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Categoria: Società e cultura Pagina 27 di 32

Chi vincerà i mondiali? Ce lo dice il modello

Chi vincerà i Mondiali? Sono in molti a chiederselo in questi giorni e a fare previsioni. Comprese Jp Morgan, Ubs e Goldman Sachs. Un modello econometrico che utilizza dati tecnici e dati socio-economici indica quale nazionale ha più probabilità di arrivare alla vittoria finale. Le più accreditate sono la Spagna e l’Inghilterra, possibile outsider l’Olanda. Una previsione confermata anche utilizzando una diversa tecnica, l’analisi fattoriale. Per l’Italia invece le chance di vittoria sono davvero esigue.

Un modello da campioni del mondo

Chi vince il Mondiale di calcio del 2010? È una domanda alla quale tutti vogliono dare una risposta.  Alcuni prospettano la vittoria dell’’una o dell’’altra squadra in base a coincidenze astrali degli anni di svolgimento della competizione; altri propongono studi particolari più o meno approfonditi su variabili di ogni genere. Noi partiamo da una serie di dati statistici e tentiamo di stimare, attraverso un modello econometrico e un’’analisi fattoriale, la probabilità di vittoria delle diverse nazionali.

Siamo un paese ridicolo

Il ministro per la Semplificazione Calderoli se la prende con il presidente dell’’Inter, Massimo Moratti. Il problema, secondo il ministro, è che i soldi – tanti- che l’’Inter spende per i suoi calciatori e per i suoi allenatori vengono (anche) da incentivi pubblici per l’’energia prodotta con fonti rinnovabili e assimilate. Tra cui il “tar”, l’’ultima scoria della lavorazione del petrolio. “Questa è roba che un’azienda dovrebbe pagare per smaltire. Invece, grazie a una legge, c’’è chi la brucia e prende pure i soldi dallo stato per produrre energia pulita. Ma chi vogliono prendere in giro?”. Onestamente si fa fatica a capire. Calderoli è ministro. Se questi incentivi sono sbagliati, perché il Governo non li elimina subito? Chi dovrebbe farlo? Invece che queste sparate o le stucchevoli Robin Hood tax sui petrolieri, non sarebbe meglio che il Governo promuovesse una maggiore liberalizzazione del settore in modo da ridurre la bolletta delle famiglie? I soldi che ottiene dall’’attività di famiglia, Moratti è libero di spenderli come vuole. Perché non dovrebbe spenderli per calciatori e allenatori stranieri, cosa che sembra irritare Calderoli? Secondo il ministro, Moratti rimpiange i soldi spesi per il portoghese Mourinho? E allora perché il Milan aveva lo scorso anno il brasiliano Leonardo come allenatore? E che dovrebbero dire gli inglesi o gli irlandesi che hanno un allenatore della loro Nazionale italiano? Certo, l’’Inter ha avuto in questi anni delle grosse perdite. Tutte però ripianate dai soldi di Moratti. Molto peggio ha fatto il Real Madrid, con perdite ancora maggiori e con una esposizione verso le banche sempre crescente. Nel calcio, in tutto il mondo, non c’’è ancora un salary cap, cioè un monte salari che nessuna squadra può superare. Ciascuna squadra spende quanto vuole. Le regole possono essere cambiate – e il Presidente dell’’Uefa, Platini, sta lavorando a quello che lui definisce il fair play finanziario –  ma al momento Moratti non ha violato nessuna regola. Ha ragione Fabio Cannavaro quando dice che siamo un paese ridicolo. Solo noi abbiamo il ministro Calderoli, l’’amichevole Padania – Regno dei Borboni e un capitano delle Nazionale (quella vera) che, commentando un contratto milionario con una squadra araba sottoscritto a fine carriera, dice: “L’’ho fatto per una scelta di vita”.

Se la tessera del tifoso non piace alle società

Dal prossimo campionato le società di calcio dovranno emettere per i propri sostenitori una tessera del tifoso, nominativa e rilasciata solo dopo il nulla-osta della questura. A opporsi allo strumento sono però alcuni presidenti di club, in nome della libertà dei cittadini. Che è certo un valore da difendere. Ma lo è anche la sicurezza all’interno degli stadi, affidata finora ai poliziotti e pagata dai contribuenti. Perché allora se la tessera non piace, non se ne assumono l’onere le società, come già accade in Inghilterra?

L’Italia meritava l’Euro 2016?

La Francia organizzerà l’Europeo di calcio del 2016. I paesi in gara erano Turchia, Francia e Italia. La decisione dell’Uefa è essenzialmente politica, ma conta anche la valutazione di aspetti più tecnici della candidatura. A partire dalla situazione di stadi e infrastrutture di trasporto. Su questa base non c’erano grandi possibilità per il nostro paese. Eppure l’organizzazione di Euro 2016 poteva essere l’occasione per ristrutturare gli impianti. Con una partnership, però, pubblico-privato per impedire il ripetersi degli sprechi dei Mondiali 1990.

E SE GIOCASSIMO A BASKET IN BANCA?

La discussione sulle nuove regole per il sistema bancario è in un’impasse. Ma la crisi non è stata solo una conseguenza degli eccessivi rischi assunti dalle banche. E’ anche il risultato della quantità di denaro impiegata in questi rischi. Invece di mettere limiti alle attività delle banche, si può prendere esempio dalla Nba. Dove le squadre che superano il monte salari per i giocatori pagano una cifra corrispondente all’Associazione. Lo stesso principio si potrebbe applicare al rapporto tra debiti e asset degli istituti bancari.

TREMONTI, DOPO LO SCI IL CALCIO

Il Ministro Tremonti non è nuovo a cambiamenti di opinione improvvisi. Pochi mesi dopo aver introdotto la Robin Hood tax per tassare le banche per i loro eccessivi profitti è stato costretto ad approntare i Tremonti-bonds per ricapitalizzare alcune di esse (rimanendo peraltro assai offeso dal fatto che le due principali banche italiane abbiano snobbato i T-bonds). Dopo avere accusato la Unione Europea di essere -con la sua eccessiva burocrazia, l’invadente regolamentazione e l’euro troppo forte- la causa del declino economico italiano e la quinta colonna di una presunta invasione cinese di merci e persone, adesso il Ministro Tremonti ha scoperto un grande amore per l’UE. E ha proposto di creare una Nazionale della UE. “Dopo l’Erasmus sarebbe fantastico avere una squadra di calcio comune” (Corriere della Sera, 2 febbraio 2010). Il Ministro è certamente a suo agio con lo sci ma di calcio ne mastica evidentemente poco. Nel calcio la tradizione è (quasi) tutto. E’ per la tradizione che il Regno Unito conserva ancora gelosamente il privilegio di avere 4 squadre “nazionali” che competono separatamente a Europei e Mondiali. Senza che nessuno abbia mai sentito il bisogno di avere la squadra del regno Unito. Nel calcio le identità nazionali sono tuttora fortissime e siamo certi che le partite della nazionale UE sarebbero come un All-Star game: non se le filerebbe nessuno. Ma c’è una cosa che ci incuriosisce: che ne pensa della proposta Tremonti il neo-candidato alle elezioni provinciali di Brescia, Renzo Bossi, indimenticato Team Manager della Nazionale Padana?

I GIORNI DELL’ABBANDONO

Roberto Mancini non dimenticherà facilmente il Natale 2009. Passato in ritiro con la sua nuova squadra, Il Manchester City, per preparare la partita vittoriosa contro lo Stoke City nel giorno di Santo Stefano, il Boxing Day inglese. Successo bissato da un successo in casa degli Wolves due giorni dopo. Giusto il tempo di godersi il Capodanno e poi il 2 gennaio sarà impegnato in FA Cup. Lo stesso giorno il Barcellona tornerà a giocare nella Liga. Da noi invece dovremo aspettare il 6 gennaio per sapere, all’ora di pranzo, se la befana avrà preparato del carbone per José Mourinho. In quelli che Beppe Severgnini sul Corriere ha ribattezzato “i giorni del divano”, quei giorni di vacanza o semi-vacanza per molti italiani che vanno da Natale a Capodanno, il calcio italiano ha pensato bene di seguire le recenti tradizioni e chiudere bottega per tre settimane. Proprio quando la domanda di intrattenimento è al massimo, come mostrano i record di incasso dei film di Natale. Chi ama il calcio e ha il satellite si è facilmente consolato con la Premier che ha programmato partite per tutti i giorni compresi tra il 26 e il 30 dicembre. Se il calcio italiano nuotasse nell’oro si potrebbe anche capire questa sua noncuranza verso gli spettatori. Solo che le squadre sono piene di debiti, giocano in stadi fatiscenti e non di loro proprietà, con le televisioni come fonte principale di incassi. Inseguire la domanda è essenziale per tutte le imprese, a maggior ragione per quelle che sono in grave difficoltà. Ma il calcio italiano sembra voler scrivere nuove leggi economiche. Ai giorni del divano fa corrispondere i giorni dell’abbandono.
Certo, le autorità del calcio diranno che la pausa invernale è essenziale per tutelare i giocatori, che i campi ghiacciati sono pericolosi e che vedere partite con un freddo polare non è bello neanche per gli spettatori. Solo che tutte queste obiezioni cadono di fronte a questa semplice constatazione: a gennaio fa più freddo che a dicembre. Se si può giocare a fine gennaio, lo si può fare a maggior ragione a fine dicembre. E se c’è bisogno di una pausa, la si può fare a gennaio. Perché allora ci troviamo a reiterare queste ovvie considerazioni ogni fine anno? Il Presidente del Napoli, De Laurentiis, produttore dei film di Natale, si opporrà alla variazione di calendario temendo di vedere una riduzione degli incassi cinematografici. Lo capiamo. Ma gli altri Presidenti cosa hanno da perdere? E perché il Presidente della Lega Calcio non si è mai espresso su questo tema?
Ma forse ho esagerato: in realtà gli spettatori italiani il 2 gennaio potranno vedere l’Inter. In programma c’è un’amichevole contro l’Al Hilal, squadra saudita. Mentre i poveri tifosi inglesi dovranno accontentarsi di 26 partite di FA Cup. Vita dura, Oltremanica.

FEDERCALCIO IN FUORIGIOCO

Fabio Capello, allenatore della Nazionale inglese di calcio, ospite ieri dell’associazione della stampa sportiva italiana, ha fatto la sua diagnosi dei mali che affliggono il calcio italiano. Due sono i punti principali toccati da Capello. Il primo riguarda gli stadi. In Italia appartengono ai Comuni che li affittano alle squadre. In Inghilterra o in Spagna, invece, appartengono alle società, che non solo gestiscono la sicurezza con i loro steward, ma hanno anche l’incentivo ad adattarli alle esigenze dei tifosi, con ristoranti, bar, visite guidate. Il secondo riguarda il potere eccessivo degli ultras. Essi hanno, secondo Capello, la libertà di intimidire i giocatori con striscioni, cori razzisti. Possono sfasciare treni e restare impuniti.Sconcertanti le reazioni dei dirigenti sportivi italiani alle dichiarazioni di Capello. Il Presidente del Coni, Petrucci: "Troppo facile parlare dall’alto. Dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano. Non mi piace chi va all’estero e dà giudizi sull’Italia". Pescante, Vicepresidente del Cio "Capello dia un’occhiata agli hooligans inglesi". Abete, Presidente della Federcalcio: "Non corrisponde alla realtà" quanto dichiarato da Capello. 
Non si capisce perché chi sia all’estero non possa dare giudizi sull’Italia. Specie se è italiano e conosce bene la realtà italiana. Se Capello predicasse la riduzione degli ingaggi degli allenatori sarebbe forse poco credibile, ma perché non dovrebbe esserlo se parla di sicurezza? Gli hooligans inglesi erano una tremenda piaga del calcio negli anni ’80. Nessuno ha scordato la strage dell’Heysel, ma oggi sono stati quasi completamente debellati, grazie a leggi severissime e alla loro stretta applicazione. E in ogni caso, anche se gli hooligans fossero ancora un problema, non si capisce perché questo toglierebbe valore alle parole di Capello. Non si capisce neanche cosa non corrisponda alla realtà. E’ vero o no che le squadre italiane non possiedono lo stadio e che solo la Juventus ha un piano serio per averne uno in pochi anni? E vero o no che in conseguenza di ciò la struttura dei ricavi del club italiani è sbilanciata, rispetto a quelli inglesi, sul lato dei diritti televisivi? E’ vero o no che ogni domenica lo Stato italiano sussidia i club garantendo la sicurezza delle partite con le forze dell’ordine? E’ vero o no che gli ultras hanno spesso accampato richieste assurde e vessatorie alle società chiedendo biglietti gratis da vendere sul mercato nero o la gestione di alcuni rami del merchandising? E’ vero o no che gli ultras spesso hanno treni speciali per le trasferte (sui quali molti non pagano il biglietto) e che tali treni vengono a volte distrutti? Ma soprattutto: che futuro ha il calcio italiano se i massimi dirigenti sportivi, posti di fronte ad una diagnosi più o meno plausibile dei problemi del calcio italiano, preferiscono prendersela con chi denuncia tali problemi invece che fare proposte per la loro risoluzione? 

ALLE OLIMPIADI VINCE IL COMMERCIO

Perché i paesi di tutto il mondo si accapigliano per ospitare le Olimpiadi o altri grandi avvenimenti sportivi? I vantaggi economici sono raramente positivi e quelli non economici sono difficili da misurare. Esiste però un effetto-Olimpiade sul commercio: le esportazioni dei paesi candidati aumentano in modo consistente e duraturo. Ha ben poco a che vedere con la costruzione di nuove infrastrutture legate all’evento. Piuttosto, la candidatura ai giochi è un segnale politico, seppure costoso, collegato a un processo di liberalizzazione in corso.

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