Con o senza reddito di cittadinanza, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro si può favorire senza costi eccessivi mettendo a punto un progetto, testandolo e ampliandolo solo se efficace. Lo dimostra una sperimentazione dell’università di Ferrara.
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Le questioni sollevate dai lavoratori delle piattaforme digitali di intermediazione non si possono risolvere solo nei tribunali. Un nuovo campo di tutele e protezioni può essere recuperato proprio nel controllo e corretto utilizzo della tecnologia digitale.
Uno studio analizza in modo scientifico e rigoroso gli effetti del contratto a tutele crescenti su assunzioni e licenziamenti. Ha certo reso più flessibile il mercato del lavoro e aumentato la mobilità di imprese e lavoratori. E l’occupazione è aumentata.
L’accordo tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil è stato definitivamente firmato. Contiene novità importanti su busta paga, contrattazione e politiche del lavoro. Ma il rinnovato clima di collaborazione dovrà fare i conti con un quadro politico mutato.
Sale l’occupazione femminile e diminuisce il divario salariale fra uomini e donne. Ma per arrivare a una maggiore parità di genere nel mondo del lavoro bisogna comprendere il legame tra comportamento delle imprese, dei lavoratori e dei loro colleghi.
In Italia le donne che hanno un figlio soffrono di una penalità nel reddito da lavoro per un periodo lunghissimo, fino a 15 anni dopo la prima gravidanza. L’entità della perdita dipende da quanto tempo è passato dal conseguimento del titolo di studio.
È vero che per i neodiplomati tecnici e professionali il sistema di sgravi contributivi del Jobs act ha ampliato la quota di contratti a tempo indeterminato. Ma lo ha fatto a scapito dell’apprendistato e non di altre forme di lavoro più precario.
Un sistema di estensione formale dell’efficacia dei contratti può aiutare a combattere il fenomeno degli accordi pirata e a ridurre le disparità di trattamento. Non deve essere automatico, ma subordinato alla valutazione degli effetti economici e sociali.
Le statistiche dicono che il recupero dell’occupazione è dovuto agli inattivi e non ai disoccupati. Colpa di un sistema che si affida alle relazioni personali più che ai centri per l’impiego. E così il mercato del lavoro resta ben poco meritocratico.
Si continua a discutere di come ridurre i contratti a termine. Ma eventuali nuove norme restrittive non riuscirebbero comunque a eliminarli del tutto. Perché la parte maggioritaria del fenomeno si spiega con posti di lavoro effettivamente temporanei.