Pechino ha subito meno contraccolpi dalla crisi pandemica rispetto al resto del mondo ed è tornata a correre, grazie soprattutto agli stimoli fiscali e alla domanda esterna. Ma preoccupano il calo della produttività e l’invecchiamento della popolazione.
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Tra Russia e Cina si è sviluppata una alleanza finanziaria. Detronizzare il dollaro come valuta internazionale di riserva per ora è impensabile. Ma è certo possibile svincolarsene. Nel lungo periodo ciò potrebbe erodere la supremazia degli Usa.
L’uguaglianza tra uomini e donne è stato un obiettivo fondamentale in Cina. Ma con la politica del figlio unico le donne sono state discriminate ancor prima di nascere. E la loro situazione continua a peggiorare. Con gravi conseguenze sociali ed economiche.
Pechino è ormai una potenza economica globale non solo commerciale, ma anche finanziaria. Ha costruito una rete molto sofisticata di accordi, istituzioni e transazioni finanziarie che hanno l’obiettivo di creare un’area parallela a quella del dollaro.
Il governo cinese ha annunciato di aver eradicato la povertà assoluta nel paese. I metodi utilizzati per raggiungere i risultati lasciano però spazio alle critiche, a partire dal dislocamento forzato. Ora la sfida è su rischi di ricadute e disuguaglianze.
Quello siglato in Vietnam tra la Cina e altri 14 paesi asiatici è l’accordo commerciale più grande del mondo. Una rivincita di Pechino che, dopo il fallimento del Tpp per mano di Trump, prova ora a isolare gli Stati Uniti nel Pacifico. Cosa cambia per l’Ue?
La strategia di sviluppo della Cina nei prossimi cinque anni mira alla “circolazione duale”. All’interno significa la ricerca dell’indipendenza hi-tech, come base per aumentare il reddito dei cittadini. All’esterno, una riscrittura dei rapporti di forza.
Washington e Pechino cercano di spezzare la forte interconnessione dei loro sistemi produttivi. Perché implica una dipendenza che va oltre le semplici relazioni commerciali. Difficile in un quadro di guerra fredda disegnare il futuro del multilateralismo.
Dopo la pausa imposta dal Covid-19, nell’ex colonia britannica riprendono le proteste. A essere presa di mira è la nuova legge per la sicurezza nazionale in discussione a Pechino, ma in gioco c’è molto di più. A partire dal futuro del modello “un paese, due sistemi”.
È da cinque anni che il paese guidato da Xi Jinping si impegna nella cooperazione sulla salute quando stipula accordi internazionali come la Via della seta. Ma con poca trasparenza e tutto sembra ricondurre a un’abile strategia commerciale.