Nel 2004 dieci nuovi stati entrarono a far parte dell’Ue. In quindici anni il loro Pil pro capite è quasi raddoppiato, senza provocare alcuna conseguenza sui vecchi stati membri. È un dato da considerare in vista di eventuali nuove adesioni.
Dieci nuovi paesi entrarono nella Ue del 2004
Fondata nel 1957 con l’obiettivo di portare pace e prosperità, nel 2024 l’Unione europea rappresenta 450 milioni di persone e un sesto del Pil mondiale. Venti anni fa, nel maggio del 2004, 75 milioni di persone di dieci paesi – Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia – diventarono cittadini dell’Ue e tra la data del loro ingresso e il 2019, il loro Pil pro capite è quasi raddoppiato, passando da 18.314 a 34.753 dollari.
Il Pil pro capite è la misura più comune dello standard di vita: indica il reddito che un abitante medio riceve ogni anno e, quando misurato in termini reali, corregge per l’inflazione. Secondo la Banca mondiale, su questa base, otto dei dieci paesi entrati nell’Ue nel 2004 facevano parte del gruppo di paesi con reddito medio (le eccezioni erano Cipro e Malta) mentre ora sono in quello ad alto reddito.
Parte di questo miracolo economico è avvenuto grazie all’adesione all’Ue? Qual è stato l’effetto dell’allargamento sui 15 stati che già facevano parte dell’Unione nel 2004? Quali sono i principali motori del miracolo? In una ricerca recente, cerco di rispondere a queste domande.
Come cambia il Pil pro capite
Per analizzare l’effetto dell’allargamento dell’Ue, si considerano due economie aggregate: l’Ue-2004, che include i nuovi stati membri entrati nel 2004, e l’Ue-15, che comprende solo gli stati che ne facevano parte prima di quella data. La figura 1 mostra, sulla sinistra, il Pil pro capite per l’Ue-2004, l’Ue-15 e alcuni paesi selezionati, e, sulla destra, il rapporto tra il loro Pil pro capite e il Pil pro capite dell’Ue-15. La figura mostra che il Pil pro capite cresce sia per l’Ue-15 che per l’Ue-2004. Inoltre, il Pil pro capite rispetto all’Ue-15 sembra essere costante prima del 2004, mentre cresce dopo il 2004. L’Ue-2004 sembra recuperare terreno rispetto all’Ue-15 in termini di standard di vita dopo il 2004.
Figura 1 – Pil reale pro capite
Le difficoltà di analisi
Per valutare l’effetto causale del cambiamento di una policy, di solito, i ricercatori confrontano il risultato del gruppo trattato, cioè quello soggetto al cambiamento della policy, con un gruppo di controllo che non è stato soggetto al cambiamento. Idealmente, il gruppo trattato e il gruppo di controllo dovrebbero avere caratteristiche identiche. Se il gruppo trattato ottiene risultati migliori rispetto al gruppo di controllo, significa che c’è un effetto causale del cambiamento della policy sul risultato. Nel caso dell’allargamento dell’Unione del 2004, non ci sono paesi simili all’Ue-2004 che non si sono uniti all’Ue e che potrebbero essere utilizzati come controllo. Allo stesso modo, non ci sono unioni simili all’Ue-15 che non hanno sperimentato un allargamento.
Si utilizza allora una metodologia che può risolvere il problema: il metodo del controllo sintetico. L’idea è di costruire un “gruppo sintetico di controllo” costituito dalla media ponderata di alcuni paesi non influenzati dall’allargamento dell’Ue e selezionati a loro volta da un “donor group”. Se ci fosse un effetto causale dell’allargamento dell’Ue nel 2004, allora il Pil pro capite del gruppo trattato differirà da quello del controllo sintetico.
Gli effetti sul Pil pro capite
La figura 2 mostra il Pil pro capite dell’Ue-2004 (a sinistra) e dell’Ue-15 (a destra), e i loro rispettivi controlli sintetici. Secondo questi dati, la differenza tra l’Ue-2004 e il suo controllo sintetico è di 8.433 dollari nel 2019: l’adesione di questi paesi all’Ue nel 2004 ha portato a un aumento del loro Pil pro capite del 32 per cento. Quasi un terzo del loro attuale standard di vita può essere attribuito all’adesione all’Ue, che rappresenta circa la metà dell’aumento del Pil pro capite tra il 2004 e il 2019. Questo effetto estremamente positivo è dovuto solo a cambiamenti nelle politiche, regolamenti, barriere commerciali, e così via.
Un calcolo simile per l’Ue-15 non evidenzia un grande effetto, né positivo né negativo. Come mostra il grafico a destra della figura 2, le dinamiche del Pil pro capite dell’Ue-15 sono molto simili alle dinamiche del controllo sintetico.
Figura 2 – Dinamiche del Pil pro capite Ue-2004/Ue-15 e i loro controlli sintetici
Come mostro nel mio articolo scientifico, i risultati rimangono anche se sottoposti a vari test. In tutti, si conferma l’ampio e positivo effetto dell’adesione all’Ue sul Pil pro capite per i nuovi stati membri. Per l’Ue-15, i test sono coerenti con l’assenza di un effetto dell’allargamento del 2004.
L’allargamento dell’Unione nel 2004 ha portato effetti estremamente positivi per i nuovi stati membri senza avere conseguenze negative sul livello di vita dei membri esistenti.
Figura 3 – Divario della produttività totale dei fattori rispetto all’Ue-15
Quali sono i motori del grande e positivo effetto?
Per esplorare i motivi del grande e positivo effetto attribuito all’adesione all’Ue nel 2004, eseguo un semplice esercizio di contabilità della crescita. Consiste nello scomporre la crescita del Pil nel contributo dei fattori di produzione, capitale e lavoro, e nel contributo del “residuo di Solow”. Quest’ultimo è spesso considerato una misura della produttività e cattura il progresso tecnologico, una migliore allocazione dei fattori produttivi e qualsiasi cambiamento delle frizioni sul mercato del capitale e del lavoro. Un tale esercizio può dirci se la crescita è dovuta a un maggior numero di lavoratori, a un maggior numero di macchinari utilizzati o a una migliore produttività.
L’esercizio di contabilità della crescita mostra che il contributo alla crescita del Pil del capitale e del lavoro è più alto nell’Ue-2004 rispetto al suo controllo sintetico di circa il 60 per cento. Inoltre, è importante sottolineare che il contributo del “residuo di Solow” è quasi tre volte maggiore per l’Ue-2004 rispetto al suo controllo sintetico. L’adesione all’Ue sembra così generare un aumento molto più alto e sostenuto nella crescita della produttività.
Un’altra misura della produttività è la produttività totale dei fattori (Tfp), stimata dalle Penn World Tables, la quale mostra segni di convergenza al livello dell’Ue-15. Come mostrato nella figura 3, la Tfp rispetto all’Ue-15 sembra avere un tasso di crescita più alto dopo il 2004 rispetto agli anni precedenti. Coerentemente con l’esercizio di contabilità della crescita sopra descritto, la produttività sembra continuare a salire e a far diminuire il divario con l’Ue-15.
L’adesione all’Ue ha comportato una rapida convergenza delle principali variabili macroeconomiche, mentre la Tfp contribuisce a ridurre il divario con l’Ue-15. L’adesione all’Ue ha un grande e positivo effetto sul Pil pro capite dei suoi nuovi membri che si materializza in guadagni di produttività sostenuti.
Un risultato da approfondire
C’è un grande effetto positivo nell’essere membro dell’Ue, senza procurare costi per gli stati che già vi aderivano; l’allargamento dell’Unione sembra generare conseguenze positive. L’analisi dei dati evidenzia un ruolo importante della produttività misurata sia dal residuo di Solow che dalla Tfp.
Questi risultati sollevano più domande di quante risposte diano. Ulteriori ricerche sul processo di adesione sono necessarie per comprendere il meccanismo attraverso il quale un cambiamento nelle politiche, regolamentazioni e istituzioni può avere effetti così grandi e positivi sul Pil pro capite e sulla produttività.
Dotati di una buona comprensione di questi meccanismi, potremmo valutare l’impatto qualitativo e quantitativo delle future adesioni, come per esempio quella dell’Ucraina.
*Una versione più estesa in inglese è disponibile su VoxEu.
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Giulia
Il PIL dell’Italia si è depauperato proprio ha causa dell’ingresso dei paesi dell’Est, ex comunisti , che hnno approfittato dell’idiozia degli occidentali.
In USA Kamala Harris ha fatto crollare i mercati finanziari. Un crollo generale per paura di una politica futura pericolosa.
aldo
Questo articolo dimostra ancora una volta come appiattirsi sull’economicismo, in un’epoca in cui tutto è in vorticoso e imprevedibile movimento, equivale a mettersi le fette di prosciutto sugli occhi. https://www.geopolitica.info/paesi-baltici-guerra-europa/
AR
Come sarebbe fatto questo gruppo sintetico?
Un confronto con altri paese a eguale PIL procapite. (Sudamerica?, Asia orientale?)
Enrico
La convergenza è come il vento: dipende da che parte soffia. Non c’è dubbio che le new entry abbiano accelerato la loro crescita, convergendo verso gli standard di GDP e di salari “europei”. Tuttavia non si può non riconoscere che l’economia ed i salari nella UE storica, nel frattempo, abbiano rallentato, favorendo questa “convergenza”. Si tratta di dinamiche ben note quando si intensificano gli scambi tra economie con un diverso livello di sviluppo. La dinamica della TFP non fa che confermare questo fatto perché, come è noto, la TFP non è altro che il tasso di crescita dei salari reali aumentato da una frazione della crescita del tasso di profitto. In sintesi, l’allargamento ha migliorato le condizioni di vita dei lavoratori dei paesi dell’Est a scapito di quelli della UE storica. Questo spiega anche il declino dei partiti laburisti e la crescita di quelli sovranisti e antieuropeisti nella UE a 15.
Paolo
Concordo. L’articolo non cita nessuno scenario tendenziale, trascura i rendimenti decrescenti, non cita l’andamento globale dell’Unione (che nel 2004 aveva un peso, oggi ne ha un altro), parla di una generale crescita della produttività (in paesi che al loro ingresso erano considerati in via di sviluppo) trascurando la generale stagnazione della produttività che caratterizza l’UE nel suo insieme.
C’è un’altro grande assente, che è la mancata adesione all’eurosistema di alcuni di quei paesi.
Mi sembra un articolo che procede da una tesi (l’UE è miracolosa) e finisce come spesso in Italia a negare la dignità di qualsiasi messa in discussione.
GGB Cattaneo
Forse l’autore dell’articolo non si è accorto che la guerra in Ucraina ha ucciso l’UE.
Umberto
Trattato CEE 1957 non mirava alla pace e alla prosperità (vasto programma), ma (art.2) di volere creare un mercato comune e favorire la trasformazione delle condizioni economiche degli scambi e della produzione nella Comunità.
Poi la CEE si è voluta trasformare in CE, poi ancora in UE. Unione di diritto formale, ma nel sostanziale e nei fatti mai nata davvero e (probabilmente) morta con l’ingresso all’ingrosso del 2004. Area di cooperazione, di scambi economici può con regole chiare ed eque crescere e prosperare ed accogliere come senior o junior partner i propri vicini, ma un’Unione deve selezionare e centellinare chi entra.
Buono l’allargamento passato? Da un punto di vista economico generale certo che ha dato il boost a quei paesi (ma anche altri paesi non Ue sono cresciuti e hanno ridotto il differenziale con Ue-15, pur non essendo membri), ma da un pinto di vista politico (che poi è la base di ogni possibile scenario economico) è stato un errore strategico.
Da riconoscere e valutare per il futuro.
E non in riferimento alla sola Ucraina.
Peraltro si è già ammesso un membro parzialmente occupato militarmente da uno Stato extracomunitario.
Proporrei degli studi su come rifondare una Comunità europea.