Il governo ha promesso di aumentare i fondi destinati agli istituti tecnici superiori. Una promessa da mantenere perché gli Its, con alternanza scuola-lavoro e apprendistato, sono i tasselli di un sistema d’istruzione adeguato al lavoro del futuro.
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L’Italia ha la metà dei laureati rispetto alla media degli altri paesi Ocse. E quei pochi hanno salari bassi. Un risultato dovuto alla preferenza per le facoltà umanistiche. Ma anche ai tagli a risorse e docenti registrati nell’università italiana.
La mancanza di basilari nozioni finanziarie non ha riflessi solo sulle scelte individuali, ha importanti ripercussioni anche nella sfera sociale di un paese. Una maggiore consapevolezza economica diventa così indispensabile per crescere e innovare.
Test di ingresso e numero programmato all’università sono strategie adottate per migliorare la qualità del processo formativo. Secondo uno studio hanno un effetto positivo sulle interazioni tra studenti e con i docenti. È dunque una questione di risorse?
I dati dicono chiaramente che l’Italia è ben sotto la media Ue per laureati. Anche le iscrizioni all’università sono calate negli ultimi anni. Le cause sono tante e diverse. Le soluzioni passano per uno snodo centrale: rivedere la riforma del 3+2.
Una tesi di laurea ha acceso i riflettori sul circolo vizioso fra stereotipi e squilibri di genere nei dipartimenti di economia. Due università italiane hanno affrontato il problema, modificando le regole di reclutamento. Ma attenzione ai passi falsi.
Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli propone di alzare l’obbligo scolastico a 18 anni. Bisogna ricordare che individui più istruiti formano una società migliore. Ma non è scontato che più anni di istruzione formeranno individui con più competenze.
L’istruzione è un aspetto fondamentale del percorso di integrazione degli stranieri. Per questo bisogna rimuovere gli ostacoli che i loro figli possono incontrare a scuola, fin dall’asilo. Anche per evitare i rischi legati agli abbandoni precoci.
Non basta l’educazione finanziaria per garantire buone scelte di investimento. Perché poi bisogna ricordarsi di avere informazioni e conoscenze per le decisioni corrette. È qui che entra in gioco quella “spinta gentile” che in Italia potrebbe essere utile.