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Tra Unicredit e Banco Bpm un matrimonio ostacolato, ma possibile

Unicredit ha presentato un’offerta per acquisire Banco Bpm. Tra i due istituti si possono costruire oggettive sinergie, ampliando diverse attività. Gli ostacoli all’operazione sono il basso premio agli azionisti e la contrarietà di una parte del governo.

Due operazioni complesse per Unicredit

Perché un manager esperto come Andrea Orcel lancia contemporaneamente due complicate e potenzialmente costose operazioni di fusione, che fanno arrabbiare due governi, senza neanche offrire agli azionisti della seconda banca un ragionevole premio?

Non abbiamo informazioni riservate, quindi proviamo a fare qualche ipotesi.

Innanzitutto, è probabile che l’operazione di acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit, avviata lo scorso settembre, sia oramai molto difficile da realizzare, se non del tutto sfumata. Questo per la forte opposizione sia del management della banca, sia delle forze politiche tedesche, che nel frattempo, si preparano a elezioni anticipate, che quasi di sicuro si terranno il prossimo 23 febbraio. Per Orcel la ritirata dal campo di battaglia tedesco rappresenta una sconfitta, che potrebbe risultare anche cara se i prezzi delle azioni di Commerzbank dovessero crollare, come già successo in parte in questi giorni, e le coperture previste si rivelassero non sufficienti.

Il tentativo di acquisizione di Banco Bpm rappresenta allora una possibile rivincita o almeno una diversificazione del rischio, date le oggettive sinergie possibili e l’importante dote che la banca-target porta in campo assicurativo (Banco Bpm Assicurazioni), in quello dell’asset management (Anima) e della monetica (Banco Bpm – Gruppo Bcc Iccrea – Fsi). Tutte cose che la precedente gestione Mustier aveva improvvidamente venduto.

Certamente, sarebbe stato più economico comprare Banco Bpm un anno fa, quando il titolo valeva 5 euro e capitalizzava il 40 per cento in meno. Tuttavia, è bene ricordare che anche il titolo Unicredit è passato nello stesso arco di tempo da 25 euro agli attuali 36 euro, con un guadagno di quasi il 45 per cento. Così oggi lo scambio carta contro carta risulta più conveniente per Orcel, che può pagare con una moneta molto rivalutata.

I due problemi aperti

Rimangono tuttavia aperti due problemi: il prezzo di acquisto e la contrarietà del ministro del Tesoro italiano e del suo partito di appartenenza, la Lega, che ha minacciato l’utilizzo della golden power.

Sul primo fronte, non si è mai vista un’operazione di acquisizione che non offrisse un sostanzioso premio agli azionisti della banca che si intende acquisire, compreso fra il 15 e il 40 per cento. Invece, Orcel ha proposto un premio di solo lo 0,5 per cento. Forse tanta baldanza è solo una tattica negoziale per arrivare in un secondo momento a garantire agli attuali azionisti del Banco un dignitoso guadagno, che non può basarsi solo sulle sinergie che il futuro gruppo saprà cogliere. 

Più complicato è conquistarsi la benevolenza del governo italiano, che dava già per scontata la formazione del cosiddetto terzo polo bancario, con la fusione fra il Monte dei Paschi di Siena e il BancoBpm.

Qui, tuttavia, non possiamo dimenticare che il suo amministratore delegato, Giuseppe Castagna, che pure in pochi anni è riuscito a trasformare Banco Bpm e a rimediare i disastri della precedente gestione, non ha mai avuto il coraggio di proporsi quale timoniere del processo di costituzione del terzo polo. Anche in occasione della recente acquisizione del 5 per cento del Monte dei Paschi, ha voluto precisare che la sua banca non aveva nessuna ambizione a conquistarsi il controllo dell’istituto senese, ma che si trattava di un acquisto fatto a difesa dell’Opa che stava portando avanti su Anima. Infatti, il Monte dei Paschi di Siena è un importante distributore dei fondi della società di gestione in questione.

Tuttavia, non è un mondo per erbivori: o mangi o sei mangiato. Ciò è tanto più vero se non hai un nucleo di azionisti stabili e in più ne hai uno di minoranza straniero e ambizioso come il Credit Agricole, che detiene il 9 per cento del Banco Bpm.  

Ora è probabile che Orcel riesca a conquistarsi il Banco Bpm, seppure a un prezzo più caro, convincendo il Tesoro a non usare la golden power contro una banca che in effetti è ancora italiana.

I più maligni notano che, comunque vadano le cose, il manager di Unicredit ha negoziato una buona uscita milionaria, che in qualsiasi caso gli garantirà un futuro sereno. In fondo, non sarebbe la prima volta, come ricordano bene gli spagnoli del Santander.

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Il Punto

  1. Savino

    E i rischi per i dipendenti? E le filiali delle zone interne che chiudono e lasciano i clienti senza? Facile dirsi “la banca più grande d’Europa”….

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