L’accordo tra Stato e regioni sulla sanità regionale prevede un taglio da 2,3 miliardi. Raggiunto per l’assenza del Veneto, rinvia tutte le questioni più spinose. Soprattutto prevede un aumento delle risorse per il 2016. E allora chi si metterà a tagliare oggi, quando domani potrà spendere di più?
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Le riforme costituzionali approvate in prima lettura dalle Camere cambiano di nuovo la potestà in materia di turismo, quattordici anni fa attribuita in esclusiva alle Regioni e da allora gestita in ordine sparso. Ma non è detto che sia una buona notizia per la promozione della “marca Italia”.
Il Jobs Act intende riportare a livello centrale i servizi pubblici per l’impiego. È un bene o un male? Il vero problema in Italia non è tanto che siano affidati agli enti locali. Ma che manchi una qualsiasi valutazione delle politiche e di chi è chiamato a realizzarle. Il confronto in Europa.
In sede di approvazione, Senato, Camera e Governo stesso hanno fatto alcuni cambiamenti alla legge di Stabilità. Piccoli ma significativi. Si va dalla riduzione di importanti tagli (Regioni e Difesa) alla discutibile forma di tassazione dei fondi pensione, fino a qualche “mancetta” secondo tradizione.
Sui fondi strutturali ci sono due possibilità: si può accettare l’incapacità di spesa delle amministrazioni e riprogrammare le risorse destinate a coesione e sviluppo. Oppure si possono mettere in atto vari strumenti che riescano almeno migliorare la situazione. Cosa prevede la Legge di stabilità.
La modifica all’Irap contenuta nella legge di Stabilità desta preoccupazioni per la sostenibilità dei bilanci regionali, in particolare della spesa sanitaria. E limita l’autonomia delle Regioni, privandole di fatto della possibilità di usarla come strumento di politica industriale locale.
Quale contributo può dare il trasporto locale ai 4 miliardi di spesa in meno chiesto alle Regioni, senza penalizzare il servizio? Si potrebbe cominciare a costruire un trasporto nell’interesse di tutti e non di pochi, con aziende che non siano più una riserva di consenso elettorale.
La Legge di stabilità chiede alle regioni tagli per almeno 2 miliardi netti. Per dimensioni, il primo candidato è la sanità. Dove risparmi sono possibili, ma solo come somma di tanti piccoli interventi nel mare della spesa. E richiedono programmazione, impegno e collaborazione da parte di tutti.
Firmato il Patto per la salute per il 2014-2016. La sanità è stata esclusa dalla spending review, ma ciò non significa che non si debba cercare di razionalizzarne la spesa. Perché è necessario passare al criterio del costo standard per malattia. Anche se le Regioni preferiscono l’auto-revisione.
Federalismo e agenzia del lavoro: non siamo all’anno zero
Di Daniele Fano
il 13/02/2015
in Commenti e repliche
Due recenti interventi su La Voce hanno affrontato le incognite del futuro rapporto Stato-Regioni: Massimo Bordignon sul piano generale, Francesco Giubileo con riferimento all’attuazione del Jobs Act e alla creazione di una Agenzia Nazionale del Lavoro.
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