I prezzi dei prodotti agricoli sono in genere soggetti a forti variazioni, che sono aumentate con l’invasione russa dell’Ucraina. Ora Mosca e Kiev hanno firmato un accordo per lo sblocco dei porti, ma gli operatori nutrono dubbi sulla sua efficacia.
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Il blocco dell’export dei prodotti alimentari dovuto alla guerra in Ucraina avrà conseguenze gravissime nei paesi mediorientali e nordafricani. Perché sono diventati dipendenti da Mosca e Kiev per il grano, dimenticando la sicurezza alimentare interna.
Alessia Amighini e Gianmarco Ottaviano sono intervenuti a The Game su Radio Popolare il 1° aprile 2022 per discutere del vertice tenutosi tra Ue e Cina sulla guerra in Ucraina e della decisione da parte del governo russo di far pagare il proprio gas naturale in rubli.
Alessia Amighini è intervenuta a Otto e mezzo del 1° aprile 2022 insieme a Petr Fedorov, Massimo Giannini e Lucio Caracciolo per discutere dell’attuale situazione in Ucraina.
Il blocco delle transazioni commerciali con la Russia coinvolge anche le merci della filiera agroalimentare, con un doppio effetto: calo dell’offerta e aumento amplificato dei prezzi. Le conseguenze saranno drammatiche, soprattutto nei paesi più poveri.
Non sarà un’alleanza formale, ma di fatto in questo momento la Cina sostiene la Russia. Gli acquisti di grano e gas aiutano Mosca ad arginare le sanzioni europee e americane. Ma già da qualche tempo, i legami economici tra i due paesi si sono rafforzati.
Per disinnescare la crisi ucraina, l’amministrazione Biden e i suoi alleati hanno ventilato l’ipotesi di nuove sanzioni contro la Russia. Gli americani dicono che comporterebbero costi imponenti per Mosca, ma non è chiaro quanto la minaccia sia reale.
La crisi del Covid-19 ha portato a un aumento generalizzato dei prezzi, in particolare di quelli alimentari, in tutto il mondo. Non è però la sola causa della crescita di malnutrizione e denutrizione. Eppure, alcune soluzioni sono state indicate.
Colpita più di altri paesi dalla crisi energetica, la Cina aumenta le estrazioni di carbone. La scelta è in contraddizione con gli impegni presi per limitare le emissioni. E dimostra come la transizione energetica sia per Pechino un problema enorme.
Le difficoltà del più grande gruppo cinese del settore immobiliare sono state paragonate al fallimento di Lehman Brothers. Ma per Evergrande non si prospetta un fallimento. E neppure un salvataggio. Quali saranno le conseguenze sugli altri mercati.