La legge di bilancio 2019 ha istituito il Fondo indennizzo risparmiatori per le vittime dei recenti dissesti bancari. A molti risparmiatori e ad alcuni politici non basta. Ma le erogazioni quasi automatiche rischiano di essere ingiuste e inapplicabili.
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Per aggiustare il deficit 2019 tutti chiedono al governo una manovra correttiva. Che si potrebbe evitare se l’esecutivo scrivesse una legge di bilancio 2020 che rispetti l’algebra e il buonsenso, prima ancora che l’economia.
Il livello massimo del saldo netto da finanziare riportato nell’articolo 1 della legge bilancio non corrisponde a quello dei prospetti dei bilanci di previsione. L’errore va corretto. Altrimenti il saldo netto da finanziare risulterebbe molto più alto.
La legge di bilancio 2019 estende il regime dei minimi per le partite Iva. Le condizioni per rientrarvi così come disegnate dal governo Conte aprono la via a comportamenti strategici da parte dei contribuenti. E creano comunque incentivi all’evasione.
La legge di stabilità 2019 prevede nuove assunzioni e risorse economiche per l’Ispettorato nazionale del lavoro. È un primo passo, ma c’è ancora molto da lavorare se si vuol far decollare il progetto di una efficace vigilanza sul mercato del lavoro.
La web tax riscritta dalla legge di bilancio 2019 recepisce appieno le indicazioni della proposta di direttiva della Commissione europea. L’Italia è il primo paese ad attuarla, anche se serve qualche ulteriore chiarimento per evitare estensioni indebite.
Il governo cambia tattica e decide di fare i compiti per il 2019, limando il deficit al 2,04 per cento del Pil e la crescita all’uno per cento. Arriva una tregua natalizia che non risolve i problemi di una manovra di cattiva qualità.
Per ottenere il via libera dalla Commissione europea, il governo ha introdotto nella legge di bilancio una clausola di salvaguardia: un netto aumento dell’Iva nel 2020 e 2021. Solo una svolta nella politica economica e redistributiva può disinnescarla.
Un emendamento al decreto fiscale vorrebbe introdurre un prelievo dell’1,5 per cento sui trasferimenti verso i paesi extra-Ue. Per gli immigrati si tratterebbe di una nuova tassa, da sommare a quelle in vigore su permessi di soggiorno e naturalizzazioni.