Sull’energia una domanda che ha bisogno di risposta

Secondo un’indagine Arera i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica nel 2023-2024 erano significativamente al di sopra dei livelli concorrenziali. È un fatto che ha spiegazioni tecniche? O c’è stato un abuso e i consumatori hanno pagato più del dovuto?

Come funziona il mercato dell’energia

Il 1° luglio l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha pubblicato gli esiti dell’indagine conoscitiva sui mercati all’ingrosso dell’energia elettrica, con particolare riferimento al cosiddetto Mercato del Giorno Prima (MGP). “L’iniziativa – aveva anticipato il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini, presentando la relazione annuale – deriva ed espande una prima verifica svolta su un solo operatore nel corso del 2022 che ha lasciato intravvedere l’utilità di un approccio più sistemico al tema”.

Prima di discutere i contenuti del rapporto, è opportuno ricordare brevemente come funzionano i mercati dell’energia elettrica. I prezzi all’ingrosso si formano attraverso una serie di sessioni sequenziali di mercato, la più importante delle quali è appunto il Mercato del Giorno Prima. La sessione si chiude il giorno precedente alla consegna fisica dell’energia e serve per programmare le immissioni in rete (da parte dei produttori) e i prelievi (da parte dei consumatori). Per ragioni fisiche, immissioni e prelievi devono essere costantemente in equilibrio; e poiché accumulare energia elettrica è difficile e costoso, l’obiettivo deve essere raggiunto lavorando principalmente attraverso la modulazione della produzione e dei carichi domandati. A tale fine, nelle sessioni di mercato successive gli operatori aggiustano progressivamente le rispettive posizioni, fino ad arrivare al tempo reale quando spetta al gestore della rete di trasmissione nazionale (Terna) acquistare le eventuali risorse necessarie al bilanciamento. Queste ultime attività si svolgono nel cosiddetto Mercato dei Servizi di Dispacciamento (MSD), che ha regole differenti. 

Perché l’Arera ha svolto un’indagine

Sul Mercato del Giorno Prima, vale il sistema del prezzo marginale: il prezzo di equilibrio dipende dall’impianto più costoso necessario a soddisfare il fabbisogno in quel momento. Il processo di “price discovery” è reso possibile dal fatto che, in condizioni normali, ciascun impianto ha interesse a offrire a un prezzo pari ai suoi costi marginali: infatti, se si candida a fornire energia a un prezzo inferiore rischia di essere costretto a lavorare in perdita; in caso contrario, rischia di non essere chiamato a produrre, perdendo opportunità di ricavo. In circostanze specifiche, tuttavia, un operatore può avere interesse a presentare offerte superiori ai suoi costi marginali: per esempio, se gestisce più impianti e ne ritira uno dal mercato, potrebbe determinare un aumento dei prezzi di equilibrio, allargando i margini sulle altre sue centrali. La pratica, nota come “trattenimento economico di capacità”, è di fatto possibile solo se dispone di potere di mercato (cioè se ha la certezza che l’impianto “trattenuto” non sarà sostituito da un altro di un concorrente con costi molto simili). L’indagine dell’Autorità è finalizzata proprio a stabilire se, nel corso del 2023-2024, sono state messe in atto condotte del genere.

Per verificarlo, l’Arera stima i costi marginali delle diverse tipologie di impianti: si concentra su tre in particolare, cioè i cicli combinati a gas (Ccgt), l’eolico e il fotovoltaico. Una quarta tecnologia, l’idroelettrico, viene accantonata per l’impossibilità di accedere ai dati necessari. Anche per quanto riguarda le Ccgt, in realtà, molti dati non sono disponibili, sicché l’Autorità utilizza una stima parametrica basata su un’ipotesi sul rendimento delle centrali (assunto al 53 per cento), il costo del gas e del relativo trasporto e i prezzi della CO2. Per le fonti rinnovabili, invece, i costi marginali vengono assunti pari a zero (il sole e il vento sono gratis).

Le simulazioni dell’Arera restituiscono risultati apparentemente preoccupanti: le condotte contestate ai Ccgt avrebbero contribuito ad alzare i prezzi di 17-22 euro/MWh nel 2023 e 15-24 euro/MWh nel 2024, rispettivamente, nel 28-55 per cento e nel 25-58 per cento delle ore. Ciò equivale a un rincaro medio annuo di 5-10 euro nel 2023 e 4-12 euro nel 2024. Le fonti rinnovabili avrebbero messo in atto condotte sospette nell’84-92 per cento delle ore nel 2023 e nel 50-56 per cento nel 2024, con un impatto sui prezzi rispettivamente di 5-9 euro/MWh e 1-2 euro/MWh. Ciò corrisponde a un rincaro medio di 4-7 euro/MWh nel 2023 e 0,6-1 euro/MWh nel 2024. 

Reazioni e possibili conseguenze

L’analisi è stata duramente contestata da Elettricità Futura, la maggiore associazione dei produttori di energia, secondo cui si tratterebbe di “un rapporto approssimativo che si basa su un esercizio di ‘what if’ accademico e non su dati reali”. In realtà, è la stessa Autorità a mettere le mani avanti, tant’è che – contemporaneamente – avvia una serie di azioni per ottenere dati più precisi e granulari sui costi degli operatori. Per esempio, oltre al caso dell’idroelettrico, il regolatore necessita di informazioni più puntuali sui costi, i rendimenti e i consumi effettivi degli impianti a gas. 

Ma c’è un aspetto ulteriore: anche prendendo per buona la tesi sul trattenimento di capacità, questo “non implica alcuna valutazione sulla possibile natura manipolativa delle medesime”. 

Il riferimento è al regolamento Remit, che disciplina a livello europeo “l’integrità e la trasparenza” dei mercati energetici. Per parlare di abusi – e quindi procedere con eventuali sanzioni – devono sussistere due condizioni: i) le condotte contestate devono avere un effetto sui prezzi; ii) non deve esserci “una legittima giustificazione di natura tecnica, regolatoria e/o economica per offrire la propria capacità disponibile ad un prezzo superiore al costo marginale”. Il primo punto Arera ritiene di averlo dimostrato, anche perché l’analisi è stata condotta anche con il supporto del GME (Gestore dei Mercati Energetici) – il soggetto che materialmente opera le piattaforme su cui si scambia l’energia – utilizzando il medesimo algoritmo impiegato per determinare il prezzo marginale del sistema. È sul secondo punto che si giocheranno gli eventuali seguiti.

Infatti, gli operatori potrebbero sostenere che l’Autorità ha sottostimato i costi, per esempio ignorando le condizioni concrete in cui operavano gli impianti o trascurando voci di costo (incluse le coperture finanziarie, che potrebbero rivelarsi particolarmente gravose soprattutto nel 2023). Inoltre, potrebbero avere agito tenendo conto dei loro costi opportunità: la stessa Arera richiama una nota delle linee guida Acer (l’organismo che coordina i regolatori europei dell’energia) secondo cui “i costi opportunità rappresentano il valore atteso della scelta più vantaggiosa che non è stata intrapresa. Nei mercati all’ingrosso dell’energia elettrica, questo può, per esempio, riferirsi (…) all’offerta in un mercato sequenziale diverso (come i mercati a termine, del giorno prima o infragiornalieri)”. Quindi, è possibile che le imprese abbiano trattenuto capacità su MGP al fine di mantenerla disponibile nelle successive sessioni su MSD. Per avere un quadro completo, occorre pertanto attendere la pubblicazione del secondo rapporto avviato lo scorso anno, relativo proprio a MSD. Solo a quel punto si potrà comprendere pienamente la condotta degli operatori e capire se si tratta di decisioni lecite o di esercizio di potere di mercato. Sotto tale aspetto, la delibera che accompagna la pubblicazione del rapporto è ambigua: parla di “valutare successivamente eventuali ulteriori seguiti di indagine sugli altri mercati ad asta”, la cui esecuzione in teoria era già stata deliberata.

Necessario fare chiarezza

Di certo, l’Autorità ha gettato un masso nello stagno e adesso non può ritirare la mano: se l’analisi è solida come sembra, non potranno che derivarne i procedimenti sanzionatori nei confronti dei singoli operatori coinvolti. All’interno delle procedure dovrà essere aperta una fase di contraddittorio con i soggetti ed eventuali terze parti interessate, al fine di acquisire tutti gli elementi mancanti. Il rapporto di Arera dice che i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica nel 2023-2024 erano significativamente al di sopra dei livelli concorrenziali, ma ammette che potrebbero esserci spiegazioni per tale fenomeno: o l’Autorità ha commesso errori o sottovalutazioni, oppure i consumatori hanno pagato più del dovuto. È una domanda che non può rimanere senza risposta. 

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Il Punto

  1. Vittorio

    Articolo interessante. Si faccia chiarezza su un sistema a dir poco complicato. Stato , UE ed Enti di controllo devono vigilare attentamente su temi sempre piu’ centrali come questo. Ne va della concoorrennza della nostra economia e, ipotizzando che non si sia immmessa nel sistema energia meno costosa e quindi probabilmente a minor impatto ambientale, del futuro del pianeta.

  2. Savino

    Per ora hanno solo tolto la massa delle famiglie dalla lista dei vulnerabili per raggiungere un falso obiettivo in più ed avere in cambio una rata in più del PNRR (vedi Fitto).

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