Finora tanti aneddoti e scandali, ma quanto costa veramente la politica a livello regionale? Ecco la prima stima, sulla base dei bilanci di tutti i consigli regionali nel 2012.
Quanto costa la politica regionale? Si è parlato spesso recentemente dei vari scandali di consiglieri (e consigliere) superpagati, di rimborsi spese fantasiosi, e di contributi a gruppi consiliari finiti nelle tasche sbagliate. Mancava però finora una stima dei costi totali della politica regionale.
Partendo da un esame dei bilanci dei consigli regionali per il 2012, in questo lavoro riporto, per ogni regione, la spesa totale di ogni consiglio, distinta nelle seguenti voci: Retribuzione dei consiglieri, Spese per consiglieri cessati dal mandato, Spese per il personale, Contributi ai gruppi consiliari, e Altre spese (in gran parte spese per acquisto di beni e servizi, ma anche spese di rappresentanza, consulenze al consiglio regionale, manutenzione etc.). Il massimo sforzo è stato fatto per rendere queste voci comparabili tra le varie regioni.(1) Gli unici casi in cui non ho ancora ottenuto i dati completi sono quelli segnati in giallo: nel bilancio del Lazio manca gran parte della spesa per il personale (2) e in quello del Molise la spesa per vitalizi. Inoltre, i bilanci consuntivi del 2012 di Sicilia e Veneto non erano ancora stati approvati al momento di scrivere questo articolo, quindi per queste due regioni i dati si riferiscono al 2011.
OGNI CONSIGLIERE REGIONALE COSTA IN MEDIA 200.000 EURO
Nel complesso la spesa totale è stimata con una certa precisione, anche se probabilmente per difetto di circa 30 milioni di euro (ipotizzando che il Lazio abbia una spesa per il personale un po’ superiore a quella della Lombardia). Inoltre, il dato del Veneto è anch’esso sottostimato perché nel 2011 vi furono degli altissimi residui passivi (somme impegnate ma non spese, e rimandate all’anno successivo) alla voce “Personale”.
Con queste precisazioni, vediamo le conclusioni principali. Complessivamente, i consigli regionali costano circa 1 miliardo di euro all’anno (Tabella 1), esattamente quasi quanto la Camera dei Deputati. I compensi lordi ai consiglieri sono circa 230 milioni (colonna 1), mentre si spendono circa 170 milioni per pensioni e vitalizi dei consiglieri cessati dal mandato (colonna 2). I contributi ai gruppi consiliari sono quasi 100 milioni.
Le regioni più costose sono le due che forse più frequentemente si sono ritrovate al centro della cronaca: la Sicilia, con un costo totale di 156 milioni, e il Lazio, con 84 milioni (ai quali però come abbiamo visti bisogna aggiungere altri 20 o 30 milioni).
Ovviamente però la spesa dipende anche dalle dimensioni del consiglio. La Tabella 2 riporta la spesa media per consigliere. In media in tutta Italia gli emolumenti lordi a ciascuno dei 1117 consiglieri regionali ammontano a poco più di 200.000 euro all’anno (ultima riga della colonna 1). Si passa dai 118.000 euro in Emilia Romagna e 140.000 in Valle d’Aosta ai 244.000 euro del Piemonte, 270.000 del Lazio, e 281.000 della Calabria.
IN SICILIA IL CONSIGLIO COSTA 1.700.000 EURO PER OGNI CONSIGLIERE
La spesa totale (quindi comprensiva degli emolumenti ma anche di tutte le altre voci) per consigliere (colonna 2) è un indice della spesa che le regioni ritengono necessaria per mettere ciascun consigliere in grado di svolgere il proprio lavoro. La media italiana è di 875.000 euro per consigliere (ultima riga della colonna 2). Ma anche qui c’è molta dispersione: si passa dai 410.000 euro della Valle d’ Aosta e i 415.000 euro del Trentino a 1.000.000 di euro per consigliere in Piemonte, 1.500.000 in Calabria, e 1.700.000 in Sicilia.
Se vi sono dei costi fissi, ci si aspetterebbe che nei consigli più piccoli il costo totale medio per consigliere sia più alto. I dati invece indicano l’esatto opposto: più grande il consiglio, più alto il costo totale medio per consigliere. Sembra che vi siano quindi notevoli diseconomie di scala: se siano dovute a sprechi o ad altri fattori è difficile dire. E’ però interessante notare che una regione medio-grande come l’Emilia, usualmente considerata bene amministrata, in totale spende per ciascun suo consiglieri 650.000 euro, molto meno della media nazionale. Con lo stesso numero di consiglieri (e una popolazione inferiore) la Calabria spende quasi due volte e mezzo l’Emilia Romagna.
112 EURO PER ABITANTE IN VALLE D’ AOSTA, 45 IN SARDEGNA
Il costo totale è ovviamente influenzato anche dalla grandezza della regione. La colonna 3 della Tabella 2 mostra la spesa totale per abitante, per ogni regione. Qui chiaramente vi sono economie di scala: nella regione più popolosa, la Lombardia, mantenere il consiglio regionale costa 7 euro all’anno per abitante (inclusi anziani e bambini); nella meno popolosa, la Valle d’Aosta, costa 112 euro per abitante. Ma anche qui c’è una notevole variabilità. Calabria, Sardegna e Liguria hanno una popolazione simile, ma nelle prime due il consiglio regionale costa il triplo che in Liguria per ogni abitante. Il Piemonte ha una popolazione identica all’Emilia Romagna, ma un costo per abitante doppio.
Tabella 1: Spesa totale
Migliaia di euro. La spesa totale è al netto delle tasse versate e della restituzione dell’avanzo di bilancio
Tabella 2: Spesa per consigliere
Migliaia di euro (eccetto nella colonna 3, che è espressa in euro).
La spesa totale è al netto delle tasse versate e della restituzione dell’avanzo di bilancio
Leggi la puntata precedente “Un deputato italiano costa molto più di uno britannico” o vai allo Speciale con tutte le altre puntate
(1) In alcuni casi i bilanci ufficialmente disponibili erano lacunosi; in altri casi certe spese (soprattutto per il personale e i contributi ai gruppi consiliari) sono registrate non nel bilancio del Consiglio, ma in quello della Giunta regionale. In tutti questi casi mi sono procurato i dati rilevanti contattando gli uffici del Consiglio o della Regione (in alcuni casi nel giro di pochi giorni, in altri dopo decine di telefonate ed email, e oltre due mesi di lavoro).
(2) E’ interessante notare che in Lazio il CORECOCO (il Comitato Regionale per il Controllo Contabile, presieduto dalla consigliera 5 Stelle Valentina Corrado), da me contattato innumerevoli volte dall’ inizio di settembre fino a metà novembre, non è stato in grado di fornirmi i dati sulla spesa per il personale del consiglio regionale, né alcuna informazione utile su come e dove ottenerli. Tentativi con altri uffici finora non hanno avuto successo. Semplicemente, la regione Lazio non sa quanto spende per i dipendenti del Consiglio Regionale, e soprattutto sembra non essersi mai posta il problema.
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leonarduzzi
ma la ricerca è dello scorso anno? i consiglieri in FVG sono 49, mai stati 64
fea
http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/legislatura/archivioconsiglieri.asp?sectionId=271&subSectionId=273&legislaturaId=75931 I dati si riferiscono al 2012, come per altro indicato nel titolo. I consiglieri erano 64 nella X legislatura come dimostra questa pagina del sito della regione fvg. Saluti
michele
grazie dell’articolo, molto interessante, continui con queste ricerche!
Angelo Summa
Ma la ricerca tiene conto dei recenti tagli?
Mi riferisco al decreto legge 10 ottobre 2012, n. 174 convertito con modificazioni dalla L. 7 dicembre 2012, n. 213 che ha introdotto diverse disposizioni di riduzione dei costi della politica.
Roberto Perotti
No, non tiene conto dei recenti tagli perche’ sono dati del 2012. Le riduzioni previste dalla L. 7 dicembre 2012 No. 213 sono state comunque minime, e come vedremo in un’ altra puntata in certi casi la legge è stata aggirata.
VerenaMrs
Neppure un taglio del 100% delle spese basta a portarci in linea con paesi più civili e civilizzati di noi!
Piero
La casta della politica deve dire ai cittadini perché un consigliere regionale deve prendere questi soldi, cosa da in cambio alla collettività, se fosse previsto un compenso pari al 50% non sarebbe corretto? Perché lo stato non fissa un tetto al compenso, in ogni caso il consigliere regionale non ha le spese del parlamentare, vi sono meno consigli regionali a cui partecipa, continua la sua professione, rimanendo nel luogo dove è stato eletto, in rapporto al compenso dei parlamentari vi è uno squilibrio.
Se vediamo il percorso di un politico in Italia, prima da la gavetta a livello comunale, dove veramente conta la vera politica, almeno non vi sono i compensi, poi fa due mandati alla regione, poi va in parlamento e li vi rimane fin quanto la sua corrente politica e’ vincente, ora una semplice riflessione il politico tutto questo lo fa per i cittadini o per i compensi che prende, ho fatto i conti in 20 anni prende (due mandati regionali e due parlamentari) euro 720.000, oltre alle pensioni di cui non conosco gli ammontari, chiaro che questa casta cercherà a tutti i costi di proteggersi e quindi sono molto scettico su un provvedimento dell’attuale governo su tali temi e sul finanziamento ai partiti.
Enrico
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Verissimo, scommetto che i parlamentari leggendo questo articolo chiederanno l’aumento 😀
Scusi la battuta ma non ho saputo resistere
Condivido il suo commento.
silvia
80 consiglieri in sardegna – stesso numero in lombardia. solo che noi abbiamo 10 milioni di abitanti, contro 1.500. poi non lamentiamoci se i soldi vanno a loro e non agli argini dei fiumi.
Furio Petrossi
Un po’ di attenzione, non esiste la Regione Friuli, come non esistono la Regione Emilia o la Regione Trentino…
rob
leggendo i commenti si evince che in questo Paese non sono soli i politici a vivere di politica, ma un esercito ben più ampio. Basta pensare solo ai livelli di Potere partendo dalla Stato Centrale e moltiplicare per portaborse, pseudo-professionisti,galoppini vari, amici, parenti e raccomandati per capire che non solo uno sterminato numero di persone non produce nulla, ma che nel corso degli ultimi 30 anni si è creata una vera e propria cultura, un linguaggio, un atteggiamento verso la realtà. Alcuni anni fa mi sono trovato (io privato) ad una Fiera a Londra (alimentare) e passando davanti ad un ampio stand vidi una decina di persone sedute, chiesi chi erano e mi sentii rispondere ” siamo in missione istituzionale per la provincia di Caserta”. Basta riflettere su questo linguaggio che trasportato in un contesto internazionale ci fa capire il medioevo in cui viviamo. Allora serve dire la Sardegna ha più consiglieri della Lombardia? O servirebbe riflettere un attimo per capire che consigliere più consigliere meno con questa infinita Babele non andiamo da nessuna parte?
Lodovico Conzimu
Che senso ha alimentare una polemica già di per se esarcebata con dati non aggiornati (in Sardegna i consiglieri scenderanno a 60 nella prossima tornata elettorale il prossimo anno)? Qui non si parla più dei costi della politica, ma si sta parlando delle nostre istituzioni democratiche, che non possono e non devono essere prive di risorse, se non vogliamo un ritorno al passato, dove le cariche politiche erano ad appannaggio delle classe benestanti, con chiari limiti di censo.
Leo
Bisogna considerare che una parte importante degli stipendi degli onorevoli regionali torna al partito che li ha fatto eleggere. E’ per questo che i partiti non propongono mai una riduzione degli stipendi: “mangia tu che mangio anch’io”.
rob
egregio Perotti
capisco il Suo ruolo di tecnico e quindi il suo esprimersi per numeri, statistiche e dati vari. Ma proprio perchè è un tecnico comprende sicuramente quando numeri e dati non possono essere più confrontabili a fronte di uno schema organizzativo a dir poco folle. Come possiamo giustificare e confrontare con altri dati di altri Paese, situazioni come quella del Molise ( dico una regione a caso) che ha gli stessi abitanti del quartiere Tuscolano a Roma? Il dato corretto che sia viene sconfessato dal sistema stesso che è assurdo. Può cortesemente spiegarmelo? Grazie
Roberto Perotti
Non sono sicuro di capire la sua obiezione. Prima non esisteva un calcolo dei costi dei consigli regionali. Adesso esiste. Tutto qui. Che poi il Molise sia una regione molto piccola con tutti i problemi connessi era già noto, ovviamente. Ma avere dei dati in più non può fare male: uno può sempre decidere di ignorarli.
rob
Prof.re
forse mi sono espresso male. Il Suo lavoro non si discute per chiarezza e precisione. Io intendevo dire che se questi dati li legge un americano ( Paese federalista per eccellenza) crede di sognare, ma non per i dati in se (perfetti) ma per il sistema folle. Governatore in USA si chiama quello del Texas 25 milioni di abitanti. Proprio il suo lavoro fa emergere una situazione paradossale, folle. Volevo solo stimolare in lei una valutazione del sistema stesso oltre i dati
Roberto Perotti
Capisco. Ma e’ sempre importante quantificare “la follia”, soprattutto rispetto all’ altra follia delle provincie, per capire quale delle due e’ prioritario riformare o abolire.
rob
..”quantificare “la follia”: esattamente! Capisco che parleremo di utopia se si potesse e volesse “quantificare il buonsenso”. Valutando il passato di questo Paese, tenendo conto delle moderne tecnologie (Internet etc) e analizzando la conformazione politico-geografica dell’Italia, si dovrebbe partire da due livelli di potere: Stato Centrale e amministrazioni locali. Dove le amministrazioni locali dovrebbero essere solo organi amministrativi e non legislativi. Alla COIN ci dicevano che l’assurda regola delle diverse date di partenza dei saldi, decisi per se da ogni Regione, generava un costo di logistica tale che si preferiva prendere le multe partendo in tutto il territorio con la stessa data. Negli USA che molti portano come esempio federalista, un territorio può decidere di seminare il grano solo dopo aver sentito lo Stato centrale che valuta le richieste sui mercati internazionali. Anni orsono in Friuli hanno fatto uno “studio” costato qualche milione di euro, per valutare la produzione della mozzarella di bufala in un territorio in cui per condizioni climatiche le bufale non vivono neanche. Negli ultimi 30 anni la politica ha lavorato per la politica. E’ stata la più grande “produttrice” di posti inutili. Il vuoto drammatico di cultura (il 50% della popolazione attiva ha la licenza media) ha permesso tutto questo. Il “politico furbo” ne ha “masaniellamente” approffittato.
Piero
Tre livelli locali di rappresentanza sono presenti dappertutto. Il problema italiano, non sono le provincie, ma bensì i comuni, ne abbiamo troppi, vanno accorpati se non vi si riesce con gli incentivi, va fatto con la legge, oggi ne abbiamo l’opportunità, per le provincie, così come alleggerite possono rimanere, aumentandone la responsabilità. Il vero problema della pubblica amministrazione è quello di dare servizi più efficienti e produttivi, aumentando la produttività avremmo la diminuzione del costo del servizio e quindi delle tasse locali.
Stefano Cocchi
la poca trasparenza e risucchio di risorse per spese, che, spesso, di utilità per i cittadini non ne hanno, non mi sembrano un contributo alla democrazia, anzi allontanano la partecipazione democratica. Ha mica qualche interesse personale ?
Lodovico Conzimu
Non la metta sul personale: secondo lei se avessi avuto interessi personali mi sarei firmato? Dico solo che è facile in questa intemperie politica sparare a zero sulla classe politica a tutti i livelli e a volte si puo correre il rischio, la dico brutalmente, di gettare il bambino con l’acqua sporca. Allora bisognerebbe ragionare su quale debba essere il costo per l’esercizio democratico delle nostre istituzioni rappresentative
Luigi Di Porto
Sono contento che cominci a emergere il problema regioni, per me uno dei più grossi bubboni della nostra spesa pubblica. Anche perché questo bell’articolo mette a fuoco un solo aspetto, quasi marginale anche se emblematico, dei costi delle regioni, che sono molto ma molto più alti.
Per di più non mi sembra che lo spostamento, o la duplicazione, di competenze alle regioni abbia prodotto miglioramenti per cittadini o aziende: sfido chiunque a dimostrarmi miglioramenti ottenuti grazie alle regioni nella sanità, nei trasporti, nel turismo, nell’occupazione o negli altri ambiti di loro competenza.
Le regioni hanno portato solo state tasse e complicazioni burocratiche.
lavoceinfo
Aporove
Inviato da iPhone
Marco Cattani
Attenzione: c’è chi ha detto che non esistono le regioni Emilia, Trentino e Friuli.
Nel caso del Trentino – Alto Adige/Südtirol, non è solo un problema di abbreviazione: le competenze sono quasi tutte delle due province autonome, e quindi il personale della regione è quindi molto ridotto, così come le relative spese.
Per avere dei dati paragonabili con le altre regioni, andrebbero sommati i costi delle due province, anche se questo dato sarebbe fuorviante nell’altro senso, perché le competenze delle province autonome nel resto di Italia sono esercitate dallo Stato, cosicché le regioni spendono molto meno.
Grazie comunque al prof. Perotti per le analisi sintetiche e chiarissime.
Marco Cattani, Trento
Salvatore
Apprezzo sempre più i contributi che il prof. Perotti offre alla conoscenza e trasparenza del nostro sistema istituzionale; soprattutto se li confronto con il “nulla” prodotto – inspiegabilmente ? – dalla ponziopilatesca Commissione Giovannini.
vittorio
Ottima analisi. Vorrei solo una precisazione: nel costo del personale è compreso quello degli uffici regionali o si riferisce solo a quello dei consigli?
Roberto Perotti
Solo quello dei consigli
vittorio
Grazie della precisazione: quindi l’apparato regionale è piuttosto pesante. Per la sola Regione Piemonte, mi pare di avere letto da qualche parte, gli uffici occupano 3.000 persone; il che, senza calcolare i contributi, porta presumibilmente ad un costo di circa 75/80 milioni.
Una spending review dovrebbe analizzare le duplicazioni con gli uffici centrali dello Stato: in una fase di crisi sembrano evidenti gli effetti occupazionali.
Alberto Lusiani
Sarebbe interessante un grafico di correlazione tra spesa ed efficienza istituzionale, anche solo usando le stime di efficienza istituzionale ormai vecchie di R.Putnam, se non ne esistono di piu’ recenti.
Luigi Biagini
Dove si possono trovare le stime di efficienza istituzionale di R.Putnam?
Alberto Lusiani
Nel lavoro Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy, R.Putnam stima efficienza istituzionale e livello di tradizioni civiche delle regioni italiane e presenta evidenza di correlazione statistica tra i due indicatori. Su Google si trova: http://books.google.it/books/about/Making_Democracy_Work.html
Luigi Biagini
Grazie!!!!!!
Roberto Perotti
Grazie a Lei. Sono d’ accordo con quello che dice, ma è una cattiva notizia per gli abitanti del Trentino Alto Adige/Südtirol: la spesa per abitante del consiglio regionale, che come appunto dice Lei non ha molte funzioni, è già ben superiore alla media (28 euro contro 16); se poi aggiungiamo le provincie …
Piero
Tutto chiaro, cosa fare, come si può obbligare i politici a fare una legge che diminuisce i loro compensi o il loro numero?
Non vedo ad oggi un cenno dell’attuale governo delle larghe intese in tale senso, già Letta aveva annunciato al parlamento che se non faceva una legge sul finanziamento ai partiti entro settembre, sarebbe intervenuto con decreto legge (l’urgenza non si discute nel caso, abbiamo un referendum mai rispettato e la crisi che impone risparmi).
Luigi Biagini
La pistola fumante che i costi della politica non solo si possono ma si devono tagliare!
Sarebbe interessante avere il confronto con i costi dei governatori negli USA oppure con i lander tedeschi, o i dipartimenti francesi ecc.
Una cosa mi chiedo, come mai il Prof. Perotti è riuscito a capire quanto spendono i 20 consigli regionali, e i 1117 consiglieri regionali mentre la commissione Giovannini non è riuscita a quantificare e confrontare le spese di 2 camere e 945 deputati e senatori con gli altri stati?
enzo
penso che questo come altri argomenti debbano portare ad una riflessione : a cosa servono le regioni? come vanno finanziate? oggi a fronte di competenze abbastanza limitate assorbono una quantità impressionante di risorse. aver creato organi liberi di spendere i soldi dello stato senza svolgere la funzione di impositore fiscale mi sembra sia stata una sciocchezza. a questo punto credo sia opportuno che vengano affidati compiti specifici alle regioni a fronte di entrate proprie intese nel senso di imposte riscosse direttamente dalle regioni : a quel punto sarà compito dei corpi elettorali di ogni regione cautelarsi .in subordine sostituirle con le provincie che svolgerebbero semplicemente la funzione di organi decentrati dello stato centrale ( funzionari al posto di politici)
Ruggero
Una ricerca che ho fatto nel 2012 per avere l’elenco degli enti pubblici raggiungibili con la Posta Certificata porta ai seguenti numeri:
ASL 161
Autorita’ indipendenti 10
Camere di commercio 103
Comuni 8101
Comunità montane 314
Enti a struttura associativa 645
Enti autonomi lirici ed Istituzioni concertistiche assimilate 2
Enti di regolazione dell’attivita’ economica 7
Enti ed Aziende ospedaliere 134
Enti ed Istituzioni di Ricerca non strumentale 25
Enti nazionali di previdenza ed assistenza sociale 12
Enti Parco 69
Enti per il diritto allo studio 31
Enti per il Turismo 31
Enti portuali 11
Enti produttori per i servizi culturali 8
Enti produttori di servizi economici 9
Enti regionali di sviluppo 9
Enti regionali per la ricerca e l’ambiente 24
Istituti e stazioni sperimentali per la ricerca 14
Ministeri e Presidenza del Consiglio 26
Organi costituzionali e di rilievo costituzionale 8
Province 113
Regioni 31
Università ed Istituti di istruzione 1000
Altri Enti 381
TOTALE ENTI: 11.279
Alcuni esempi delle retribuzioni del personale dirigente delle province italiane:
http://www.provincia.mediocampidano.it/resources/cms/documents/20120215_PEL_L69_09_DIR_Retribuzioni_2011.pdf
http://www.provincia.alessandria.gov.it/scripts/download.php?download_file=dati%20stipendiali%20dirigenza%20anno%20%202012.pdf&percorsofile=files/trasparenzavalutazione/23
http://www.provincia.reggio-calabria.it/trasparenza/dati-sulle-presenze-e-assenze-del-personale/retribuzione/2012%20retribuzione%20dirigenti.pdf
PaoloM
Alcuni sottolineano che sono dati relativi al 2012, ma nessuno li aveva mai letti e poi vedremo gli effetti dei provvedimenti varati da alcune Regioni sul 2013…
Grazie Prof. Perotti
Ric
Per favore.
Non ci attacchiamo pure alle sigle.
Se scriveva Friuli-Venezia Giulia o Emilia-Romagna la sostanza non cambiava.
Marco Antoniotti
Grazie della raccolta dati.
Aspettiamo anche le revisioni dei dati sull’Università.
Marco Antoniotti
vittorio
I politici, quelli che hanno a cuore il nostro paese, si devono rendere conto che è ora di chiudere questi organi istituzionali che sono stati un fallimento. “Sbagliare è umano, perseverare è diabolico”
Fabio Atzeni
Ottimo lavoro e informazioni utili alla conoscenza e al confronto.
All’inizio del 2013 ho svolto il tirocinio di un master ad analizzare i bilanci dei Comuni piu’ popolosi d’Italia e ho potuto notare tante differenze su e giu’ per l’Italia. Credo che questa sia la strada buona per dare informazioni a chiunque fosse interessato e, per riflesso, a migliorare le performance e il confronto tra Enti.
Per chi fosse interessato a capire come funzionano le cose nel Regno Unito, segnalo il link al sito che ho preso come riferimento per le mie analisi http://wheredoesmymoneygo.org
anna
Caro Professor Perrotti non riesco a capire… cosa significa che la Regione Lazio non si è mai posta il problema di quantificare quanto spende per i propri dipendenti in consiglio regionale?