Un sincero ringraziamento a tutti coloro che hanno voluto commentare il mio articolo “Uscire dall’euro? No, grazie”. Dato l’elevato numero dei commenti, rispondere a ciascuno è un compito al di là della mie forze (peraltro, alcuni commenti hanno già avuto risposta da altri commentatori, che mi sono venuti in aiuto). Provo quindi a dare una risposta collettiva, schematizzando le argomentazioni dei lettori e concentrandomi su quelle che ritengo le obiezioni più serie.
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Ruggero Paladini e Vincenzo Visco su lavoce.info propongono una riforma ambiziosa della tassazione sui redditi volta a eliminare le distorsioni prodotte dalle detrazioni di imposta decrescenti, in parte criticando il nostro precedente articolo pubblicato, sempre su lavoce.info, l’11 febbraio in cui proponevamo una diversa riforma che cercava di limitare le medesime distorsioni adottando una detrazione fissa per redditi tra gli 8 e i 15 mila euro, e decrescente poi in maniera lineare fino a 55 mila euro.
L’intervento di Vincenzo Perrone “Fuori dal coro sul caso Poste italiane” offre l’opportunità di tornare sul tema delle privatizzazioni e liberalizzazioni su cui abbiamo recentemente proposto un commento.
L’intervento di Roberto Perotti e Filippo Teoldi del 17 gennaio ha comparato le retribuzioni dei dirigenti pubblici con quelle dei pari grado inglesi. Tuttavia può anche essere utile un ragionamento di confronto nazionale, anche perché del tema si sta concretamente discutendo in molti enti pubblici.
Due sono le critiche principali che hanno accolto la decisione di Poste italiane e del ministero dell’Economia e Finanze di vendere il 40 per cento dell’azienda.
L’interessante analisi di Sabrina Iommi per l’ennesima volta conferma quanto hanno sostenuto negli ultimi venti anni molti esperti di finanza locale e commentatori. I costi della politica locale sono ininfluenti e a mala pena ristorano gli interessati per l’opera prestata.
di Marino Massaro*
Al parlamento di Strasburgo col fumo negli occhi
Di Davide Vittori
il 08/05/2014
in Commenti e repliche
Il 25 maggio si vota per eleggere i rappresentanti al Parlamento europeo. Presentare le elezioni come una sorta di referendum sull’euro è fumo negli occhi dei cittadini, perché i parlamentari europei non possono proporre l’uscita del loro paese dall’Unione. Slogan e azione dei Governi nazionali.
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