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Perché Fiat ha scelto il Regno Unito

La scelta di fissare la residenza fiscale di Fiat-Chrysler nel Regno Unito deriva da una pianificazione del gruppo a livello mondiale. L’obiettivo principale non è probabilmente quello di ridurre Ires e Irap pagate in Italia. Si sposta il baricentro economico.

LE IMPOSTE DELLE MULTINAZIONALI

È difficile sfuggire alla tentazione di interpretare la scelta di una residenza fiscale estera per la nuova holding del gruppo Fiat-Chrysler come un modo per eludere l’elevata tassazione italiana: un caso nella sostanza simile all’“emigrazione” di individui e patrimoni verso paesi con aliquote ridotte. Così la Fiat che lascia l’Italia con un’imposta sui redditi delle società del 30,4 per cento (risultante dall’applicazione delle aliquote Ires e Irap) per approdare nel Regno Unito che applica un’aliquota del 21 per cento (si ridurrà al 20 per cento tra un anno) riporta alla mente il clamoroso gesto di Gerard Depardieu che ha trasferito la residenza in Belgio per evitare l’imposta sui super ricchi voluta da François Hollande.
Tuttavia, l’analogia fra società multinazionali e individui è del tutto fuorviante. Sebbene sia evidente che la scelta di Fiat-Chrysler discenda da una pianificazione fiscale per il gruppo a livello mondiale, l’obiettivo principale non è probabilmente quello di ridurre Ires e Irap pagate in Italia. Per comprenderne le possibili motivazioni e le implicazioni per il nostro paese occorre richiamare brevemente gli elementi essenziali della tassazione dei gruppi industriali.
Le società capogruppo non hanno solitamente alcuna attività operativa. Si limitano a gestire le proprie partecipazioni in società che svolgono effettivamente l’attività industriale. I proventi delle holding sono costituiti sostanzialmente dai dividendi percepiti sulle partecipazioni delle società controllate. Normalmente, i dividendi non sono soggetti all’imposta sulle società, se non in misura ridotta. In Italia, ad esempio, rientrano nella base imponibile dell’Ires solo per il 5 per cento del loro ammontare. La ragione dell’esclusione risiede nel fatto che i dividendi derivano da un reddito che è stato già tassato in capo alla società che lo ha prodotto.
L’eventuale trasferimento di una holding capogruppo all’estero non implica quindi che non si pagheranno più imposte sul reddito prodotto dal gruppo industriale nel nostro paese. Questo reddito sarà sempre tassato in capo alle società controllate che continueranno a operare in Italia. La perdita di gettito sarebbe limitata alla base imponibile della sola holding.
Ovviamente, è molto difficile, se non impossibile, formulare ipotesi sull’ammontare della perdita nel caso di una riorganizzazione così importante come quella realizzata da Fiat. Per avere un qualche riferimento possiamo però guardare al passato. I bilanci di Fiat spa, la capogruppo italiana prima dell’acquisizione della quota di minoranza di Chrysler, mostrano come negli ultimi sei anni abbia contribuito a ridurre, piuttosto che aumentare, le imposte complessivamente pagate dal gruppo. In quattro anni su sei, la società ha registrato infatti una perdita dal punto di vista fiscale, che è stata utilizzata per abbattere l’imponibile di altre società del gruppo.

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QUESTIONE DI BARICENTRO

Ma allora per quale motivo la Fiat ha deciso di trasferirsi all’estero? E perché proprio nel Regno Unito?
Come tutte le decisioni prese da organizzazioni così complesse, i fattori in gioco sono molteplici e soffermarsi solo sulla fiscalità può rischiare di essere molto fuorviante. Nello stesso tempo, la scelta di un paese deve tenere conto delle implicazioni fiscali che ne conseguono. Gli elementi che rendono attrattivo un paese per una holding dal punto di vista fiscale sono: l’assenza di ritenute sui dividendi pagati ai propri azionisti, una buona rete di trattati internazionali per evitare le ritenute sui redditi (dividendi, interessi, royalties) percepiti dalle società controllate, regole generose sulla deducibilità degli interessi passivi (thin capitalization) e sulla tassazione dei redditi di controllate in paesi a bassa fiscalità (norme sulle Controlled Foreign Corporations), la capacità dell’autorità fiscale di ridurre l’incertezza sul trattamento fiscale di operazioni complesse attraverso accordi con il contribuente. Può essere rilevante, a seconda dell’assetto organizzativo della holding, anche il trattamento fiscale dei redditi personali percepiti dal management e dallo staff.
Il Regno Unito è sicuramente competitivo su molti di questi aspetti, ma trova in Europa numerosi agguerriti concorrenti come Irlanda, Lussemburgo, Svizzera e la stessa Olanda, dove Fiat-Chrysler Automobiles stabilirà la sede legale. (1)
La scelta del Regno Unito è probabilmente il segnale che il baricentro economico del gruppo Fiat si è ormai spostato fuori dall’Italia e particolare attenzione viene riservata ai rapporti con il Nord America. Le norme fiscali del Regno Unito sono infatti particolarmente attraenti per le società operanti negli Stati Uniti. Lo testimoniano i numerosi casi di multinazionali americane (come Aon e Liberty Global) che hanno spostato la residenza nel Regno Unito da quando questo paese ha annunciato, nel 2009, che non avrebbe più tassato il reddito prodotto all’estero dalle società residenti.

 

(1) Va anche ricordato che il Regno Unito, come anche l’Olanda, non ha aderito alla Financial Transaction Tax promossa dalla Commissione europea e adottata dall’Italia.

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  1. Maria Anderlucci

    Secondo me Marchionne non fisserà la sede della Fca nel Regno Unito o a Londra, ma nello Square Mile della City of London che come saprete per molti versi è un paradiso fiscale e molto più comodo da raggiungere dell’Isola di Jersey.

  2. Paolo

    Piacerebbe anche a me avere il domicilio fiscale dove si pagano meno tasse. Qualcuno può dirmi come si fa?

  3. Enrico

    La vera domanda è: perchè non lo ha fatto prima?

  4. fcballarini

    Sarei grato agli autori dell’articolo se spiegassero nel dettaglio le ragioni della scelta di stabilire la sede operativa della holding (di management and control e dove verranno pagate le imposte sui profitti) nel Regno Unito ed invece quella sede legale in Olanda. Perché questa scelta differenziata? Grazie

    • MarMa

      Penso che la scelta dell’Olanda si basi in buona parte sul doppio diritto di voto assegnato i soci stabili, quindi Exor (Agnelli), che detiene circa il 30% della nuova società.

  5. rob

    Non entro in complessi passaggi fiscle e di borsa ma porto solo un esempio. Mio nipote è a Londra, in un anno ha cambiato 10 lavori regolari e ha cambiato per spostarsi in zone che lui riteneva più congeniali per vivere. Noi in Italia per prendere uno stagista ci siamo informati dal nostro consulente. Risultato: un papier di roba con addirittura l’assunzione di un tutor per lo stagista stesso. Sia ben chiaro: non credo che il problema della Fiat sia questo, ma la mia testimonianza è l’esempio della follia in cui è caduto questo Paese. La cosa vergognosa è che alla partenza della Fiat dall’Italia non c’è stato nessuno intervento di un esponente del Governo, ma ancor peggio è il vergognoso silenzio dei sindacati. Cosa aspettano gli iscritti a disdire la tessera? O ancora vale il motto ” Franza o Spagna purché se magna”. Per cui meglio un piatto di minestra fredda oggi (cassa integrazione e altro) che un futuro per sé e per i propri figli?

  6. pietro fattori

    Mi scuso per la franchezza: l’ unico contenuto sostanziale dell’articolo è che questi spostamenti di sede hanno avuto e hanno le loro buone ragioni; potreste però anche indicarci come si configurano i rapporti fra holding e controllate, dove si pagano i dividendi, quale sorte avranno brevetti e royalties?

  7. Emilio Odescalchi

    Penso che discutere sia solo fine a un diletto personale. Invito come sempre a consultare Armey e la sua curva. I nostri costosi profeti economici teorizzano un mondo perfetto. Tutti ricchi e nessun povero, tutti onesti e nessun ladro. Purtroppo dalle informazioni che giungono pare che nell’italico stivale ci siano più ladri, disonesti, corrotti e concussi che gente normale. Avrete notato che di taglio di parlamentari e spese connesse, dirette ed indirette non si è fatto nulla. C’è un ente apprezzato da molti: la Corte dei Conti. Gente competente e capace. Avrete notato che appena agguantano qualcosa di serio e lo denunciano viene tagliata loro la zampa.

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