L’Italia sta chiedendo un’interpretazione più flessibile del Patto di Stabilità e di Crescita nell’avviare la manovra di bilancio per il 2015. Ci sono pochi mesi a disposizione. Ma il paradosso è che rischiamo di non poter neanche aprire una seria trattativa con Bruxelles fino a ottobre inoltrato.
Perché lo stesso perimetro della manovra di bilancio rischia di rimanere indefinito fino a inizio ottobre quando l’Istat renderà disponibili le nuove serie del prodotto interno lordo, del debito pubblico, etc., definite sulla base delle nuove regole adottate a livello europeo per la contabilità nazionale (Sec). Sono le grandezze necessarie per definire i saldi 2015. Renzi si è impegnato a presentare la manovra in agosto e comunque il Governo, al di là delle scadenze sulle riforme non sempre prese troppo in considerazione dal Presidente del Consiglio, il governo deve per legge presentare in Parlamento la nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Def) entro il 20 settembre. Avremo così paradossalmente una nota di aggiornamento destinata a sua volta ad essere aggiornata nel giro di pochi giorni.
Certo, non si può dare colpa al Governo Renzi di questo ritardo dell’Istat. Semmai la responsabilità è dell’esecutivo precedente che ha lasciato per troppo tempo vacante il posto di Presidente dell’Istat dopo che a Enrico Giovannini era stato chiesto di diventare ministro. Ci siamo così rassegnati nel 2014 a non avere ancora i dati del censimento 2011. Ma questa volta il danno è molto più grave. Urge un ripensamento e una revisione del calendario Istat. Sarà la prima vera sfida del neo-presidente, Giorgio Alleva. Non possiamo permetterci ulteriori ritardi rispetto agli altri paesi del sistema integrato di statistiche europee, che hanno già proceduto alla revisione della contabilità.
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