Ancora una volta, la legge di bilancio non fa una scelta chiara sul futuro del servizio sanitario nazionale. A parole lo si sostiene, ma le risorse aggiuntive sono poche. Eppure, finora ha permesso di controllare la spesa pur garantendo servizi di qualità.
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Lo spread non è nato con l’euro. Esiste da quando esiste un mercato per il denaro che gli stati prendono a prestito per finanziare il loro fabbisogno. Senza moneta unica, il prezzo sui titoli italiani rifletterebbe il rischio di default e quello di cambio.
Lega e M5s lanciano fuoco e fiamme contro l’incarico di governo a Cottarelli. Ma nel loro contratto ci sono anche idee riprese dal rapporto che l’allora commissario alla spending review presentò nel 2014, per esempio su sanità e costi della politica.
Secondo due associazioni di categoria, milioni di italiani potrebbero ritrovarsi tra pochi anni senza medico di famiglia. Ma l’allarme è giustificato? In futuro serviranno medici di tipo diverso. Intanto, la medicina generale non sembra attirare i giovani.
La legge di bilancio prevede un “condono” sulle somme che le aziende farmaceutiche dovrebbero rimborsare allo stato per lo sforamento dei tetti di spesa. Si risolve forse un pasticcio sulla spesa farmaceutica ospedaliera, ma il futuro è tutto da scrivere.
Il superticket ha cambiato la natura di uno strumento pensato invece per responsabilizzare i cittadini sui costi del servizio sanitario. Per questo dovrebbe essere cancellato, ripensando nello stesso tempo l’intero sistema delle compartecipazioni.
Le diseguaglianze in tema di salute esistono in tutti i paesi, sviluppati e non, con o senza sistema sanitario universale. Ma quali fattori le determinano? Quanto conta il reddito e quanto la cultura? Se ne discuterà al Festival dell’Economia di Trento.
La spesa sanitaria in Italia si è stabilizzata al 6,8 per cento del Pil. Lo certifica il Def. E per i prossimi anni sono previsti aumenti minimi. Sarebbe invece il momento di investire in salute. E di delineare il futuro del nostro sistema sanitario.