Il sistema bancario ha usato tre quarti delle garanzie pubbliche per ridurre i propri rischi e solo un quarto per aumentare la liquidità delle imprese. Ma la misura è stata utile perché è meglio se lo stato aiuta banche e imprese quando sono ancora vive.
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Dopo il crollo del secondo trimestre l’economia mondiale si avvia a un chiaro ritorno alla crescita nel terzo trimestre del 2020. Più rapido negli Stati Uniti e in Cina che in Europa. E più veloce in Germania che nel resto dell’Eurozona.
I dati preliminari di giugno mostrano che quello appena concluso è per la crescita il peggior trimestre da quando esiste questo genere di rilevazioni. Ma attestano anche che i germogli di ripresa sono presenti dappertutto. Un po’ meno in Italia.
La puntualità dei pagamenti fa sì che le imprese dispongano di un flusso di cassa sano e della liquidità necessaria per le loro operazioni commerciali. Per questo è fondamentale che la Pa saldi i suoi debiti nei termini stabiliti.
La proprietà e la gestione familiare incidono sui risultati aziendali. Gli effetti però mutano in modo significativo con la dimensione dell’impresa. Possono essere positivi per gli operatori piccoli, mentre diventano negativi per quelli più grandi.
Nell’ultimo decennio il nostro sistema imprenditoriale ha vissuto diversi cambiamenti, anche normativi. Alcuni tratti peculiari della governance delle società si sono però acuiti. Delineando un contesto poco adatto a raccogliere le sfide attuali.
L’articolo 26 del “decreto Rilancio” prevede interventi fiscali e finanziari per agevolare la ricapitalizzazione delle imprese di minori dimensioni. Rischia però di imporre tempi troppo stretti per rispettare i vincoli comunitari sugli aiuti di Stato.
I dati di maggio indicano che la recessione da Covid-19 si sta attenuando, anche se in misura variabile tra paesi. Di certo però i segni della crisi sul mercato del lavoro e nei bilanci aziendali si vedranno a lungo. Sia nell’Eurozona sia negli Stati Uniti e in Cina.
“Profitti privati e perdite pubbliche” come si diceva ai tempi della Fiat? Il prestito garantito richiesto da Fca, in realtà, non sembra necessariamente rientrare in quella logica, purché da questa operazione benefici l’intera filiera produttiva.
Il provvedimento delude chi sperava in misure a favore della capitalizzazione delle imprese come adeguata alternativa a un indebitamento incrementale. Aumentano così i rischi sistemici e si comprimono le prospettive dell’economia più sana.