Nei primi tre mesi del 2016 il Pil è tornato ad accelerare. La crescita congiunturale ha raggiunto un +0,3 per cento rispetto al quarto trimestre 2015 (era stata +0,1 nel trimestre precedente). La crescita tendenziale (quella misurata rispetto allo stesso trimestre del 2015) rimane invece ferma al +1 per cento (come nello scorso trimestre) perché il primo trimestre 2015 – la base del confronto per il tasso di crescita tendenziale – è stato un trimestre a crescita rapida (+0,4 per cento; mai vista dopo il quarto trimestre 2010).
Categoria: La parola ai numeri Pagina 16 di 30
Il 20 gennaio 2016 il Senato della Repubblica ha approvato in seconda lettura il ddl costituzionale Boschi (che prende il nome dal ministro Maria Elena Boschi, prima firmataria del testo) con 180 voti a favore. La legge apporta modifiche consistenti all’assetto istituzionale italiano ed è da sempre uno dei capisaldi del governo Renzi. Il 12 aprile la legge è passata alla Camera in seconda lettura ed è stata approvata con 361 voti a favore. A questo punto, l’ultimo passo per l’approvazione finale della legge è il referendum confermativo, che è stato richiesto da un numero di parlamentari maggiore rispetto al quorum necessario per l’indizione della consultazione popolare su una riforma costituzionale (un quinto dei membri di ciascuna Camera). Il referendum, che si terrà a fine anno, non prevede quorum e la legge passerà se l’opzione più votata sarà il sì. Saranno quindi i cittadini a decidere se la legge potrà considerarsi approvata. L’iter di approvazione della riforma è descritto nella figura qui sotto.
(A cura di Vincenzo Baldassarre e Mariasole Lisciandro)
Fonte: Ministero dell’Interno
In occasione della giornata mondiale dell’acqua, vale la pena fare un bilancio su una risorsa fondamentale e, nel 2016, ancora così tristemente scarsa. Soprattutto se si pensa a quanta ne va sprecata. Una breve infografica elaborata sulla base dei dati Istat ci aiuta a capire qualcosa in più sulle risorse idriche del nostro paese. L’acqua nel mondo è poca. Sprecarla non facendo arrivare l’acqua potabile nelle case dove di acqua ce ne sarebbe è dunque particolarmente intollerabile.
L’8 marzo è nato per ricordare la lotta per i diritti e le conquiste politiche e sociali delle donne, ma può anche essere un’occasione in cui riflettere su cosa non è stato ancora fatto per ridurre la discriminazione di genere e per abbattere il “soffitto di vetro”, l’ostacolo invisibile ma consistente contro cui si arresta la rincorsa femminile.
Il grafico mostra l’andamento mensile delle assunzioni a tempo indeterminato secondo l’Osservatorio sul precariato Inps. La linea blu indica il numero di nuovi contratti a tempo indeterminato, tra assunzioni e trasformazioni (nota bene, il trend non tiene conto delle cessazioni), mentre la linea rossa rappresenta la fetta di questi nuovi contratti che usufruiscono dell’esonero contributivo, in vigore dal Gennaio 2015.
Il grafico mostra che in novembre la già lenta ripresa della produzione industriale ha subito una battuta d’arresto dopo due mesi di crescita. Nel complesso, le serie destagionalizzate dell’Istat indicano che, durante l’attuale ripresa, l’indice della produzione industriale è salito del 2,3 per cento rispetto al suo minimo di maggio 2014. In questi 18 mesi di ripresa la produzione industriale è comunque diminuita in otto mesi rispetto al mese precedente. Oltre che lenta la ripresa è anche accidentata. Non c’è da scoraggiarsi: dopo tutto, di questo passo, il livello di produzione industriale pre-crisi (quello dell’aprile 2008) sarà toccato di nuovo nel 2034, tra poco più di 18 anni. Un obiettivo più alla portata del sistema Italia è il ritorno al livello della produzione industriale prevalente prima della crisi dell’euro: con il passo degli ultimi 18 mesi, la produzione industriale tornerà al livello dell’aprile 2011 tra sei anni e mezzo, dunque a metà del 2022.
Data la elevata dipendenza dei numeri positivi dei mesi precedenti dalla robusta ripresa della produzione di autoveicoli, è il caso di dire che il motore della ripresa dell’industria batte in testa. Il ritorno in negativo della crescita della produzione industriale è stato infatti determinato dal dato negativo registrato per la produzione di autoveicoli, scesa del 2,4 per cento nel mese di novembre. Il dato di novembre interrompe una stringa di dati positivi che ha portato la produzione di autoveicoli a un meno 11,3 per cento rispetto ai livelli del 2008 e a un sonoro +18,2 per cento rispetto al massimo del gennaio 2011.
Per l’automobile insomma, la crisi (almeno quella post-estate 2011) è finita. Non così per chi ne produce le componenti: questi settori hanno certo beneficiato della ripresa (la produzione di carrozzerie e di altre componenti è aumentata – rispettivamente – del 42 e del 6 per cento rispetto ai livelli di maggio 2014). Ma, fatta 100 la loro produzione pre-crisi dell’aprile 2008, i livelli di oggi delle produzioni indicate indicano 50,7 e 65. Come dire che metà della produzione italiana di carrozzerie è scomparsa. Lo stesso è avvenuto a un terzo della produzione italiana di componenti per autoveicoli. Il settore automobilistico si è ripreso, ma senza generare l’indotto di una volta. Inutile stupirsi che Pil e produzione industriale languiscano.
Con l’approvazione della legge di Stabilità 2016 nei due rami del Parlamento e in attesa della pubblicazione della nota tecnico-illustrativa definitiva da parte della Ragioneria generale dello stato si può comunque calcolare in che misura l’impegno preso dal governo di ridurre le tasse sarà rispettato nel 2016 e negli anni successivi. I dati complessivi di variazione delle entrate e delle uscite dello stato presentati dal governo a ottobre sono stati complessivamente rispettati anche dopo il dibattito parlamentare, con l’eccezione del rinvio (proveniente dal governo) del taglio dell’Ires al 2017 per far posto alle voci del cosiddetto “pacchetto sicurezza” (ad esempio, i 500 euro ai diciottenni e gli 80 euro alle forze dell’ordine).