Con un sistema di ammortizzatori sociali che preveda diverse misure di protezione sociale contro la disoccupazione diminuirebbe la spesa complessiva per il reddito minimo, anche nei casi di cumulabilità. È una strada che altri paesi già percorrono.
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Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alle affermazioni di Luigi Di Maio e Michele Anzaldi sul reddito di cittadinanza.
Dal 2010 la percentuale di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale in Italia è aumentata molto più della media europea. La situazione è grave anche perché nel nostro paese non è mai stato introdotto un reddito minimo. Le misure previste dalla legge di stabilità sono un punto di partenza?
La proposta Inps per pensioni universali di vecchiaia ha il pregio di superare una serie di problemi di attuazione storicamente molto difficili da risolvere in Italia. Resta una soluzione parziale, ma è il primo passo per la riforma delle politiche di contrasto alla povertà nel nostro paese.
L’introduzione di un reddito minimo per gli ultra-cinquantacinquenni in condizioni di povertà, suggerita dal presidente dell’Inps, rischia di frammentare ulteriormente il welfare italiano. Servirebbe esattamente il contrario: una misura universalistica di sostegno al reddito dei poveri assoluti.
Si torna a parlare di reddito minimo. Con una maggiore consapevolezza rispetto al passato, anche perché il problema della povertà si è drammaticamente aggravato. Un reddito di inclusione sociale, da introdurre gradualmente, costerebbe poco più di 7 miliardi l’anno.
L’introduzione di un reddito minimo per i poveri di tipo non categoriale è stata cancellata dall’agenda politica. Il Governo Renzi si interessa solo di lavoratori con scarso reddito o disoccupati. Dimenticando chi non è mai entrato nel mercato del lavoro.
Finalmente arriva uno stanziamento sufficiente alla sperimentazione di una misura universale di contrasto alla povertà. Tuttavia ancora una volta c’è il rischio che i fondi siano utilizzati in modo frammentario, riservandoli a categorie molto ristrette di beneficiari. Dubbi e incertezze da fugare.
Non c’è solo la differenza di costi tra le diverse proposte di reddito minimo. Per M5S e Sel i beneficiari sono gli adulti potenziali lavoratori. Si sottovalutano così i bisogni specifici dei minori. Ma anche dei giovani adulti senza qualifica. I problemi che nascono dalla titolarità individuale.
Alcuni chiarimenti sul reddito minimo
Di Massimo Baldini e Ugo Trivellato
il 05/05/2015
in Commenti e repliche
Sul tema del Reddito di Inclusione sociale (Reis), o comunque di un reddito minimo, vi sono stati numerosi commenti al nostro articolo.
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