Nell’ultimo decennio i livelli di investimento in Europa sono stati molto bassi, determinando un forte deterioramento delle infrastrutture. Per questo il piano Juncker potrebbe dare buoni risultati, come mostrano anche le stime del Fondo monetario. E per l’Eurozona è forse l’ultima occasione.
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L’Europa ha finito per creare un governo della moneta che sfugge alla responsabilità di dotare il settore privato delle risorse finanziarie necessarie per la crescita della produzione e del lavoro. E va in cerca di altri soggetti disposti a farlo, offrendo sul piatto la garanzia di Francoforte.
La crisi morde e molte Regioni varano misure di sostegno alle famiglie in difficoltà. Interventi lodevoli, ma spesso realizzati senza prima valutarne costi ed effetti. I dati su un contributo del Veneto suggeriscono che a volte le risorse si potrebbero utilizzare in modo diverso e più utile.
Nell’ultimo decennio, l’Italia è rimasta il fanalino di coda in Europa per quantità, qualità e creazione di capitale fisso. Il nostro sistema economico non perde solo produttività, ma anche un altro fondamentale fattore produttivo. La qualità degli investimenti di medio e lungo termine.
Si può pensare di attrarre in Italia più investimenti esteri con l’attuale disciplina dei reati tributari? Non ricadono in ambito penale solo i comportamenti criminali, ma anche altri privi di caratteristiche fraudolente.
Il Governo vuole ottenere dall’Europa la clausola di flessibilità sugli investimenti pubblici, indipendentemente dalla qualità dei progetti e dei loro effetti per il paese. È un errore, tanto più in tempi di spending review. Le norme mai applicate sulla valutazione economica degli interventi.
Il Brasile non cresce più a ritmi vertiginosi. E per questo sembra delinearsi un cambiamento del modello macroeconomico, spostando la domanda dal consumo agli investimenti, per aumentare la produttività dell’industria e sopperire alle carenze infrastrutturali. Ne è un esempio la legge sui porti.
La notizia della confisca del patrimonio di un imprenditore siciliano attivo nel settore delle energie rinnovabili porta a interrogarsi sullo stato dell’economia della Mafia in tempo di crisi. Le strategie di investimento si differenziano ora per territori. Cambiano i rapporti con la politica.
La riforma del Patto di stabilità interno è da anni in cima all’agenda politica. Finora, tuttavia, i correttivi introdotti hanno seguito la logica della toppa, senza risolverne le criticità strutturali. Ora la palla passa al prossimo Governo. E le promesse da campagna elettorale si sprecano.