La sanità è uno dei settori oggetto di pesanti tagli di spesa. Con il rischio che il doveroso contenimento delle inefficienze vada oltre, sacrificando i principi di fondo del nostro sistema: universalità della tutela e solidarietà nel finanziamento.

Il governo Monti è intervenuto su quattro fondamentali ambiti: finanziamento per il Servizio sanitario nazionale, rete ospedaliera, assistenza farmaceutica e cure primarie.

CHE COSA È STATO FATTO

Sul finanziamento al Servizio sanitario nazionale, ha previsto riduzioni (legge 135/12 e Ddl di stabilità in corso di discussione) che si sono aggiunte a quelle già disposte dal precedente governo (Dl 98/2011), “caricando” il quadro programmatico di obiettivi di contenimento piuttosto rilevanti, soprattutto per le Regioni già impegnate nei Piani di rientro. Rispetto a quanto già previsto nel settembre 2011 (Na Def 2011), il finanziamento è stato ridotto complessivamente di circa 3,8 miliardi nel 2012, di 7,3 miliardi nel 2013 e di quasi 9 miliardi nel 2014.
Sull’assistenza ospedaliera, la manovra estiva (Dl 95/2012) è intervenuta prevedendo una importante riduzione dei posti letto (3,7 per mille abitanti circa 7.400 posti letto in meno rispetto all’1/1/2012) e del tasso di ospedalizzazione (160 ricoveri per mille abitanti a fronte di una media nel 2010 di 175 per 1.000 ab), con riorganizzazioni della rete di non immediata realizzazione.
Per ciò che riguarda l’assistenza farmaceutica, il governo (spending review e decreto Balduzzi) è intervenuto sulla spesa complessiva (riducendo il tetto per la convenzionata e aumentando quello per l’ospedaliera), sulle modalità prescrittive dei medici di base (imponendo l’obbligo di indicare il nome del principio attivo anziché il nome commerciale del farmaco), disponendo la revisione dell’ormai datato Prontuario farmaceutico nazionale (attraverso l’esclusione dei soli farmaci terapeuticamente superati e non, come inizialmente ipotizzato, di quelli con insufficienti evidenze di efficacia) e aumentando lo sconto a carico dei farmacisti e dell’industria.
Quanto all’assistenza territoriale, il governo ha previsto la nascita di strutture per le cure primarie aperte al pubblico per tutto l’arco della giornata, la cui concreta attuazione è peraltro subordinata al rinnovo delle convenzioni nazionali con i medici di base (decreto Balduzzi).

Leggi anche:  Assistenza agli anziani: fatto il decreto, manca ancora la riforma

CHE COSA RESTA IN SOSPESO

Nonostante i numerosi approfondimenti, il governo non ha ancora affrontato il problema dei ticket, sul quale pesano gli effetti perversi del superticket di 10 euro (reintrodotto nel 2011 dal precedente Governo) e l’aumento di ulteriori 2 miliardi di ticket a partire dal 2014 (disposto dalla manovra estiva del 2011). Gli oneri a carico del cittadino al momento del consumo sono così destinati a raddoppiare nel giro di un paio di anni, perdendo il tradizionale ruolo residuale nel finanziamento della sanità e puntando a incidere sul comportamento degli assistiti.
Restano inoltre in sospeso molti provvedimenti delicati, quali il nuovo Patto per la salute (da sottoscrivere con le Regioni) e la revisione dei livelli essenziali di assistenza (prevista entro la fine del 2012).

CHE COSA RESTA DA FARE

La prima priorità riguarda la crescente diffusa demotivazione degli operatori, sui quali ricadono condizioni di lavoro sempre più difficili e sui quali grava la “responsabilità” di negare o erogare l’assistenza alle persone che accedono ai servizi. Un sistema ad alta intensità di lavoro non può prescindere da una politica del personale che vada oltre il mero ridimensionamento delle dotazioni organiche (peraltro in alcuni casi opportuno). Promuovere un coinvolgimento responsabile degli operatori è indispensabile per generare contemporaneamente più efficienza e più qualità, soprattutto in una fase di grandi ristrettezze economiche.
La seconda priorità riguarda il rischio che la revisione del sistema di welfare vada oltre il pur doveroso contenimento delle inefficienze e il necessario contributo al risanamento della finanza pubblica. Il rischio è che siano sacrificati i principi di fondo che il nostro sistema ha da tempo adottato: universalità della tutela esolidarietà nel finanziamento.
Su entrambe le priorità, il livello centrale potrebbe svolgere un ruolo rilevante nel promuovere – fra gli operatori e i cittadini – responsabilità nell’uso delle risorse, spirito di appartenenza, etica della lotta agli sprechi, capacità di affrontare le sfide cui è chiamato un sistema sanitario complessivamente poco costoso, ma da molti anni sottoposto a continue e difficili ristrutturazioni.

Leggi anche:  Quanti sono i soldi per la sanità?

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Dalle liste di attesa all'autonomia differenziata: la sanità tra stato e regioni