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L’Italia protagonista della rivoluzione energetica *

Roberto Della Seta e Francesco Ferrante*

LE TRE DOMANDE SUGLI INCENTIVI

In un recente editoriale sul Corriere della Sera, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi hanno aggiunto la loro voce a quella di altri commentatori – si pensi a Massimo Mucchetti – che periodicamente denunciano il peso eccessivo sulle bollette degli incentivi destinati al sostegno delle energie rinnovabili. (1)
Questi allarmi vanno presi sul serio: per l’autorevolezza di chi li lancia e l’eco non irrilevante di cui godono nelle forze sociali, a cominciare da Confindustria, e per il dato incontestabile che il costo dell’energia elettrica in Italia – soprattutto per le piccole e medie imprese – è più alto che nel resto d’Europa.
Per valutare la sostenibilità degli attuali incentivi, occorre in primo luogo rispondere a tre domande: quanto costano davvero, a cosa servono, come si comportano in questo campo gli altri grandi paesi europei.
Sul primo punto, vanno corrette alcune imprecisioni: non è vero, come hanno scritto Alesina e Giavazzi, che l’Italia spenda 11 miliardi di euro all’anno per sostenere il fotovoltaico. Le norme in vigore prevedono un tetto massimo di spesa per il solare elettrico di 6,7 miliardi. Anche aggiungendo gli incentivi previsti per tutte le altre fonti rinnovabili si resta comunque sotto i 10 miliardi: cifra certamente ingente, ma analoga a quella che si registra in Germania, dove con un mercato elettrico doppio del nostro l’importo totale degli incentivi è di 20 miliardi.
Cosa si è fatto in Italia con questi 10 miliardi di incentivi? Non poco. Oggi più di un chilovattora su quattro dei nostri consumi elettrici (il doppio di cinque anni fa) è “pulito”, cioè non dà luogo a un solo grammo di emissioni inquinanti. Nel dettaglio: su 320 TWh consumati in Italia nel 2012, di cui 280 prodotti a casa nostra, 18,3 sono venuti dal fotovoltaico, 13,1 dall’eolico, 43,5 dall’idroelettrico, 5,2 dal geotermico, circa 10 dalle biomasse. Un risultato prezioso per la salute dei cittadini, e un passo importante per centrare quei traguardi – 30 per cento di rinnovabili elettriche e 17 per cento di rinnovabili sull’energia totale entro il 2020 – per i quali ci siamo impegnati anche in sede europea.

CHI CI GUADAGNA?

Un altro argomento che spesso si ascolta contro gli incentivi è che avrebbero spianato la strada agli “stranieri”, in particolare ai cinesi che producono pannelli a basso costo. Accusa curiosa, visto che l’alternativa alle rinnovabili sono il petrolio e il gas che importiamo quasi per intero. E accusa in parte infondata: in un impianto fotovoltaico il costo del pannello incide per il 30 per cento, tutto il resto è italiano. Per esempio è italianissima la sofisticata tecnologia racchiusa negli inverter, e guarda caso sono italiani pure gli inverter utilizzati nel più grande impianto fotovoltaico cinese (toscani) e nella centrale solare più grande del mondo che si sta realizzando negli Usa (emiliani).
Questa la situazione a oggi. Si sarebbe potuto fare meglio? Sicuramente sì. Chi scrive ha tentato inutilmente di convincere prima Silvio Berlusconi e Paolo Romani e poi Mario Monti e Corrado Passera che per tenere sotto controllo gli incentivi bisognava imitare l’esempio tedesco: procedure più semplici e un sistema che riduca automaticamente il contributo via via che migliorano le tecnologie e dunque si abbassano i costi. Si è scelta una strada quasi opposta, fatta di tetti rigidi che inevitabilmente hanno favorito qualche furbo di troppo e di appesantimenti burocratici – le aste, i registri – che stanno togliendo ossigeno a uno dei pochi comparti industriali in crescita malgrado la crisi.
Se si vuole un sistema energetico più moderno e meno oneroso è urgente rimediare a questi errori, come lo è agire su altri fronti ugualmente sensibili: efficienza energetica, più spinta alle rinnovabili termiche, adeguare la rete elettrica, promuovere l’autoconsumo nelle grandi utenze, proseguire nella liberalizzazione del mercato del gas. Inoltre, non sarebbe male risparmiare su altri incentivi, questi sì decisamente impropri: i 500 milioni regalati ogni anno all’autotrasporto, campione di inefficienza energetica, o il miliardo e mezzo destinato alle imprese energivore, che infatti pagano l’energia meno di tutti i loro concorrenti europei.
Insomma, l’Italia deve decidere se restare spettatrice della rivoluzione energetica in atto nel mondo o diventarne, come potrebbe, protagonista e farne un’arma contro il declino. La scelta non è più rinviabile e dipenderà molto da una decisa e globale messa a punto delle scelte, di quantità e di qualità, in materia di incentivi.

* Senatori uscenti del Partito democratico

(1) Nell’articolo Alesina e Giavazzi scrivono anche che “si è favorita una tecnologia che a distanza di pochi anni è già vecchia. Oggi l’energia solare si può catturare semplicemente usando una pittura sul tetto, con costi e impatto ambientale molto minori”. Basta documentarsi un po’ per sapere che per molti anni si continueranno a installare pannelli fotovoltaici. Le “pitture” sono soluzioni ancora largamente sperimentali, per il momento fuori mercato a causa dei costi troppo elevati e per problemi irrisolti di impatto ambientale.

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  1. Stefano Fabiani

    Sono pienamente d’accordo, finalmente si smentisce il fatto che l’Ialia non è stata in grado di creare una filiera industriale intorno alle rinnovabili (tra l’altro i pannelli Cinesi non godono neanche del premio aggiuntivo per i prodotti UE…) e che il peso degli incentivi sui cittadini è talmente alto che si è reso necessario di fatto “limitare” le rinnovabili. E allora perchè arrestare uno dei pochi settore in grado di creare occupazione? Saranno forse vere le voci che raccontavano delle grandi centrali a combustibili fossili non più remunerative a causa del minor numero di ore di funzionamento dovuto alla priorità di accesso dell’energia da rinnovabili in rete?

  2. Pietro Artemio

    Fino a pochi anni fà ENEL toglieva dalla fattura i Kwh prodotti con il solare. Ora invece c’è una procedura macchinosa e costosa : perchè si è preferito buttare così tante risorse in quell’Ente parassita ?

  3. giorgio ragazzi

    ll costo dell’energia elettrica prodotta in Italia è aumentato di oltre il 50% per effetto dei sussidi alle energie rinnovabili ed assimilate. Arrivo a questa stima come segue. Nel 2011 la produzione nazionale netta è stata di 291 TWh, ossia 291 milioni di MWh. Assumo che ogni MWh “valga” tutt’al più 65 euro (prezzo medio della borsa elettrica o costo di produzioni termiche efficienti); consegue che il valore totale della produzione elettrica nazionale è attorno ai 19 miliardi di euro. Nel 2012 l’onere complessivo per sussidi alle energie rinnovabili ed assimilate (senza considerare gli altri oneri generali di sistema) è stato di circa 11 miliardi, che equivale per la precisione al 58% del valore di tutta l’energia prodotta in Italia. Quest’onere grava in misura preponderante sulle bollette pagate dalle imprese. Stupisce che di questo nessuno parli, mentre si vorrebbe ridurre l’IRAP per far recuperare competitività alle nostre imprese, e non si riesce a trovare qualche miliardo per questo!

  4. giorgio ragazzi

    Gli autori affermano che gli incentivi alle rinnovabili avrebbero determinato un “risultato prezioso per la salute dei cittadini”. Davvero? Inquinamento atmosferico ed effetto serra non sono fenomeni locali ma planetari. L’Italia contribuisce per circa il 2% all’emissione di CO2 nel mondo. Se di questo 2% circa il 20% è attribuibile alla produzione di energia elettrica e le rinnovabili hanno ridotto del 10% circa le emissioni dovute alla produzione di energia elettrica si deduce che il contributo di queste alla riduzione planetaria dell’effetto serra è lo 0,0004%. Un risultato per il quale valeva davvero la pena di svenarsi! Si abbia il coraggio di dire che le rinnovabili sono incentivate per l’interesse di lobbies economiche e politiche e risparmiateci i pistolotti sul benessere del pianeta!

  5. Nel 2012 il FV ha fatto girare al minimo le centrali termoelettriche causandogli un bel calo di ricavi per la mancata produzione, per cui il parlamento bipartisan ha deciso di rimborsarli!
    L’autority per l’energia sta ancora indagando sul motivo per cui il prezzo del kWh serale tenda ad aumentare, quando invece dovrebbe restare basso perché c’è meno consumo.
    Speriamo che si dia una mossa!!

    C’è il fondato sospetto che i produttori termolettrici facciano cartello per aumentare il prezzo di sera al fine di compensare il mancato guadagno durante le ore centrali del giorno quando il FV dà la sua massima potenza.

    Inoltre grazie a forovltaico e eolico sono calate le importazioni di eneria soprattutto nucleare dall’estero.

    Mentre da noi si apre alle trivelle per tre gocce di petrolio in Germania incentivano i privati all’accumulo di energia elettrica prodotta da rinnovabili!

  6. Soltanto due annotazioni, una per gli autori e una per il commento di Giorgio Ragazzi. Ai senatori uscenti del PD vorrei ricordare che Massimo Mucchetti è uno dei loro candidati, che pare scontata l’alleanza con Monti, il cui governo ha affossato le rinnovabili, e che non si capisce come le posizioni ambientali di Mucchetti e Monti siano conciliabili con quelle di Vendola. Al signor Giorgio, invece, vorrei ricordare che l’inquinamento è causato dalle combustioni (eolico e fotovolataico ne sono esenti) e che nessuno si è svenato visto che la reale incidenza dei sussidi alle rinnovabili incide in bolletta per meno del 10%. Ammesso che esistano lobby green, mi pare evidente che siano molto meno influenti e dannose di quelle del petrolio e del gas che incidono, invece, per l’80% senza che nessuno se ne lamenti, perché nessuno lo sa.
    Andrea Fontana (giornalista indipendente)

  7. Gianni De Filippi

    Nell’articolo vengono indicati con precisione i costi degli incentivi per il fotovoltaico ma non vengono indicati i risparmi derivanti dal mancato acquisto degli idrocarburi che importiamo totalmente. Per curiosità è possibile avere qualche dato comparativo tra costo di un impianto fotovoltaico e risparmio d’acquisto di idrocarburi per la vita media dell’impianto stesso? Grazie Attenzione: hai a disposizione solo 1.500 caratteri

  8. somasca69

    Credo che l’analisi del costo dell’energia elettrica debba considerare il metodo di determinazione del prezzo adottato in Italia denominato “prezzo marginale”. Posso chiedere agli autorevoli autori dell’articolo e agli autori del sito se esso costituisca un importante elemento e in caso affermativo di approfondirlo
    Ringraziando anticipatamente

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