I terreni dell’Expo di Milano dovevano essere venduti realizzando una ricca plusvalenza a beneficio dei contribuenti. Non se ne è fatto nulla e, dopo ipotesi varie e fantasiose, si è deciso per il progetto di un grande centro di ricerca scientifica per la salute. Ma ne vale la spesa?
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Alcune critiche a Expo erano legittime, soprattutto per quanto riguarda l’irrealistica analisi costi-benefici. Ora che è iniziato però, la principale preoccupazione deve essere impegnarsi per arrivare in fondo nel migliore dei modi. Il corteo del 1 maggio e il vizio culturale di dire sempre no.
Fonte: UNWTO, World Tourism Barometer – December 2014. Anno di riferimento 2013
Al convegno L’Expo delle Idee il presidente del Consiglio ha usato parole di ottimismo “Il 2015 sarà un anno felix” e ha poi aggiunto “Con Expo torniamo a correre”. Di correre il settore turistico dell’Italia ha un gran bisogno. Abbiamo 50 luoghi che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio Generale dell’Umanità – ben più di Francia e Spagna – ma le visite e gli introiti turistici dell’Italia sono al livello di Turchia e Tailandia, ben al di sotto di Francia e Spagna.
Cosa può fare l’Antitrust contro la corruzione che sembra sempre più diffusa? Intanto, da tempo ha intensificato i controlli sulla collusione negli appalti. E ha pubblicato un Vedemecum che invita le imprese a segnalare i casi sospetti. Come migliorare le informazioni sulle gare di appalto.
Il problema di Expo 2015 non è la corruzione né i ritardi. Il vero problema è che non avrebbe dovuto esistere. Quando, in preda ad una ubriacatura retorica collettiva, si rinuncia ad una seria analisi costi benefici, chi ci perde è la collettività.