La proposta della Commissione è appena arrivata e già si scontra con le levate di scudi dei governi nazionali. Eppure, il nuovo bilancio europeo finanzia beni pubblici europei fondamentali, ma finora negletti, come immigrazione, sicurezza e difesa.
Tag: massimo bordignon Pagina 8 di 9
Continuano in Europa le trattative su bilancio europeo e stabilizzazione dell’Eurozona. Se sul primo tema un compromesso è possibile, più difficile un accordo sul secondo. Per l’Italia potrebbe non essere un male, anche se i rischi non mancano.
I partiti che hanno vinto le ultime elezioni hanno una soluzione semplice per il problema della sovranità: rinnegare le politiche europee. Ma è una soluzione illusoria. Una maggiore democraticità si ritrova solo ampliando il dibattito politico in Europa.
Le conseguenze del voto tedesco non saranno limitate alla sola Germania. C’è il rischio serio che i risultati elettorali danneggino il processo di riforma dell’unione monetaria e di conseguenza i paesi più deboli dell’area, a cominciare dall’Italia.
Il fiscal compact è un accordo intergovernativo firmato al culmine della crisi dell’euro. Mettere il veto alla sua integrazione nei trattati può essere utile all’interno di una contrattazione sulla revisione delle regole che governano l’area monetaria.
È un’illusione pensare che politiche in disavanzo per cinque anni possano consentire, semplicemente tagliando le imposte, di sostenere una crescita rigogliosa e tale da garantire comunque una riduzione del debito. Il risveglio potrebbe essere brusco.
Si dice spesso che la nuova legge elettorale nazionale deve essere proporzionale perché così ha detto la Consulta con la sentenza sull’Italicum. Ma non è vero. La Corte non ha bocciato il ballottaggio. Anzi l’ha esplicitamente ammesso nel caso dei sindaci.
Votare in ottobre significa iniziare l’iter della legge di bilancio con un governo dimissionario e senza certezze su quello futuro. Non è una questione da sottovalutare perché si riflette sul nostre processo di stabilizzazione delle finanze pubbliche.
I partiti maggiori sembrano aver trovato l’accordo sulla nuova legge elettorale. Dovrebbe ricalcare il sistema tedesco, ma se ne discosta su punti fondamentali. Tanto che candidati vincitori nei collegi uninominali potrebbero essere esclusi dal parlamento.
Mattarellum, la legge più semplice
Di Paolo Balduzzi e Massimo Bordignon
il 30/05/2017
in Commenti e repliche
Governabilità, regole e scelta dei candidati
Ringraziamo tutti per gli interessanti commenti al nostro articolo “Alla ricerca della legge elettorale perduta”. Vorremmo innanzitutto ribadire che il messaggio principale del nostro articolo è che il Mattarellum, al momento, ci sembra la legge elettorale più facilmente attuabile (e approvabile) delle alternative possibili. Si tratta di una legge già utilizzata, il testo è già pronto ed è un meccanismo relativamente semplice da capire.
A nostro avviso, in mancanza di una proposta maggioritaria di nuova legge elettorale, varrebbe la pena di tentare anche questa strada. Tanto è vero che in commissione Affari costituzionali sono già state depositate alcune proposte per cancellare le ultime due leggi elettorali, ripristinando così proprio il Mattarellum. Naturalmente, la commissione si occuperà anche delle nuove proposte di cui tanto si parla in questi ultimi giorni e che approfondiremo in un contributo successivo.
Per adesso, i punti principali sollevati dai commenti ci sembrano tre.