Fenomeni potenzialmente catastrofici come il coronavirus richiederebbero l’applicazione del principio di precauzione. Il confronto fra due circolari fa pensare invece che l’attenzione alla massima precauzione possibile a un certo punto si sia ridotta e che l’allarme sia stato sottovalutato.
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La Bce vara un piano straordinario da 750 miliardi. Funzionerà? Dipende dalla composizione degli acquisti di titoli di stato: dovrebbe andare incontro ai paesi con debiti più alti. Ma la vera svolta sarebbe svincolare il programma Omt dall’accesso al Mes.
I mercati hanno reagito in modo molto negativo alle parole di Christine Lagarde sullo spread dei titoli sovrani. Invece proprio questo sarebbe il momento di mostrare che anche nella zona euro la cooperazione tra politica monetaria e fiscale non è un tabù.
La Commissione europea annuncia un primo piano per affrontare la crisi da coronavirus: è insufficiente. La mancanza di una capacità fiscale comune e di un coordinamento efficace della politica fiscale è il tallone d’Achille della Unione monetaria.
Di fronte alla crisi dei migranti sul confine greco la Ue torna a subire i ricatti di Erdogan. Ma soprattutto l’Europa liberale e democratica finisce per adottare un approccio non lontano da quello propugnato dai partiti nazional-populisti e xenofobi.
Nasce l’alleanza europea per le batterie, con 3,2 miliardi di finanziamenti pubblici alla ricerca e sviluppo. Si tratta di un settore sempre più strategico, che coinvolge l’automotive e la produzione di energia pulita. Anche l’Italia farà la sua parte.
Il ministro delle Finanze tedesco ha lanciato un’articolata proposta di Unione bancaria. È un’importante occasione per riaprire la discussione. Ma il governo italiano deve arrivare alle trattative con una proposta ben preparata e argomentata.
Il 31 ottobre è la data fatidica per la Brexit. Il duello finale sarà all’ultimo sangue. Perché se sarà “no-deal” e uscita dalla Ue, Johnson vincerà le successive elezioni politiche. Ma lo scenario cambia se sarà costretto a chiedere un’estensione all’Europa.
Il governo prepara un decreto per restringere ancora il riconoscimento del diritto d’asilo. Avrà ben pochi effetti. E in ogni caso, l’Italia ha interesse all’arrivo di migranti, perché li richiede il mercato del lavoro e per motivi demografici.
Troppo facile imputare all’Europa anni di decisioni mancate. Soprattutto se la responsabilità è dei singoli paesi, che con un sistema di veti incrociati possono paralizzare le riforme. Quando è l’Unione Europea a decidere, il meccanismo non si inceppa.