Monte dei Paschi di Siena è riuscita a conquistare Mediobanca. Un’operazione importante, ma non sufficiente per farne un gruppo capace di competere con le grandi banche italiane e straniere. Resta poi aperta la questione di Assicurazioni Generali.
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Fiat vende gli autocarri all’indiana Tata. Meglio avere un azionista nuovo che vuole crescere in Europa che uno vecchio e stanco che non investe. Purché il governo non cada nella tentazione di mettersi di traverso. O almeno che lo faccia in punta di piedi.

Il governo ha usato il golden power per bloccare l’operazione lanciata da Unicredit su Banco BPM. Con un motivo del tutto pretestuoso non solo è entrato in partita, ma ha anche commesso una scorrettezza. Proprio quello che un arbitro non dovrebbe mai fare.

Tar e Commissione europea hanno messo paletti all’esercizio dei poteri speciali nell’operazione Unicredit-Banco Bpm. Più in generale, l’eccessivo interesse dei governi nazionali per le banche contrasta con la costruzione di un mercato unico dei capitali.
Andrebbe maneggiato con cautela, per garantire certezze agli operatori di mercato, e invece il golden power è usato nel settore bancario in modo molto disinvolto dai governi, compreso il nostro. Un ostacolo alla creazione del mercato unico dei capitali.
Nella vicenda Unicredit-Commerzbank-Banco Bpm il governo tedesco e quello italiano cercano di condizionare l’esito di operazioni di mercato. Dovrebbero invece completare l’unione bancaria, creando un ambiente favorevole alle concentrazioni cross-border.
Uno scudo sempre più esteso difende l’economia italiana dai predatori stranieri: il governo Draghi ha alzato il muro del Golden Power. Lo strumento permette di opporsi ad acquisizioni ostili di attori extraeuropei, ma anche di monitorare operazioni di aziende europee.
La decisione di prorogare i poteri di intervento statali in settori strategici appare difficilmente giustificabile. L’area di azione e di monitoraggio andrebbe invece delimitata per emancipare i settori regolamentati da un costoso “occhio” pubblico.
Si dice spesso che i lavoratori temano i processi di automazione all’interno delle aziende. Uno studio mostra che, al contrario, sono rassicurati dagli investimenti in tecnologie, interpretati come un segnale di salute dell’impresa. Diventa però cruciale la riqualificazione professionale. Arrivano brutte notizie dall’Indice di democrazia dell’Economist: la pandemia ne ha accentuato il calo, anche in aree del pianeta “insospettabili”. Appellandosi alla necessità di contenere l’epidemia di Covid-19, sono stati prorogati di un altro anno i poteri di intervento dello stato in settori strategici. Una decisione difficilmente giustificabile sotto il profilo giuridico, che potrebbe aprire conflitti con le autorità europee. La legge di bilancio ha nettamente aumentato le indennità dei sindaci. Dovrebbe servire ad attrarre in politica persone più qualificate. Ma per i cittadini contano i servizi offerti, che non miglioreranno perché i comuni restano troppi e troppo piccoli. A parità di carriera e retribuzione, i giornalisti percepiscono una pensione più alta degli altri lavoratori. Una nota dell’Inps conferma ancora una volta i privilegi garantiti dall’Inpgi, ormai diventati insostenibili.
Spesso un grafico vale più di tante parole: seguite la nostra rubrica “La parola ai grafici”.
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Introdotto per tutelare difesa, sicurezza nazionale e poche altre attività strategiche, oggi il golden power si estende fino alle acquisizioni infra-europee, complice anche la pandemia. Rivedere la norma perché torni a essere uno strumento eccezionale.