L’integrazione finanziaria nell’area euro diminuisce. E i Governi continuano a fornire aiuti di Stato al sistema bancario nazionale, per evitare che i problemi delle banche si riflettano sul costo del debito pubblico. Le conseguenze sulla crescita.
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Negli ultimi anni il divario tra il tasso di crescita italiano e quello degli Stati Uniti è stato notevole. Le cause sono sia strutturali sia congiunturali. Ora, la congiuntura fa sperare che il differenziale si possa ridurre nel prossimo futuro. A patto di rispettare gli impegni sulle riforme.
La certificazione della stretta creditizia è nei dati sullo stock di credito alle imprese. Ma uno degli ostacoli al rilancio dell’economia è proprio la dipendenza delle aziende dal settore bancario. Fondamentale che le imprese siano messe in grado di utilizzare forme alternative di finanziamento.
La pressione fiscale in Italia è di cinque punti superiore alla media europea. Ridurla e nello stesso tempo migliorare la finanza pubblica in modo permanente, stimolando la crescita, si può. Ma è necessario affiancare alla diminuzione delle aliquote una politica credibile di lotta all’evasione.Â
L’Eurozona è caratterizzata da una politica monetaria comune, ma con differenti politiche fiscali e regolamentazioni. È per questo che le economie dei singoli paesi reagiscono in modo diverso alle decisioni della Bce.
Nella Legge di stabilità le norme sul pubblico impiego valgono circa 1,5 miliardi. Misure ormai abusate, come blocco del turn over e della contrattazione, permettono di contenere la spesa. Mancano però gli interventi per una maggiore efficienza del lavoro. Liquidazioni e tetto alle retribuzioni.
L’Italia è obbligata a crescere. Altrimenti l’aspettativa che il nostro debito pubblico sia insostenibile potrebbe presto auto-avverarsi. Anche il ricorso all’Esm prefigurerebbe scenari drammatici. La stabilità del Governo deve essere utilizzata per le riforme strutturali.Â
Gli squilibri macroeconomici dipendono anche da fattori culturali, difficilmente modificabili. Ciò non significa però che siano ineliminabili. Perché le politiche economiche possono svolgere un ruolo compensativo. E perché le differenze culturali all’interno della zona euro non sono poi così grandi.
Nella nota di aggiornamento del Def la crescita dell’economia italiana prevista per il 2014-2017 è in ciascun anno superiore di mezzo punto percentuale a quella indicata dal Fondo monetario. Ma basterà questo per convincere gli investitori esteri a continuare a comprare il nostro debito pubblico?
Le fondazioni bancarie possono contribuire a rendere il nostro sistema di intermediazione finanziaria più funzionale alla crescita delle imprese e degli investimenti. A patto di non ostinarsi a mantenere il controllo delle banche conferitarie, mettendo a rischio solidità reddituale e patrimoniale.