È difficile fare previsioni economiche in tempi di forte incertezza geopolitica. L’ultimo esempio sono le stime di crescita negative dello scorso anno per i paesi coinvolti nella crisi ucraina. Ma anche l’ottimismo di oggi rischia di rivelarsi eccessivo.
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Le spese effettivamente sostenute per l’attuazione del Pnrr sono inferiori alle previsioni. Ma mancano informazioni su quali siano le aree di intervento in difficoltà. Una maggiore trasparenza renderebbe più significativo il dibattito intorno al Piano.
Sono attendibili le rosee stime della Commissione e di altri organismi internazionali sull’economia italiana? In tempi tanto incerti è difficile fare previsioni. Ma è probabile che l’inflazione duri più a lungo di quanto sostengono le banche centrali.
Le previsioni economiche di primavera della Commissione europea confermano il buon andamento dei piccoli paesi e la permanenza di un nucleo forte intorno alla Germania. Per altri invece i problemi non sono finiti. Dietro l’unione monetaria, una disunione reale tra gli Stati che ne fanno parte.
Dopo l’approvazione definitiva, ricapitoliamo come la Legge di stabilità influirà sui conti pubblici. Non rappresenta una sfida al rigore di Bruxelles, ma un modesto e temporaneo sforamento degli obiettivi di deficit. La spending review non ha tagliato la spesa in misura sufficiente.
Il modello per determinare Pil potenziale utilizzato in Europa sottostima la capacità produttiva dell’economia. Ne conseguono raccomandazioni di politica di bilancio troppo restrittive, un rischio che l’Eurozona oggi non può correre.
Ci hanno provato in molti, non ultima Goldman Sachs. Ma davvero si può prevedere l’andamento dei Mondiali di calcio ormai alle porte? Un’analisi alternativa combina variabili calcistiche e quotazioni dei bookmakers. Comunque, non lascia speranze agli azzurri.
Sulla possibile ripresa dell’economia italiana è in atto una sorta di balletto delle cifre. Ma l’alternarsi di notizie e analisi contrastanti da parte delle istituzioni preposte alla formulazione delle previsioni contribuisce a rafforzare l’opinione molto diffusa che dei dati non ci si può fidare
Al di là dei problemi che rendono difficile la rilevazione, al sondaggista può capitare di cadere nella trappola dell’opinione dominante. Dubita così dei numeri che ha raccolto e, occhieggiando i risultati dei colleghi, attenua le tendenze che ne emergono. Che poi a urne aperte si rivelano corrette.