Il reddito di cittadinanza è una misura simbolo della proposta politica del Movimento 5 stelle. Per questo è stato inserito nel contratto di governo con la Lega. La sorpresa è che ora è riservato solo ai cittadini italiani. E anche i costi cambiano.
Una misura riservata agli italiani
Nel tavolo contrattuale tra Movimento 5 stelle e Lega la questione del reddito di cittadinanza sembrava appannaggio di uno solo dei due contraenti. Il M5s ha da tempo eletto la misura come un punto tra i più importanti della propria proposta politica, tanto da presentare al Senato nel 2013 un dettagliato disegno di legge (AS 1148 del 29/10/2013) che prevedeva l’introduzione di un sostegno al reddito con questo nome.
La proposta aveva cominciato il suo iter in Commissione lavoro e previdenza sociale ricevendo anche l’attenzione di importanti istituzioni, ma è rimasta bloccata in tale sede. Il governo del Pd ha preferito portare avanti una misura meno ambiziosa, ma più facilmente realizzabile, il reddito d’inclusione (Rei).
Non ci addentriamo qui in una disamina delle due misure, sulle quali rimandiamo ai precedenti contributi (qui, qui, qui, qui, qui e qui). Ci interessa però notare una significativa modifica rispetto al disegno di legge, inserita nel contratto di governo e di segno chiaramente leghista: il reddito di cittadinanza sarebbe infatti rivolto solo ai “cittadini italiani”. La restrizione recupera in qualche modo il significato di “cittadinanza” contenuto nel nome della misura, peraltro usato impropriamente perché nel dibattito internazionale il reddito di cittadinanza di solito caratterizza un sostegno universale, incondizionato ed erogato nella stessa misura ad ognuno, mentre la misura prospettata è un reddito minimo, dunque selettivo, condizionato all’accettazione di proposte di lavoro e soggetto alla prova dei mezzi.
Il vincolo della cittadinanza è eticamente assai discutibile, oltre a far emergere evidenti problemi di costituzionalità (articolo 3) e di rispetto delle normative europee (vedi articolo 18 del Tfue e articolo 24 della direttiva 2004/38), che vietano qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità e garantiscono parità di trattamento a tutti i cittadini dell’Unione e ai loro familiari – anche un cittadino comunitario, infatti, non potrebbe ricevere il sussidio. Secondo quanto indicato nel Missoc (il sistema di informazione reciproca sulla protezione sociale nell’Unione europea, Mutual Information System on Social Protection), buona parte dei paesi UE non pone vincoli di nazionalità per l’accesso al reddito minimo.
Alcuni stati prevedono sì limiti, che però non arrivano mai a riservare il sussidio ai soli propri cittadini. Vi sono infine apposite direttive che tutelano anche i cittadini di paesi terzi titolari di particolari permessi di soggiorno o di protezione internazionale. Il reddito di cittadinanza proposto originariamente dal M5s era riservato ai residenti con almeno 18 anni, italiani o di paesi dell’UE, o provenienti da paesi che hanno sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale (vedi AS 1148/2013). Anche questa versione iniziale escludeva molti non comunitari, considerato che solo alcuni paesi hanno stipulato con l’Italia una convenzione bilaterale di sicurezza sociale. In Africa, ad esempio, solo la Tunisia e Capo Verde.
Quanto costa
Non sorprende dunque che la quantificazione dei costi del provvedimento sia scomparsa nella versione definitiva del contratto. Una restrizione ai soli cittadini italiani determinerebbe una sensibile riduzione della platea e dei costi. Proviamo infatti a stimare il costo della misura sul campione Silc. Consideriamo due alternative:
- Il reddito di cittadinanza è dato dalla differenza tra la soglia di 780 euro (moltiplicata per una scala di equivalenza per famiglie con più di un componente) e il reddito monetario della famiglia. Questo primo caso corrisponde alla lettera del disegno di legge citato.
- Come sopra, ma al reddito monetario si aggiunge l’affitto imputato per le famiglie che possiedono l’abitazione. Questo secondo caso corrisponde alla stima Istat del costo della misura.
Tabella 1 – Stima del costo del reddito di cittadinanza
a) RC= soglia – reddito monetario | b) RC = soglia – (reddito monetario + affitto imputato) | |||
a.1) tutte le famiglie | a.2) solo italiani | b.1) tutte le famiglie | b.2) solo italiani | |
Spesa totale |
28.7 miliardi |
24.5 miliardi |
16.1 miliardi |
12.7 miliardi |
Nord | 25% | 21% | 23% | 17% |
Centro | 17% | 16% | 14% | 11% |
Sud | 58% | 63% | 64% | 72% |
Totale | 100% | 100% | 100% | 100% |
Nota: take-up 100%
Senza considerare i 2 miliardi previsti per i centri per l’impiego, il reddito di cittadinanza costerebbe, se disponibile per tutte le famiglie, circa 29 miliardi se si escludono gli affitti imputati dal reddito, 16 miliardi secondo il criterio Istat.
Ma se si limita la platea alle famiglie di italiani, la spesa scenderebbe a 24,5 miliardi nel primo caso, a 12,7 nel secondo, con un calo del 20 per cento.
La tabella mostra anche la ripartizione della spesa totale per area. Visto che gran parte delle famiglie di stranieri risiede nel Centro-Nord, limitare il Rc ai “cittadini italiani” avrebbe l’effetto principale di indirizzare maggiormente la spesa totale a favore delle regioni meridionali. La restrizione renderebbe più semplice il suo finanziamento.
C’è un problema ulteriore. Il Rei oggi in vigore va anche alle famiglie straniere, con precise restrizioni: occorre essere residenti in Italia continuativamente da almeno due anni nonché cittadini dell’Unione o loro familiari con diritto di soggiorno o diritto di soggiorno permanente, oppure cittadini di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo (vedi Dlgs 147/2017). Cosa succederebbe se si passasse al nuovo schema? Queste famiglie perderebbero il sussidio?
A noi pare che un rafforzamento del sostegno minimo che gradualmente permetta di raggiungere una platea più ampia con importi più adeguati sia auspicabile, ma che debba essere intrapreso a partire dall’attuale Rei, senza smontarne la struttura, semmai migliorandola. Il reddito di inclusione inoltre fornisce la giusta attenzione non solo al percorso d’inclusione lavorativa, ma anche a quello sociale, spesso necessario alle famiglie indigenti che presentano problemi di natura complessa.
Da luglio 2018 la platea del Rei comprenderà tutte le famiglie in grave povertà, non solo quelle con figli minori o disabili o donne in stato di gravidanza accertata o con over-55 disoccupati. L’estensione dovrebbe favorire un maggiore bilanciamento verso gli italiani, che sono la maggioranza tra i poveri senza figli. Va comunque segnalato che i primi dati disponibili sul Rei dicono che gran parte dei beneficiari risiede nelle regioni meridionali, dove la povertà riguarda soprattutto cittadini italiani.
Restrizioni nei confronti dei cittadini stranieri possono avere un senso per non incoraggiare un’immigrazione mirata, ma dovrebbero essere fondate su spirito umanitario ed essere non discriminatorie e compatibili con le normative comunitarie.
* Lorenzo Lusignoli svolge la sua attività professionale presso la Cisl, Dipartimento fisco, previdenza, politiche sociali e della salute. Le considerazioni qui fatte sono frutto di elaborazioni personali e non coinvolgono in nessun modo la struttura di appartenenza.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Savino
Non possiamo permetterci il lusso di aiutare gli italiani a casa loro.
Se gli italiani si erano fatti questo film votando quelle due forze politiche se lo tolgano dalla testa; prima lo fanno, meglio è. Questa stucchevole ricerca di crescita economica non può avvenire con rimedi assistenziali in deficit o incentivi al consumismo.
Chi non ce la fa per davvero e ha l’ISEE in regola deve avere tutto il supporto possibile.
Gli altri hanno, ad un certo punto, il dovere di ingegnarsi, imparare l’arte (chi lavora, oggi, dove l’ha appresa l’arte? o l’arte è solo il cappuccino al bar? forse, ci vorrebbe un pò di alternanza lavoro-scuola?) e metterla in pratica.
Meno italiani che si alzano alle 10 del mattino, più italiani che si alzano alle 5.
Giovanni
Mi trova completamente d’accordo
Gabriele Biondo
Completamente d’ accordo. La cosa assurda , e’ che anche al Nord , molti cittadini , che hanno lavoro , casa di proprieta’ e risparmi , hanno votato Lega e M5. E sono questi gli idioti che arringati dai due capipolo con promesse assurde hanno dato loro la maggioranza. I veri poveri in Italia fanno bene a votarli ma possono essere al massimo il 10/20% dei votanti non di piu’ . 20/30 anni fa’ i poveri erano forse piu’ degli attuali , rifondazione comunista prendeva al massimo il 5%
Comunque visto che la maggior parte degli italiani ( idioti a credere alle favole )e’ completamente ignorante nelle materie economiche finanziarie , questo infimo e pericoloso ( economicamente )governo italiano verra’ ricondotto a sani principi economici da un non votante , ma che in questo mondo globalizzato pesa molto , il Mercato. Il giorno che il mercato smette di sottoscrivere le nostre emissioni mensili di titoli di stato 25/30 md , ( il Tesoro non ha fondi x sanita’ scuole servizi ) sentiremo le ricette degli attuali scarsissimi Salvini Di Maio Siri etc. Spero non ci facciano diventare come i paesi del Sudamerica . Contro questo rischio , che e’ remoto ma poi non troppo io mi sono gia’ finanziariamente e legalmente tutelato ( via da Btp e Borsa Italiana , via da investimenti in euro , e parte degli investimenti in banca estera ( legalmente ) perché magari restiamo nell’euro ma arriva la patrimoniale ( altro che Flat Tax ) Scarsi e pericolosi
Matteo Carrozza
Farei una precisazione. La Lega e 5S riporteranno pure l’ intenzione di fare il reddito di cittadinanza solo per cittadini Italiani, per chiari motivi propagandistici legati al loro elettorato. Ma questo e’ incorretto e illegale per quanto riguarda il diritto Comunitario e la Corte Europea Di Giustizia, e al massimo il reddito di Cittadinanza sara’ per cittadini Italiani e Comunitari. Detto terra terra, se sei Romeno residente in Italia ne hai il diritto, se Albanese no. Indipendentemente da cio’ che ne pensiamo, non semplifichiamoli la propaganda, e riportiamo la dicitura corretta!!
LUCA
Uscendo dal tema etico, c’è una cosa che mi chiedo: un reddito così concepito (cioè ad “integrazione”) non è un incentivo pazzesco al lavoro nero? Ipotizzando un singolo che lavori PT a 600 €\mese, per quale motivo razionale dovrebbe attivarsi per cercare un FT magari a 1000 (ma per esempio più lontano dal luogo di domicilio) quando i 780 sono garantiti?
Sto volutamente non considerando come soluzione tutte le idee fin qui proposte come correttivi, anche perché pensare di riconvertire con successo una struttura inefficiente come i CPI mi sembra un programma non da poco, e comunque un altro problema piuttosto che una soluzione.
Stefano73
Complimenti per l’articolo che è finalmente scevro di riflessi ideologici a differenza dei precedenti. Concordo pienamente che i 5 stelle propongono un reddito minimo (modello HEARTZ IV) e non un reddito di cittadinanza universale. Credo, inoltre, che vi sia la volontà di fare riferimento all’ISEE che ridurrebbe i costi di 16 miliardi di euro (tanti, ma si potrebbe pensare ad un innalzamento graduale dell’importo spettante). Il punto è che il nostro job act manca di risorse per il sostegno alle politiche attive di ricerca del lavoro. Siamo stati condizionati dai vincoli di bilancio (quelli che non rispettò la Germania quando fece la sua riforma del costo del lavoro). Quindi ben venga la riforma dei centri di impiego pubblici. Premesso che non è compatibile con la Costituzione una limitazione ai soli soggetti italiani. Però un incremento graduale del REI/reddito di cittadinanza a 500 euro (modello Germania UK) darebbe anche al nostro Paese una misura di contrasto alla povertà. Ricordo a tutti che la Corte dei Conti ha stimato che l’Italia è il Paese che ha avuto il più elevato incremento di poveri (circa 5 milioni) negli ultimi 10 anni, più di Grecia e Spagna.
Henri Schmit
Il nome stesso del programma pentastellato è demagogico e, come afferma l’autore, di stampo “leghista”. Nel contenuto è viola la costituzione e le regole dell’UE. Denuncio questo vizio molto diffuso, che si colloca a metà strada fra la furbata e l’illegalità, da quando se ne parla su questo sito.