La nuova versione del decreto legislativo che introduce il concordato preventivo lascia molta discrezionalità all’amministrazione fiscale sulla proposta da formulare al contribuente. L’Agenzia delle entrate dovrà fare uno sforzo di trasparenza sui risultati ottenuti.
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Il concordato preventivo è già stato sperimentato in passato con scarsi risultati. La versione attuale si avvale di nuovi strumenti che si fondano su dati individuali e analitici. Ma resta da capire se riuscirà nel suo obiettivo: ridurre l’evasione.
Il concordato preventivo può ridurre gli oneri dell’amministrazione finanziaria e garantire un gettito certo, anche se inferiore a quello teorico. Purché vi sia una ragionevole proporzionalità. E si possa comunque intervenire in caso di grave evasione.