Dopo i risultati delle elezioni in due paesi europei, è più semplice schierarsi a favore di un sistema elettorale a doppio turno. In Francia, ha permesso di neutralizzare posizioni ritenute troppo estreme. In Spagna la legge elettorale proporzionale ha prodotto un rebus di difficile risoluzione.
I risultati elettorali in Spagna
La governabilità non è solo una questione di regole elettorali. La storia europea è ricca di esperienze di governi di minoranza o di coalizione, che hanno coinvolto anche un numero ampio di piccoli partiti. Tuttavia, norme elettorali che prevedano premi di maggioranza al primo o al secondo turno possono certamente aiutare a dirimere matasse parlamentari a volte davvero complicate da sbrogliare.
Domenica 20 dicembre la Spagna è andata alle urne. Alla luce dei risultati già si parla di eventuali nuove elezioni in primavera e ci si chiede se una legge elettorale diversa, che prevedesse un premio di maggioranza, avrebbe consentito di formare un governo.
Dalle urne è infatti uscita questa situazione: il primo partito (Partido popular, Pp) ottiene il 28,72 per cento dei consensi, ma solo 123 seggi su 350; il Partido socialista obrero espanol ha il 22 per cento dei voti e 90 seggi, Podemos il 20,7 per cento (69 seggi) e Ciudadanos il 13,9 per cento (40 seggi).
I primi quattro partiti ottengono l’85 per cento dei voti, i primi due poco più del 50 per cento. Nessun partito da solo può formare una maggioranza parlamentare. La coalizione più probabile resta quella formata da Pp e Psoe, anche se non è per nulla scontata. Altre soluzioni appaiono addirittura meno probabili.
Un premio di maggioranza che avesse permesso al Pp di avere la maggioranza assoluta dei seggi (176) avrebbe causato certamente una forzatura molto elevata dei risultati elettorali (non necessariamente illegittima dal punto di vista politico). Va comunque sottolineato che la legge elettorale spagnola, soprattutto attraverso il meccanismo dei collegi elettorali piccoli, assegna già un (piccolo) premio a partiti più grandi. Si può infatti verificare come, in termini di seggi, il Pp ne abbia ottenuto il 35 per cento e il Psoe il 26 per cento, mentre Podemos e Ciudadanos hanno raccolto una percentuale di seggi inferiore a quella dei voti. Lo stesso meccanismo dei collegi piccoli, peraltro, premia anche i partiti fortemente radicati sul territorio. E non è un caso che proprio i partiti indipendentisti catalani potrebbero diventare ago della bilancia per un possibile governo di sinistra (Psoe insieme a Podemos), con tutto ciò che questo comporterebbe, è lecito aspettarsi, in termini di concessioni politiche.
I benefici di un secondo turno elettorale
Come se ne esce? Innanzitutto, una soluzione parlamentare rapida resta l’opzione preferibile, anche se l’eventualità che ciò accada è molto bassa. Facciamo allora un esperimento: se in Spagna si fosse votato con l’Italicum, Pp e Psoe sarebbero andati al secondo turno, visto che nessuno dei due partiti ha ottenuto il 40 per cento dei voti. Gli elettori degli altri partiti avrebbero potuto riposizionare le proprie preferenze, riassegnandole verso il partito più apprezzato tra i due rimasti. I leader dei due partiti maggiori avrebbero potuto concedere aperture a quelli minori, comunque non eccessivamente vincolanti. Nel giro di una o due settimane, la Spagna avrebbe avuto una maggioranza parlamentare forse non estremamente rappresentativa, vista la frammentazione, ma comunque legittimata proprio dal secondo turno. Invece, in Spagna il secondo turno non c’è (per il momento e fino a fine giugno 2016, è bene ricordarlo, non c’è nemmeno in Italia).
Oggi in Spagna i partiti nuovi e minori esultano perché hanno conquistato molti seggi e perché l’establishment sarebbe stato punito; ma il risultato è che il paese non ha un governo e, se le dichiarazioni di queste ore saranno confermate, non ne avrà uno fino alle prossime elezioni, che a questo punto si terranno in primavera. Così ritardando, peraltro, l’invio alla Commissione europea di un nuovo bilancio, dopo la bocciatura di qualche settimana fa.
Ma cosa sono le “prossime elezioni”, se non un secondo turno ritardato di fin troppe settimane? Se gli elettori voteranno ancora come hanno votato domenica, saremo punto e daccapo. Se invece vorranno aiutare i partiti a trovare una quadra, si concentreranno probabilmente sui due maggiori. Esattamente ciò che avrebbero potuto fare tra qualche giorno se solo ci fosse stato il secondo turno.
Alla luce delle ultime due tornati elettorali europee, dunque, risulta abbastanza semplice sponsorizzare il secondo turno: in Francia, la sua presenza ha permesso di neutralizzare posizioni ritenute troppo estreme (anche se, è bene ricordalo, la democrazia è tale proprio perché ammette che chiunque possa vincere); in Spagna, la sua assenza pone a tutti un rebus di difficile risoluzione.
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enzo
Esiste una questione tecnica ed esiste una questione politica. il sistema elettorale deve essere certamente funzionale ma non puo’ essere uno strumento per ignorare o aggirare la questione politica. La francia col suo doppio turno ha sicuramente risolto in due settimane il suo problemino ( siamo alle regionali vedremo in seguito) mentre altri paesi germania, gran bretagna ed ora spagna non potranno risolverlo tecnicamente ma politicamente che di questi tempi è un bel dire. Tuttavia attenti a ritenere che trovato il sistema per far vincere qualcuno comunque abbiamo risolto il problema, ovvero evitare di fermare la macchina in corsa ( ma quale corsa?) .In francia abbiamo regioni governate dal 20% degli elettori forse il 10% del corpo elettorale , tutto legale ovviamente, ma qualcuno un giorno potrebbe mettere in dubbio la legittimazione dell’intero sistema. Concludendo i partiti, tradizionali e non ,dovranno vedere come rappresentare un consenso significativo e non accontentarsi di essere riusciti a formare un governo.
Philip Michael Santore
Si può affermare che “gli elettori degli altri partiti avrebbero potuto riposizionare le proprie preferenze”, ma si può anche affermare che gli elettori degli altri partiti al secondo turno sarebbero rimasti a casa.
Chi vincesse un ipotetico secondo turno in Spagna resterebbe un partito che in elezioni “libere” ha preso solo rispettivamente il 28% e il 22%, capace di prendere la maggioranza solo in elezioni “non libere”, e dunque poco legittimato a imporre le proprie scelte al restante 71% o 77% del paese.
Paolo Balduzzi
Perchè elezioni “non libere”? Chi si astiene, al primo o al secondo turno, decide di far scegliere agli altri e compie una scelta totalmente libera
Bobcar
Non libere perché viene impedito di presentarsi a tutte le liste tranne alle due che hanno preso più voti al primo turno. Altrimenti sarebbe come dire che anche elezioni con un partito unico sono elezioni “libere” perché chi si astiene decide di far scegliere gli altri e compie una scelta libera: non ha senso. La scelta di astenersi è libera se le elezioni sono libere, se invece mi astengo perché si impedisce al mio partito di presentarsi alle elezioni, che scelta è? se le punto una pistola alla tempia e le dico: lei è libero di scegliere, prendere una pallottola o buttarsi dalla finestra, le sembra una “scelta libera”? io magari opterei per una terza opzione, se mi fosse consentito.
Bobcar
Se la Spagna avesse avuto l’Italicum, un partito con il 28% dei consensi avrebbe avuto più seggi del dei partiti col restante 72%, questa non è democrazia. Detto questo, non si capisce che cosa si intenda per “governabilità” come si misura e soprattutto perché sarebbe una bene da promuovere.
Carlo
Ci sono molti modi di declinare il doppio turno. In Francia, se non sbaglio è di collegio. La cosa è molto diversa dal doppio turno di lista dell’Italicum. La Francia ha anche, se non sbaglio un bicameralismo paritario con un senato a elezione indiretta da parte di un numero elevato di grandi elettori.
Carlo Fusaro
Certo: radicalmente diverso il doppio turno di collegio dal doppio turno per assegnare un premio a lista (o coalizione di liste). In particolare il doppio turno di collegio è maggiormente suscettibile di deprimere la rappresentanza (tanti voti, pochissimi seggi o un paio soli). Però si sbaglia su bicameralismo francese: non è affatto paritario. La prevalenza dell’Assemblea nazionale è assoluta.
naruto
A mio avviso l’Italicum è una grande occasione persa: inizialmente si era parlato di importare il sistema spagnolo, ma con l’importante miglioria di evitare il disegno di circoscrizioni molto vaste (come Barcellona e Madrid) a favore piuttosto di un centinaio di circoscrizioni da 5/6 seggi. Questa sarebbe stata a mio avviso una soluzione veramente auspicabile, in quanto avrebbe coniugato l’esigenza di un vincolo tra territori ed eletti a quella di evitare una sotto-rappresentazione in parlamento delle forze poco radicate sul territorio (vedi UKIP in Regno Unito, e probabilmente M5S in Italia). Peccato che ne sia venuto fuori un pasticcio maggioritario con ripartizione dei seggi su scala circoscrizionale ma capilista bloccati, dove non c’è uno stretto rapporto territoriale elettore-eletto e al tempo stesso si distorce la fotografia politica del paese tramite il premio di maggioranza, scontentando così proporzionalisti e sostenitori dell’uninominale. Per tanto così, non sarebbe più sensato l’uninominale in 2 turni (soluzione che era l’unico punto sul quale vi era accordo tra Renzi, Civati e Cuperlo nelle ormai lontane primarie PD)? Il premio di maggioranza e la governabilità sono previste anche dalla Legge Calderoli e dalla legge Truffa del ’53, che però sono ricordate come pessime leggi elettorali.
naruto
Infine, l’Italicum presenta (secondo la mia modesta opinione) almeno un profilo di incostituzionalità, in quanto la presenza di capilista bloccati farà inevitabilmente sì che in alcune circoscrizioni alcuni elettori si vedranno privati (nei fatti) della possibilità di esprimere la preferenza, in quanto solo i partiti che otterranno tramite il riparto proporzionale un numero di seggi superiore al numero di circoscrizioni potranno eleggere dei Deputati tramite il meccanismo delle preferenze, creando così degli squilibri tra i diritti dei cittadini nella varie aree della Repubblica.
M.S.
L’affluenza alle urne e’ un indice minimo di vitalita’ democratica (se non e’ obbligatorio votare), dopo il quale si puo’ prendere il polso ad un sistema che premia solo rassegnati silenzi. In Francia si e’ giunti al 43% dei votanti quando tutto il paese appariva governabilissimo, dalla destra nazionalista.
Dati affluenza: Spagna ultime poltiche (73.2%), ultime regionali (49.8%); Grecia: gennaio (63.9%), settembre post-negoziato (56.6%). Francia: regionali primo turno (43%), secondo turno (60%); Italia: politiche 2013 (75.2%), ultime regionali (52%); Portogallo: ultime elezioni 57% di votanti, un po’ piu’ delle precedenti.
Finita la percezione di poter partecipare utilmente a un qualche processo decisionale collettivo, di democrazia – letteralmente – non ce ne e’. Il non voto non e’ neutro, segue una valutazione implicita su quanto si pensa che la propria espressione di volonta’ conti. Quindi e’ rilevante ed ha un significato politico.
Non c’e’ un problema di governabilita’, ma di senso nell’andare a votare.
Le nuove formazioni politiche stanno intercettando, nei paesi del Sud d’Europa, una parte di aspettative che non sono piu’ rappresentate dal sistema politico tradizionale, i cui esponenti pensano forse di interpretare loro il meglio che possa esserci. Evidentemente per moltissimi non e’ cosi’.
Giuseppe
Il doppio turno alla francese non è una soluzione democratica, ammesso che lo sia in termini di governabilità.
Una soluzione potrebbe essere un “doppio turno singolo”: cioè oltre alla preferenza se ne dà una secondaria. Se con le preferenze primarie un partito ottiene la maggioranza bene, altrimenti si mettono in conto le secondarie e vince chi ha la maggioranza relativa. Niente costi aggiuntivi per il secondo turno, niente mercato delle vacche e, soprattutto, se non può vincere un partito con un alto gradimento (perché non esiste), vince almeno il meno sgradito.
Stefano Valenti
Che è, in effetti, il sistema con voto trasferibile, adottato, fra gli altri, in Australia e in Irlanda, e che è il migliore di tutti, anche se complicato per i conteggi.
Henri Schmit
Nessuna legge elettorale garantisce la governabilità. Solo una solida dittatura la garantirebbe. Bisogna prima decidere per che cosa si vota: per un deputato, per un partito, per un programma, per un governo, per un (capo dell’) esecutivo. Fatto ciò, bisogna scegliere una procedura che garantisca TRE libertà, quella del candidato (art. 51 cost.), quella dell’elettore (art. 48) e quella del deputato (art. 67). In Italia non si sa più per che cosa si vota (in miscuglio opaco di tutto) e non si rispetta alcuna delle tre libertà elettorali. Il doppio turno va benissimo, ma a condizione che sia per candidati non per listoni o per partitoni. Il premio di maggioranza è un trucco accettabile, ma non creerà stabilità di governo. Perché la logica così creata porterà allo sgretolamento post-elettorale del listone. Predico la prossima mossa dei signori dei listoni: prima solo alcuni partiti possono concorrere poi si vieterà di cambiare listone fra due elezioni. Ma non vi rendete conto che non esiste (serve) più il parlamento con l’ingegneria all’italiana?
nonunacosaseria
Il sistema elettorale francese per le regionali è una cosa.
Il sistema elettorale francese per le politiche è una cosa ben diversa e difficilmente equiparabile.
L’Italicum è diverso da entrambi i modelli suddetti e difficilmente equiparabile ad essi.
Nel primo caso, abbiamo un complesso sistema di ballottaggio con possibilità di nuove liste, apparentamenti ed esclusioni e, comunque, con una carica di vertice che catalizza il voto, forse prima ancora delle liste che lo sostengono.
Nel secondo caso abbiamo un doppio turno di collegio, quindi con un eletto che si sente molto legato al territorio che andrà a rappresentare e anche qui possibili apparentamenti (peraltro, al ballottaggio non necessariamente vanno i primi due, possono anche andare in tre o quattro se hanno superato il 12.5% dei consensi).
Nel terzo caso abbiamo un doppio turno che prevede una scelta secca tra le due liste più bloccate.
Wos
In democrazia funzionante, la ricerca di un compromesso tra partiti per il raggiungimento di un obiettivo comune sarebbe possibile anche con un sistema che non prevede una effettiva maggioranza. La sana politica è compromesso. Utopia. Oggi le democrazie in crisi sono più che altro sostenute da partiti amanti della propaganda e, peraltro, propongono programmi quasi mai attuati nella loro interezza. Oggi il compromesso è scambio di favori, gli obiettivi comuni sono perseguiti solo se non contrastano con le forze in gioco. Far politica è solo un lavoro. A questo punto è logico sospettare un cambiamento verso un fronte meno democratico. L’idea è che chi ha il potere lo vuole usare al massimo. L’unica speranza che si ha è che, anche in caso di maggioranza assicurata, il confronto continui a sussistere e che il vincitore abbia ben in mente per tutti l’obiettivo comune. Ho già usato la parola Utopia?
Nino2491
Non è forse vero che in Spagna il sistema elettorale è il bipartitismo e che questo sistema è messo in discussione dai risultati elettorali che non consentono ad alcun partito di governare da solo? Se poi si considera che per evitare nuove elezioni c’è chi ritiene possibile anche un governo con i due partiti antagonisti (Partito Popolare e Partito Socialista), qualcuno mi vuole spiegare a che servono le guerre sui sistemi elettorali bipolari come avviene in Italia? Non dovrebbe, la politica, essere meno integralista e meno ideologicamente motivata? Non voglio certo attendere la verifica della supposta validità dell’Italicum perché ci si potrebbe trovare con un governo diverso da quello immaginato da Renzi e la prospettiva, per quanto legittima, non mi entusiasma e non perché sono affezionato a Renzi, tutt’altro, ma perché ritengo che l’Italia non meriti sciagure simili: una maggioranza del M5S o della destra di Salvini in alternativa al partito unico di Renzi. Che la Spagna serva da lezione per l’Italia!
Nuccio
Un sistema elettorale non può essere bipartitico, infatti in Spagna come in qualsiasi paese democratico si presentano diversi partiti. Caso mai era il sistema politico che era essenzialmente bipartitico e fin quando era così che quel sistema elettorale funzionava e dava maggioranza di governo e rappresentanza anche se alcuni patiti venivano sottorappresentati.
E’ proprio quando un sistema politico non è più bipartitico (se bipartitico si ha governabilità anche con il proporzionale) che è necessario il secondo turno. Con l’Italicum si ha matematica certezza che qualcuno governerà, con il francese è probabile, ma non sicuro. Sempre che la governabilità sia un valore. E gli spagnoli se ne accorgeranno presto.
Bobcar
Ma perché si insiste a parlare di governabilità riferendosi alla legge elettorale? cosa siamo in un talk show? per favore, cerchiamo di fare analisi un pochino serie… il sistema elettorale riguarda le modalità di elezione del Parlamento, non del Governo, e con la “governabilità” non c’entra nulla…, se con “governabilità” intendiamo l’esercizio delle funzioni Costituzionalmente assegnate al Governo.
Alessandro
Ma il problema di una buona legge elettorale e, piu’ in generale, della riforma delle Istituzioni non puo’ e non deve essere solo la governabilita’. <> (art. 1 Cost). In Italia il Parlamento non esprime solo il governo (siamo una Repubblica Parlamentare) ma elegge anche le Istituzioni di garanzia (Corte Costituzionale, Presidente della Repubblica, tanto per fare un esempio). Facciamo pure una legge elettorale che stabilisca un premio di maggioranza alla piu’ forte delle minoranze cosi’ da avere sempre un partito o una coalizione che abbia i numeri per governare. Ma allora il Parlamento che e’ controllato dalla piu’ forte delle minoranze elettorali non può’ e non deve esprimere anche la Consulta e il Capo dello Stato. Si devono trovare altri meccanismi per l’elezione delle Istituzioni di Garanzia che coinvolgano anche le altre minoranze; questo e’ valido in Spagna ma deve essere valido soprattutto in Italia, dove il bipartitismo non e’ mai esistito. Una proposta? Si elegga il Senato con meccanismo proporzionale e lo si faccia diventare una Camera Alta il cui compito e’ proprio quello di eleggere gli organi di Garanzia ed a tutela dei Diritti dei Cittadini. Ma vallo a far capire a quelli che adesso ci governano e hanno abolito il Senato!
Alessandro
Ma il problema di una buona legge elettorale e, piu’ in generale, della riforma delle Istituzioni non puo’ e non deve essere solo la governabilita’. <> (art. 1 Cost). In Italia il Parlamento non esprime solo il governo (siamo una Repubblica Parlamentare) ma elegge anche le Istituzioni di garanzia (Corte Costituzionale, Presidente della Repubblica, tanto per fare un esempio). Facciamo pure una legge elettorale che stabilisca un premio di maggioranza alla piu’ forte delle minoranze cosi’ da avere sempre un partito o una coalizione che abbia i numeri per governare. Ma allora il Parlamento che e’ controllato dalla piu’ forte delle minoranze elettorali non puo’ e non deve esprimere anche la Consulta e il Capo dello Stato. Si devono trovare altri meccanismi per l’elezione delle Istituzioni di Garanzia che coinvolgano anche le altre minoranze; questo e’ valido in Spagna ma deve essere valido soprattutto in Italia, dove il bipartitismo non e’ mai esistito. Una proposta? Si elegga il Senato con meccanismo proporzionale e lo si faccia diventare una Camera Alta il cui compito e’ proprio quello di eleggere gli organi di Garanzia ed a tutela dei Diritti dei Cittadini. Ma vallo a far capire a quelli che adesso ci governano e che hanno abolito il Senato!
Massimo Matteoli
Bisogna ricordare che la governabilità è un bene se non è imposta come una camicia di forza. Il vero problema dell’italicum è che di fatto trasforma il doppio turno in un ballottaggio nazionale a collegio unico. La semplificazione sarebbe ammissibile per eleggere una carica monocratica, come il Presidente della Repubblica francese, è deleteria per il Parlamento, che deve rappresentare l paese perchè produce una maggioranza quale che sia. Il doppio turno di collegio impone, infatti, ai partiti vincitori di saper parlare a tutto il paese, mentre nel sistema voluto dal premier basterà un voto in più per controllare la Camera. Il triste connubio tra capilista nominati e preferenze per gli altri eletti fa sì che il nostro sistema elettorale sia l’unico al mondo che unisce i difetti di entrambi i sistemi. Un record di cui si poteva e si deve fare a meno.