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Ridateci il Mattarellum

Tramontata la speranza di un compromesso alto sulla legge elettorale, restano aperti quattro scenari. Quello oggi preferibile prevede il ritorno al Mattarellum. Perché con i collegi uninominali, migliorerebbe anche la selezione della classe politica. Ma serve un colpo di mano in Parlamento.

I QUATTRO SCENARI
Il mio professore di econometria all’università, Maurizio Grassini, amava ripetere che se un problema ha una soluzione, è davvero un problema. Altrimenti, è semplicemente una iattura. Il dibattito sulla legge elettorale assomiglia sempre più alla seconda fattispecie.
L’opportunità di un compromesso alto che desse un senso “costituente” alle larghe intese – doppio turno di collegio e semipresidenzialismo – è scomparsa il giorno in cui la Cassazione ha trasformato in definitiva la condanna a Silvio Berlusconi. Restano quattro scenari.
1. Si trova un compromesso tampone tra le forze parlamentari per modificare il Porcellum, con sbarramento al 40 per cento sul premio di maggioranza e con qualche correttivo per la selezione dei parlamentari (come le preferenze, il sistema misto o le circoscrizioni piccole alla spagnola).
2. Matteo Renzi diventa leader Pd e sostanzia la sua proposta di “legge dei sindaci”, plausibilmente un proporzionale con premio di coalizione a doppio turno, ingaggiando poi una difficile trattativa per farlo passare.
3. Salta tutto e ci teniamo il Porcellum.
4. Salta tutto, ma a qualcuno riesce un colpo di mano parlamentare per tornare al Mattarellum.
Che cosa aspettarci? E che cosa augurarci?
Sul piano delle previsioni, il primo e il terzo scenario sono i più probabili. Se il Governo dura ancora per qualche tempo, il Parlamento dovrà modificare il Porcellum. Ma è difficile che Berlusconi e Grillo regalino il doppio turno di coalizione a Renzi. E, in caso di scissione nel Pdl, la pattuglia pronta a raccogliersi sotto i vessilli del partito popolare europeo non accetterebbe soluzioni diverse da un proporzionale con pochissime correzioni. Se salta tutto, si rischia di andare alle urne con l’attuale – pessima – legge elettorale. Il colpo di mano pro-Mattarellum non ha molte chance, se non altro perché la stragrande maggioranza degli attuali parlamentari avrebbe seri problemi a farsi eleggere in un collegio uninominale.
PERCHÉ È MEGLIO IL MATTARELLUM
Sul piano della desiderabilità, però, sono proprio il Mattarellum e il doppio turno di coalizione a dominare gli altri scenari, sebbene neanche loro rappresentino la soluzione ottimale in astratto. Con tre poli della stessa consistenza, il Porcellum modificato del primo scenario ci ricaccerebbe nel proporzionale e nei governi decisi (e disfatti) in Parlamento. È vero che con tre poli come gli attuali nessuna legge elettorale può garantire la governabilità. Ma il Mattarellum renderebbe più instabile l’equilibrio proporzionalistico e consociativo. Gli italiani tornerebbero a familiarizzarsi con i collegi uninominali, e questo metterebbe un paletto maggioritario in vista di future riforme. Da par suo, il doppio turno di coalizione (a patto di estenderlo al Senato, visti i tempi stretti per superare il bicameralismo paritario) garantirebbe una chiara individuazione della responsabilità di governare nell’arco di una legislatura. Per dirla con Renzi: sapendo chi ha vinto la sera del (secondo) voto.
Il Mattarellum, però, avrebbe un vantaggio aggiuntivo rispetto al doppio turno di coalizione: migliorare la selezione della classe politica. È vero che nei collegi “sicuri” la coalizione favorita per la vittoria può candidare anche il proverbiale cavallo di Caligola. Ma nella fase attuale – ad alta mobilità del voto e con tre poli consistenti anziché due – è davvero difficile mettere l’etichetta di “sicuro” o “incerto” su collegi uninominali a turno unico. Servirebbero cartomanti più che sondaggisti. È quindi difficile pensare che i partiti potrebbero permettersi di presentare troppi candidati mediocri, la cui unica esperienza è quella di funzionario di partito o segretario del capocorrente, piuttosto che persone capaci d’intercettare l’elettorato di opinione, meno politicizzato e più “convincibile” sulla base di proposte e competenze.
Insomma, più che da fini strategie militari, l’opzione più favorevole agli italiani potrebbe arrivare da un’azione di guerriglia che prenda tutti di sorpresa al momento giusto. Alla Ghino di Tacco. Ci aveva provato il deputato Roberto Giachetti. Ma forse non era, appunto, il momento giusto.

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Senza fiducia niente ripresa

  1. vladfrulletti

    Anche il Mattarellum a causa del 25% di proporzionale e di scorporo non garantisce maggioranze certe e stabili a Camera e Senato. Il punto è se sia più importante scegliersi il parlamentare (quindi meglio i collegi) o da chi essere governati. Ecco per me è preferibile che i cittadini abbiano il potere di scegliere il governo.
    Ps. il Cise calcola che nel 2006 col Mattarellum avrebbe vinto Berlusconi e che anche nel 2013 col Mattarellum il Pdl avrebbe avuto il maggior numero di parlamentari.

  2. Luca

    Come prima cosa bisogna mettersi d’accordo su che cosa ci aspettiamo da una legge elettorale. Io chiedo solo di poter scegliere il mio candidato, non mi importa se con la preferenza, con il collegio uninominale, o con delle consultazioni all’interno di ogni forza politica.
    Poi si può discutere dell’eventuale premio di maggioranza, sul proporzionale o sul maggioritario, primo o secondo turno, ma sono fattori secondari.
    A meno che non si decida di fare cose strane (es. premi di maggioranza assurdi), come scrive giustamente l’autore, non dobbiamo aspettarci la governabilità dalla legge elettorale.
    Il dubbio forte è che la situazione non cambi perché, alla fine, il porcellum fa comodo ai segretari dei partiti. Sentite Calderoli cosa ha dichiarato in proposito in Parlamento:
    http://youtu.be/Y5JqGCYIbaA
    Qualche mese fa, un deputato del PD (Giachetti) propose con una mozione di abolire il Porcellum, e di conseguenza, di tornare al Mattarellum. Com’è andata a finire?
    Ecco:
    http://parlamento17.openpolis.it/votazione/camera/100053-moz-giachetti-e-a-1-53/88
    Respinta. L’hanno votata solo M5S, e Sinistra Ecologia e Libertà.
    “A pensar male si fa peccato…” (Giulio Andreotti)

  3. Mauro

    Concordo con la tesi dell’articolo. Anche Luca però ha ragione quando dice che una legge elettorale, da sola, non può garantire una maggioranza politica; ed è fondamentale che l’elettore possa scegliere “effettivamente” il proprio candidato. Mi chiedo solo perché, fra le possibilità per rendere “costituzionale” il Porcellum non si prende in considerazione quella di mantenere comunque un premio di maggioranza per la coalizione (o per il partito) che ha preso più voti ma limitando il premio ad un massimo del 10% dei seggi. E’ vero che, come avverrebbe nel caso 1, solo chi raggiungesse il 40 % dei voti otterrebbe il 50% dei seggi. Tuttavia un premio in seggi verrebbe comunque dato, anche al Senato, dove è obbligatorio che questo sia assegnato su base regionale; ma questo premio peserebbe comunque sulle alleanze perseguibili.

    • Luca

      A mio parere tutta questa questione sulla “governabilità” rischia di essere fuorviante. Se, da un lato l’Italia parrebbe un paese instabile politicamente, è pur vero che la stessa classe dirigente lo governa ormai da un ventennio. E da due legislature esiste una grande coalizione che ha votato insieme provvedimenti quali MES, fiscal compact, e addirittura ha cambiato la Costituzione inserendo il pareggio di bilancio.
      Io incomincio sul serio a chiedermi se non sia vero piuttosto il contrario. Cioè, che in Italia, qualsiasi decisione su base collegiale, ordinaria amministrazione in qualsiasi sistema democratico, sia impedita da un’oligarchia che ha immobilizzato il paese. Il Porcellum, se vogliamo, è la prova di come la volontà dei pochi, prevalga su quella del paese.
      Per queste ragioni, separerei con fermezza la questione dell’instabilità, dalla legge elettorale, e persino dalla riforma costituzionale. E incomincerei a domandarmi se in questo paese non ci sia un’urgente necessità di democrazia reale, di trasparenza delle istituzioni, e di correttezza nell’informazione. In assenza di tali fondamenti, qualsiasi ulteriore discussione è perfettamente inutile.

      • henricobourg

        Perfetta l’analisi! L’opinione purtroppo è isolata!
        Da 25 anni che sono in Italia non ho sentito nessuno fare questa distinzione comunque evidente.
        Sono due questioni diverse: la scelta (in teoria diretta) dei rappresentanti (liberi da vincoli di mandato) e la formazione (non decisa direttamente dal popolo sovrano) del governo, della maggioranza di governo. Se vogliamo che anche questa seconda scelta sia diretta, dobbiamo adottare il presidenzialismo, o il semi-presidenzialismo (o l’elezione di un direttorio esecutivo).
        Basta con i premi di maggioranza! Basta con le liste bloccate! Basta con il voto di lista! L’unico modo di selezionare liberamente i rappresentanti e di poterli controllare è il voto individuale in piccoli collegi uninominali o di pochissimi seggi. Questo è anche l’unico modo per garantire l’accesso libero alle candidature.
        Henri Schmit
        henri.j.m.schmit@gmail.com

  4. Ivano Zatarra Terzo

    Il 3 dicembre le Corte costituzionale esaminerà, appunto, la costituzionalità del Porcellum. Il rischio, che per altri si traduce nello scampato pericolo del voto anticipato, è che l’Italia non abbia nessuna legge elettorale alla quale affidarsi o appellarsi.
    Con buona pace del punto 3 che rimanda tutto al doppio turno evocato solo da Renzi e al Mattarellum che non offre però reali garanzie di governabilità.

  5. Filippo Crescentini

    L’autore mi sembra un po’ troppo sicuro che Renzi diventi il segretario del Pd. Si faccia riferimento alle proposte del PD in quanto tale. Il doppio turno di coalizione l’ha proposto per primo Luciano Violante e Gianni Cuperlo l’ha messo esplicitamente come alternativa al sistema con collegi uninominali con eventuale ballottaggio che è la proposta ufficiale di riforma del PD, depositata in Parlamento (l’unica) nella primavera del 2012. Un sistema che piace a tutto il PD ma, purtroppo, solo al PD.

  6. Cesare Nistri

    In un paese politicamente sano dovremmo valutare la riforma della legge elettorale insieme ad una riforma generale delle istituzioni. L’urgenza contingente di cambiare la legge attuale costringe tuttavia a scegliere il nuovo sistema elettorale prima che si decida su semipresidenzialismo, modello Westminster o altro ancora.
    Considerando l’attuale panorama politico italiano e la sentita esigenza di maggiore governabilità e maggiore potere di scelta per gli elettori sui singoli candidati, la base di partenza per la scelta finale dovrebbe essere il sistema tedesco, in cui la logica proporzionale non esclude la presenza di collegi uninominali (anzi!).
    Come determinare maggiore governabilità nel sistema tedesco dato che la CDU, pur con il 40% dei voti nelle ultime elezioni, è costretta oggi a costruire un governo di coalizione? L’unica strada è quella di prevedere un secondo turno tra i primi due partiti (e non coalizioni), che nel caso di specie avrebbe portato CDU e SPD a confrontarsi per ottenere la maggioranza assoluta dei seggi. Tale maggioranza può essere pari alla percentuale di voti ottenuta dalla lista vincente al secondo turno.
    Tale sistema permetterebbe di dare maggiore legittimazione democratica all’attribuzione del premio di maggioranza e permetterebbe adeguata governabilità, anche qualora non si applicasse (e sarebbe a questo punto auspicabile) alcuna soglia di sbarramento. Anche la rappresentatività in Parlamento ha la sua importanza; alle ultime elezioni tedesche avrebbero conquistato seggi anche partiti che hanno mancato l’obiettivo del 5% per una manciata di voti.

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