A fine settembre si terrà il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Se la riforma sarà confermata dal voto popolare, probabilmente si rimetterà mano anche alla legge elettorale. In ogni caso, il ruolo del Senato andrebbe ripensato.
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Nella sentenza della Corte costituzionale tedesca bisogna distinguere due livelli. Il primo riguarda la valutazione della politica monetaria della Bce, l’altro le competenze nell’Ue. Non è una decisione antieuropea, ma a garanzia dei principi democratici.
L’Irlanda va al voto per eleggere una nuova Camera dei rappresentanti. Che a sua volta eleggerà la maggior parte dei senatori. Sia il suo parlamento bicamerale sia il suo sistema elettorale potrebbero ispirare riforme utili anche in Italia.
Per l’ennesima volta, si discute di una nuova legge elettorale. Un modello semplice, rispettoso dei diritti, potrebbe essere un sistema proporzionale di lista con riparto definitivo in circoscrizioni di piccola dimensione e con una sola preferenza.
In Parlamento si discutono due proposte di revisione costituzionale relative al referendum d’iniziativa popolare e alla riduzione del numero dei parlamentari. Prima, però, occorrerebbe ricondurre il modello elettorale ai requisiti democratici condivisi.
Se è populista un movimento politico che abusa della regola della maggioranza, contesta le élite fino a quando non arriva al potere e tende a negare il pluralismo, allora l’attuale situazione italiana è stata preparata dai 25 anni precedenti.
Con le elezioni del 4 marzo i cittadini hanno eletto un parlamento che rischia di rimanere senza maggioranza. L’intransigenza di partiti e gruppi parlamentari potrebbe dipendere dalle rigidità della legge elettorale e in particolare dalle liste bloccate.
La nuova legge elettorale italiana dovrebbe fondarsi sul modello tedesco. Che però è complesso e ha seri difetti di sostanza e di forma. In più, in Italia mancherebbe un elemento importante: la sfiducia costruttiva, che favorisce la stabilità dei governi.