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Categoria: Vero o Falso? Pagina 2 di 7

Beppe Grillo e il consumo di energia

Beppe Grillo,  Euronews, 4 febbraio
“Meno energia, meno materiale meno lavoro, son questi i parametri di politica su cui lavorano paesi come la Germania, i poliltecnici svizzeri. Quindi abbassare a un terzo il consumo di energia: da 6000 Watt – che è il consumo medio europeo – a 2000 Watt”

FALSO

Pierluigi Bersani e Matteo Salvini sulle quote latte

Pierluigi Bersani, Piazza Pulita (la7), 5 febbraio:
“4mld e mezzo sono stati spesi per pagare le multe sulle quote latte. Anche gli agricoltori onesti, che si sono indebitati per comprare le quote (1.8 miliardi spesi), pagheranno le multe come contribuenti”

VERO

Antonio Ingroia e le stime sull’evasione fiscale

Antonio Ingroia, Lo Spoglio (Sky), 23 gennaio:
“Ogni anno lo stato perde a causa dell’evasione fiscale circa 120 miliardi di Euro, a causa della corruzione 40 miliardi e a causa delle mafie altri 100 miliardi.”

Lo spread secondo Monti, Brunetta e Berlusconi

 a cura di Luca Riva (gruppo Checkmate) e in collaborazione con Link Tank

Abbiamo analizzato alcune affermazioni su spread, debito pubblico e dintorni utilizzando i dati Banca d’Italia sui risultati dei collocamenti dal 2008 a oggi.

Mario Monti, Lo Spoglio (SkyTg24), mercoledì 16 gennaio:
“Con 100 punti di spread in meno si avrà un risparmio di 20 miliardi a regime”

VERO

L’affermazione è difficile da verificare, perché di per sé lo “spread” – per esempio tra BTP italiani a 10 anni e Bund tedeschi di egual scadenza – non ha un costo definito: dato che lo spread è la differenza tra i rendimenti dei due titoli, il suo valore può aumentare sia che il rendimento sul Bund tedesco scenda più rapidamente di quello sul BTP italiano sia che quest’ultimo aumenti più velocemente.
Di conseguenza basta sostituire la parola “spread” con “rendimento” e ri-analizzare l’affermazione di Monti: il debito pubblico italiano in circolazione ammonta a 2.020,67 miliardi di euro (1), quindi se ipoteticamente potesse essere tutto rifinanziato con un rendimento dell’1% inferiore a quello effettivo si avrebbe un risparmio di 20,20 miliardi di euro. Chiaramente questa semplice previsione suppone che il livello del debito “a regime” si mantenga sui livelli attuali, mentre gli impegni europei – Fiscal Compact in primis – prevedono una riduzione significativa nell’arco dei prossimi decenni. Infine, ulteriori risparmi o aggravi di spesa possono essere causati da una modificazione della composizione del debito (durata dei titoli, emissioni a tasso fisso o variabile), parametri che sono significativamente cambiati negli ultimi vent’anni  come si può vedere dal grafico (2).

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Puntualizzazione: abbiamo tralasciato, per semplicità, il fatto che non tutto il debito pubblico italiano è finanziato tramite titoli emessi nelle aste competitive (i noti BOT, CTZ, BTP, CCT, indicizzati e non). Ad essere precisi, una parte non trascurabile (circa 434 miliardi di euro, pari a circa un quinto del totale) è finanziata con altri strumenti, tra cui prestiti, depositi, monete circolanti e obbligazioni di enti controllati dall’Amministrazione centrale che le regole europee fanno ricadere nel computo del debito pubblico. Alla luce di questo scarto, il beneficio del rifinanziamento complessivo del debito pubblico esistente con un rendimento di 100 punti base inferiore a quello effettivo diventa di 15,85 miliardi, inferiore di un quarto rispetto a quanto dichiarato dal Sen. Monti. In ogni caso, ci preme ribadire come un simile conteggio sia poco significativo, in quanto è difficile credere che il livello del debito pubblico si mantenga sui livelli attuali per un tempo sufficiente al suo completo rinnovo.

Come Vendola governa in Puglia

Nichi Vendola, Ballarò (Rai3), 22 gennaio:
“Io ho una media di spesa del 40% [dei fondi europei]. “

VERO, MA…

Sono due i programmi comunitari a cui la Puglia partecipa. Il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e il FSE (Fondo Sociale Europeo). I dati del Ministero dello Sviluppo Economico aggiornati al 31 dicembre riportano che la Puglia ha una percentuale di spesa certificata del 41,8% per il FESR e del 33,9% per il FSE. Considerandoli insieme, la percentuale è esattamente del 40%. L’affermazione è quindi vera.

Una precisazione: solo due mesi prima questa percentuale era del 30,6%. E’ vero che in due mesi la spesa certificata è aumentata: è passata da circa 2 miliardi di euro a 2,3 miliardi di euro. Ma è anche vero che c’è stata una diminuzione della dotazione totale del programma. Infatti il programma FESR è passato da una dotazione di circa 5,24 miliardi di euro per la Puglia (dato del 31 ottobre) a 4,5 miliardi di euro (dato del 31 dicembre). Pertanto la percentuale è salita per una importante diminuzione del denominatore, oltre che per un ridotto aumento del numeratore.

31 ottobre 2012

31 dicembre 2012

 Dotazione Totale del Programma

 Spesa Certificata Totale

% su totale

 Dotazione Totale del Programma

 Spesa Certificata Totale

% su totale

1279

325

25,4%

1279 (=)

433 (+108)

33,8%

5238

1670

31,8%

4492 (-746)

1876 (+206)

41,8%

dati in milioni di Euro

 

Fonti: Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica

 

“La Puglia ha il 99% del territorio coperto dalla banda larga”

VERO

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Il Ministero dello Sviluppo Economico riporta che la Puglia ha un livello di digital divide da rete fissa del 4,3% (il più basso d’Italia, con la Lombardia) e da rete mobile del 3,1%. Questo significa che il 95,7% della popolazione è coperta da banda larga su rete fissa con velocità nomina le superiore a 2mbps. Il dato raggiunge il 98,8% includendo i pugliesi coperti solo da rete mobile 3G.

Solo l’1,2% della popolazione in Puglia non ha la disponibilità di almeno 2mbps nominali, né da rete fissa, né da rete mobile. L’affermazione è da considerarsi vera, anche se il 99% citato da Vendola è da intendersi riferito alla popolazione, e non al territorio.

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

Fonti:
Ministero dello Svilluppo Economico (12)

Berlusconi e le tasse sugli immobili

Silvio Berlusconi, Italia Domanda (Canale 5), 18 gennaio:
“Questa imposizione dell’IMU, aggiunta ad una rivalutazione di circa il 60% dei valori catastali, ha portato l’Italia ad essere il secondo Paese in Europa per imposizione sulla casa: fatto 100 l’imposizione francese, siamo arrivati a 85. Paesi come la Germania spendono […] 45.”

FALSO

Nel grafico sono riportati i dati relativi al 2011 per l’imposizione fiscale sugli immobili in percentuale al PIL e le stime del gettito IMU per il 2012.

Fatto 100 la tassazione sugli immobili in Francia, in percentuale del PIL, abbiamo che l’Italia paga 46 con l’IMU mentre la Germania paga 18.Screen Shot 2013-01-28 at 14.13.23

 

Fonti: OECD, Recurrent taxes on immovable property, anno 2011. Previsioni IMU: relazione del dipartimento delle Finanze.

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

Leggi anche
>> Berlusconi e la contribuzione italiana al budget europeo
>> I disoccupati secondo Silvio Berlusconi
>> Berlusconi e il contratto con gli italiani
>> Tutti i numeri di Berlusconi

Pierluigi Bersani e l’industria automobilistica

Pierluigi Bersani, Lo Spoglio (La 7), 21 gennaio:
“L’Alfa Romeo vende 90.000 auto in un anno, l’Audi ne vende un milione e mezzo in un anno. L’Audi spenderà 13 miliardi da qui al 2016 di investimento, l’Alfa ne spenderà un miliardo da qui al 2014, così la Maserati”.

VERO MA…

La prima parte dell’affermazione è vera se si considera il solo 2012. Per valutare le vendite della Alfa Romeo abbiamo utilizzato i dati di immatricolazione in Italia e i dati sull’export (aggiornati ad Ottobre 2012)  per il resto del mondo, mentre per risalire alle vendite dell’Audi abbiamo fatto affidamento sulla pagina delle Financial News della casa automobilistica stessa.
Nel 2012 l’Alfa Romeo ha venduto 85.355 vetture, mentre l’Audi ne ha vendute 1.455.100. C’è da precisare che lo scorso anno l’Audi ha segnalato un incremento delle vendite pari all’11,7%, il che significa che nel 2011 il numero di vetture vendute ammontava a 1.302.686 unità, nel 2010 erano invece 1.092.411). D’altro canto, l’Alfa Romeo nel 2011 aveva venduto  123.925 automobili. L’affermazione di Bersani è da considerarsi dunque leggermente imprecisa, in quanto veritiera per l’anno appena trascorso, ma non per “un anno” qualunque.

Per quanto concerne la seconda parte dell’affermazione, in un recente comunicato tra le Financial News del suo sito, l’Audi conferma l’intenzione di investire 13 Miliardi di Euro tra il 2012 e il 2016. Nel febbraio 2012, Marchionne dichiarava al Corriere che gli investimenti di Fiat in ricerca e sviluppo ammontavano a poco più del 5% dei ricavi, cioè poco più di 3 miliardi di euro. I numeri del report finanziario del 31 dicembre 2011 mostrano che Fiat, senza contare Chrysler, ha investito 3,5 miliardi in immobilizzazioni materiali e immateriali e 1 miliardo in ricerca e sviluppo. Il problema è che i dati dimostrano che ci possono essere variazioni anche significative di anno in anno e quindi un solo anno può non essere indicativo del trend di lungo periodo.

A questo si aggiunge che non è possibile scorporare il dato d’investimento tra i diversi marchi del gruppo Fiat, come Alfa Romeo: infatti, c’è sempre un margine di arbitrarietà nella stima di investimenti per marchi che appartengono a uno stesso gruppo. Molti investimenti sono comuni ai diversi marchi, come nel caso di motori montati su più vetture o linee di produzioni attrezzate per più modelli.

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

Fonti:
Audi, Financial News (1-2)
ANFIA, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (12)

Silvio Berlusconi e Il Contratto

Silvio Berlusconi, Le Interviste di Maria Latella (Sky tg 24), 20 gennaio:
“Il Contratto con gli Italiani del 2001 è stato rispettato intelgralmente ”.

FALSO MA…
Alleghiamo il testo del Contratto firmato presentato e firmato da Silvio Berlusconi l’8 maggio 2001 nel corso della trasmissione televisiva Porta a Porta di Bruno Vespa.

In sintesi:
La dichiarazione relativa al mantenimento delle promesse siglate nel Contratto con gli italiani, è più vera che falsa per il primo, terzo e quarto punto del programma, più falsa che vera in merito al “Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini” e non verificabile per l’ultimo punto.

1. Abbattimento pressione fiscale

1.1 L’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui;

VERO MA…

Con la riforma fiscale di Berlusconi sono stati esentati i redditi fino a 7.500 euro (14,5 milioni di lire) per i lavoratori dipendenti (circa 16 milioni e mezzo nel 2005), fino a 7.000 euro (13,5 milioni di lire) per i pensionati (circa 16 milioni e mezzo nel 2005), fino a 4.500 euro (8,7 milioni di lire) per i lavoratori autonomi (circa 6 milioni nel 2005) e fino a 3.000 euro (5,8 milioni di lire) per i percettori di proventi da terreni e fabbricati.

APPROFONDIMENTO
La definizione più immediata di no-tax area è la seguente: chi guadagna fino a una certa soglia non paga un euro di tasse, mentre chi guadagna di più paga le relative aliquote soltanto sulla somma eccedente. In realtà la legge finanziaria del 2003 stabilisce un meccanismo meno diretto. Sono stabilite quattro “no-tax areas”:

• La prima è di base e si rivolge a chi ha come redditi prevalenti non le attività da lavoro ma per esempio i proventi da terreni e fabbricati (sono 4 milioni di contribuenti). L’importo è 3.000 euro.
• La seconda vale per i lavoratori autonomi: 4.500 euro.
• La terza si applica ai pensionati: 7.000 euro.
• L’ultima, la sola citata negli articoli, vale per i lavoratori dipendenti ed è di 7.500 euro.

Gli importi della no-tax area non sono fissi, ma diminuiscono al crescere del reddito in base alla seguente formula:

(26.000 + notax – reddito) / 26.000

Se il predetto rapporto è maggiore o uguale a uno, la deduzione compete per intero; se il risultato è zero o minore di zero, la deduzione non compete. Negli altri casi, ai fini del predetto rapporto, si computano le prime quattro cifre decimali.

Un esempio rende l’idea. Supponiamo che un lavoratore dipendente abbia un reddito lordo di 12.000 euro. Secondo un’applicazione semplicistica della no-tax area, non si dovrebbe pagare nulla sui primi 7.500 euro e si versa il 23% sui restanti 4.500 per un totale di 1.035 euro di tasse. In realtà applicando la formula

(26.000 + 7.500 – 12.000) / 26.000 * 7.500

la no-tax area è di 6.202 euro, quindi occorre pagare le imposte sui restanti 5.798 euro, sui quali si applica l’imposta al 23%, risultante in una tassa totale di 1.333 euro.Riassumendo: i soli italiani che non pagano imposte sono quelli che hanno un reddito generico di 3.000 euro, oppure un reddito da lavoro autonomo di 4.500 euro (375 per dodici mesi), o infine quelli che hanno solo reddito da pensione per 7.000 euro, vale a dire 538 al mese, con tredicesima. Tutti i lavoratori dipendenti pagano imposte e per nessuno di loro si applica integralmente la no-tax area di 7.500 euro (un lavoratore dipendente guadagnava almeno 12.210 euro lordi all’anno, prendendo il contratto metalmeccanici al livello più basso).

Fonti:

Legge finanziaria 2003 (Legge n. 289 del 27 dicembre 2002)
http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070111_00/testointegrale.pdf

1.2 e 1.3
riduzione al 23% per i redditi fino a 200 milioni di lire annui + riduzione al 33% per i redditi sopra i 200 milioni di lire annui;

FALSO

Durante il mandato del Governo Berlusconi post-2001, le due aliquote non sono state introdotte. Gli scaglioni sono stati rimodulati come segue:Screen Shot 2013-01-28 at 13.44.36

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1.4 Con l’abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni.

VERO MA…

La tassa di successione e quella sulle donazioni sono state effettivamente abolite con la legge 383 del 2001, completando il processo di riduzione delle stesse avviato dal precedente governo Prodi (legge 342 del 2000).

APPROFONDIMENTO
Il provvedimento ha completato il processo avviato dal precedente governo Prodi, che con la legge 342 del 2000 aveva abolito la tassa di successione per tutti i patrimoni fino a 350 milioni di lire per ciascun erede. L’estensione attuata dal governo Berlusconi ha quindi avuto ripercussione per gli eredi di patrimoni superiori a 180 mila euro, calcolate sul valore catastale dell’immobile (di gran lunga inferiore a quello commerciale). Ovvero la platea di coloro che hanno beneficiato di questa abolizione non è ampia.

Fonti:
http://www.parlamento.it/parlam/leggi/01383l.htm
http://www.parlamento.it/parlam/leggi/00342l.htm
http://www.osservatoriosullalegalita.org/06/acom/04apr1/0202arsuccessione.htm

 

2. “Attuazione del “Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini” che prevede tra l’altro l’introduzione dell’istituto del “poliziotto o carabiniere o vigile di quartiere” nelle città, con un risultato di una forte riduzione del numero dei reati rispetto agli attuali 3 milioni”.

FALSO MA…

L’impegno può essere diviso in due parti.
La prima parte riguarda il “Piano per la difesa dei cittadini […]”, che ha introdotto l’istituto del “poliziotto di quartiere”.

FALSO
Il progetto, introdotto nel 2002, è stato passato al vaglio della corte dei Conti, che nel 2009 stilò un’indagine approfondita circa il suo stato di attuazione. Dalla relazione si evince un sostanziale fallimento del piano, che non è mai entrato in pieno regime.
In particolare, citando dal rapporto:
“Il progetto è stato finanziato con risorse idonee a reclutare tra il 2005 ed il 2008 circa 2.700 arruolamenti, ossia la metà del fabbisogno. La persistente insufficienza numerica del personale ha rappresentato un problema di difficile soluzione. Le presenze, pari a circa 1.000 unità durante la sperimentazione, sono aumentate di quasi 2.400 addetti sino al 2006, e di 500 operatori sino al 31 dicembre 2008. Con sole 3.900 presenze a fine 2008 e con una densità media della popolazione (nei circa 800 quartieri attivati) superiore ai 70.000 abitanti il progetto non è a regime sei anni dopo l’avvio”.

La seconda parte riguarda la diminuzione nel numero dei reati.

VERO MA…

Nel 2001, l’Istat segnalava 2.879.171 delitti denunciati. Nel 2005 il numero era sceso a 2 milioni e 750 mila circa.
L’evoluzione nel numero dei delitti è riepilogata nel seguente grafico che non mostra un trend univoco. Il numero di delitti aumenta dal 2000, ultimo anno del governo Prodi, al 2001. Dal 2001 al 2004, dopo una leggera flessione, osserviamo un sostanziale aumento, mentre arriva una drastica diminuzione tra il 2004 e il 2005.Screen Shot 2013-01-28 at 13.46.43

Fonti: Corte dei Conti, Istat

3. “Dimezzamento dell’attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro”.

FALSO MA…

Frase in due parti
Prima parte, sul tasso di disoccupazione.

FALSO MA…

Durante gli anni dei governi Berlusconi II e III, ossia dal 2001 al 2006, il tasso di disoccupazione è effettivamente sceso dal 9,4% al 6,4%. Il tasso di disoccupazione è dunque diminuito del 32% circa, non del 50% come promesso agli Italiani nel contratto.
La riduzione della disoccupazione è stata meno marcata di quella registrata negli anni immediatamente precedenti.Screen Shot 2013-01-28 at 13.47.59

Seconda parte sui posti di lavoro creati

VERO MA…

In base a dati Istat tra il 2° trimestre 2001 ed il 2° trimestre 2006, il numero di occupati è aumentato di 1,066 milioni di unità. L’affermazione di Berlusconi è però solo in parte vera. Non soltanto perché nei 5 anni del governo l’occupazione è aumentata di un milione di unità e non di 1,5, ma, come si può notare dal grafico, il tasso di crescita ha registrato una decelerazione subito dopo il 2001.

Screen Shot 2013-01-28 at 14.02.27

Fonti: Eurostat
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/employment_unemployment_lfs/data/database

4. “Innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese”.

VERO MA…

Nella finanziaria 2002 è stata effettivamente introdotta una modifica alla pensione minima, che è stata alzata a 516,46 Euro al mese (equivalenti ad un milione di vecchie Lire) per soggetti di età superiore ai 70 anni.
Nonostante ciò, nel 2006 si può stimare, con l’ausilio dell’indagine dello stesso anno della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie, che vi fossero ancora 4,4 milioni di persone con pensione inferiore ai 550 euro.

Fonti:
Legge Finanziaria 2002, Articolo 31
Banca d’Italia, I Bilanci delle famiglie italiane nel 2006, supplementi al bollettino statistico.

5. Apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal “Piano decennale per le Grandi Opere” considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche, e opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni.

NON VERIFICABILE

Un’analisi sulla effettiva realizzazione del seguente punto incontra due principali difficoltà. Primo, non sono prontamente disponibili dati relativi all’effettivo stato di avanzamento, in data 2006, delle opere contenute nel Piano Decennale del governo Berlusconi. Secondo, anche qualora si potesse verificare la percentuale di opere “in cantiere” nel periodo di scadenza naturale del governo, è difficile valutare l’opportunità del provvedimento preso. Infatti, l’apertura di un cantiere, accompagnata da un mancato completamento e abbandono dell’opera per cause diverse, come mancanza di fondi, si traduce esclusivamente in uno spreco di risorse finanziarie.

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

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Il taglio dei dipendenti di Brunetta

Renato Brunetta, Otto e mezzo (La 7), 21 gennaio:
“Noi abbiamo ridotto di 155000 il numero di dipendenti pubblici”.

VERO

L’orizzonte temporale entro il quale sia avvenuta questa riduzione non è specificato. Per svolgere la nostra analisi abbiamo preso in esame gli anni del Governo Berlusconi IV(8 maggio 2008-16 novembre 20011), di cui Brunetta è stato ministro. Ci siamo basati sui dati forniti dall’Istat sulle unità di lavoro impiegate nelle amministrazioni pubbliche. Abbiamo ignorato la variazione relativa al 2008, in quanto difficilmente imputabile all’operato del governo insediatosi in estate. Come si può evincere dalla tabella sottostante, la diminuzione di dipendenti pubblici si è effettivamente verificata ed i numeri corrispondono a quelli forniti dall’ex ministri.

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Fonte: Istat, http://www.istat.it/it/archivio/78376, Tavola 21.

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

Tinagli: il fisco prende poco dalla prima casa

Irene Tinagli (lista Monti), Otto e Mezzo (La7), 21 gennaio:
“L’attuale gettito dell’Imu è solo per il 20% sulla prima casa”.

VERO

Il gettito Imu, misurato su prima casa e altri immobili, è misurato -alla prima rata del 2010- rispettivamente  in 1,6 miliardi di euro versati e 7,4 miliardi di euro versati.

Prima casa 1.693.159.537
Altri immobili 7.378.807.330
Totale 9.071.966.867
Percentuale prima casa 18,66%

L’elaborazione è già stata realizzata dal dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia e delle Finanze.

Fonte: http://www.finanze.gov.it/export/download/Redditi_e_immobili/Immobili_2012_Cap6.pdf

*in collaborazione con Checkmate e Link Tank

 

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