in Italia potrebbe essere utile.
Il rapporto Invalsi 2016-2017 conferma le differenze Nord-Sud negli apprendimenti degli studenti. Ma permette anche di far luce sulle disparità dovute alle condizioni socio-economiche, con classi di diverso livello all’interno di una stessa scuola.
Un convegno organizzato dall’ambasciata italiana e dall’Association of Italian Scientists in the UK ha discusso gli effetti della Brexit sull’accademia britannica e sugli scienziati stranieri che vi lavorano. Rimarcando le differenze tra Italia e Regno Unito.
Davvero c’è una profonda sproporzione nel numero di insegnanti che chiede il trasferimento in base alla legge 104 tra Nord e Sud? Per un’analisi complessiva servirebbero dati che oggi non sono disponibili. Ma bisogna tener conto dei posti disponibili.