Oggi, la scelta del presidente del Consiglio europeo è puramente intergovernativa, mentre il presidente della Commissione è eletto dal Parlamento europeo, senza però che i cittadini esprimano alcuna preferenza sui candidati. Come rendere il sistema più democratico e trasparente pur senza modificare i Trattati? Partendo da una legge elettorale per il Parlamento europeo uniforme per tutti gli Stati membri e dall’indicazione del candidato-presidente dei vari raggruppamenti politici prima delle elezioni. Un solo presidente dovrebbe poi ricoprire le due cariche attuali.

Le elezioni americane, appena conclusesi con la rielezione di Barack Obama, hanno mostrato nuovamente come una democrazia matura riesce a prendere decisioni al contempo efficienti e democratiche.

CONFRONTO UE-USA

Il sistema giuridico americano infatti prevede che il presidente sia dotato di poteri effettivi e adeguati al governo del paese e consente all’elettore di esprimere il proprio voto in maniera ben informata sulle caratteristiche personali e i programmi dei candidati, nonché di partecipare realmente alla elezione del presidente.
Nell’Unione europea, le cose stanno diversamente. L’“esecutivo europeo” si articola su due diversi organi. Da una parte, la Commissione – che costituisce l’apparato di elaborazione tecnica delle politiche e di controllo della loro effettiva esecuzione; dall’altro, il Consiglio europeo – composto dai capi di Stato e di governo dei paesi membri – che definisce gli orientamenti e le priorità politiche generali dell’Unione. I due organi hanno due diversi presidenti (oggi, José Manuel Barroso per la Commissione e Herman Van Rompuy per il Consiglio), entrambi non espressi direttamente dall’elettorato e, singolarmente presi, dotati di poteri inadeguati.
Eppure, è possibile delineare- a costituzione invariata, ossia senza la modifica dei trattati istitutivi –  un metodo per giungere all’elezione di un presidente europeo che coniughi democrazia ed efficienza.

IL SISTEMA USA

Il sistema per l’elezione del presidente degli Stati Uniti è al tempo stesso semplice e artificioso. È semplice perché si fonda sulla volontà dei cittadini e perché consente loro di esprimersi tra due alternative politiche ben chiare. Tuttavia, è anche artificioso per almeno due caratteristiche.
In primo luogo, il Presidente non è direttamente eletto sulla base della maggioranza dei voti espressi dai cittadini, bensì in ragione della conquista della maggioranza assoluta dei 538 delegati statali, (ossia 270 delegati). (1)Ogni Stato esprime un contingente di delegati, il cui numero è degressivamente proporzionale al numero dei suoi residenti usuali (v. Tabella 1). Ciò comporta che gli Stati più popolosi sono rappresentati da un numero maggiore di delegati rispetto a quelli meno popolati, ma non in maniera proporzionata: più residenti ha lo Stato, più piccolo è il rapporto tra delegato e numero di elettori e viceversa. Ad esempio, lo Stato più popoloso, la California, con 55 delegati e circa 37 milioni di residenti ha un rapporto delegato/residenti pari a 1/672.727. Per contro, lo Stato meno popoloso, il Wyoming, con 3 delegati e 568mila residenti ha un rapporto delegato/residenti pari a 1/189.333. In sostanza, il voto degli abitanti del Wyoming “pesa” di più di quello degli abitanti della California.
In secondo luogo, i delegati statali non vengono attribuiti proporzionalmente ai voti raccolti in ciascun Stato, bensì vale la regola winner takes all: chi ottiene la maggioranza dei suffragi popolari nello Stato, ottiene tutti i delegati di questo Stato. Ad esempio, se in California il candidato A ottiene il 50,1 per cento dei suffragi e il candidato B il 49,9 per cento, i 55 delegati della California sono attribuiti tutti ad A. Questa regola comporta che, in particolari circostanze, un candidato possa conquistare la maggioranza dei delegati conseguendo però un numero di suffragi inferiore al rivale. Ad esempio, nel 2000, Bush Jr. diventò presidente con 271 delegati contro i 266 di Gore, avendo però ottenuto una percentuale complessiva di votanti pari a 47,87 per cento, contro il 48,38 per cento del rivale.

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Tabella 1. Numero di delegati presidenziali per ciascun Stato Usa

Stati Uniti

Stati

Delegati

California

55

Texas

38

Florida

29

New York

29

Illinois

20

Pennsylvania

20

Ohio

18

Georgia

16

Michigan

16

North Carolina

15

New Jersey

14

Virginia

13

Washington

12

Arizona

11

Indiana

11

Massachusetts

11

Tennessee

11

Maryland

10

Minnesota

10

Missouri

10

Wisconsin

10

Alabama

9

Colorado

9

South Carolina

9

Kentucky

8

Louisiana

8

Connecticut

7

Oklahoma

7

Oregon

7

Arkansas

6

Iowa

6

Kansas

6

Mississippi

6

Nevada

6

Utah

6

Nebraska

5

New Mexico

5

West Virginia

5

Hawaii

4

Idaho

4

Maine

4

New Hampshire

4

Rhode Island

4

Alaska

3

Delaware

3

Montana

3

North Dakota

3

South Dakota

3

Vermont

3

Wyoming

3

Washington, D.C.

3

Totale

538

 

 

IL SISTEMA UE

Di tutt’altro genere, e assai meno democratico, è il sistema di individuazione dei presidenti dei due esecutivi europei.
L’elezione del presidente del Consiglio europeo è puramente intergovernativa: viene eletto a maggioranza qualificata dai membri del Consiglio steso, vale a dire i capi di Stato e di governo degli Stati membri e le candidature emergono informalmente e in modo non trasparente.
L’elezione del presidente della Commissione è solo leggermente più partecipata dagli elettori e più chiara nelle procedure. Il candidato presidente della Commissione viene proposto al Parlamento dal Consiglio europeo, “tenendo conto del risultato delle elezioni”. Per essere eletto, il candidato deve ottenere la maggioranza dei voti dei membri che compongono il Parlamento europeo. L’elezione del presidente della Commissione ha dunque un rapporto con l’esito politico del voto per il Parlamento. Tuttavia, i cittadini europei non votano conoscendo il nome del candidato presidente dei diversi partiti e dunque non esprimono alcuna scelta sul possibile presidente della Commissione. Inoltre, il risultato delle elezioni europee è politicamente distorto dal fatto che ogni corpo elettorale nazionale elegge il proprio contingente di parlamentari europei secondo le proprie leggi elettorali nazionali.

CAMBIARE SENZA MODIFICARE I TRATTATI

Anche nel sistema UE gli Stati esprimono contingenti nazionali in uno dei rami del legislativo, ossia al Parlamento europeo. La tabella 2 illustra la dimensione degli attuali contingenti. Anche nel sistema UE la rappresentanza degli Stati è degressivamente proporzionale al numero degli abitanti. La Germania, con circa 82 milioni di abitanti, è rappresentata da 99 parlamentari; il suo rapporto parlamentare/n. elettore è pertanto pari a 1/828.282. Malta, con circa 519mila abitanti e 6 deputati europei, esprime invece un rapporto parlamentare/n. elettori pari a 1/86.166. Dunque anche nell’Unione, il peso elettorale dei residenti dei paesi piccoli è maggiore di quello dei residenti dei paesi grandi.

Tabella 2. Contingenti nazionali presso il Parlamento europeo

 

Unione Europea

Stati

Membri del Parlamento

Germania

99

Francia

74

Italia

73

Regno Unito

73

Spagna

54

Polonia

51

Romania

33

Paesi Bassi

26

Belgio

22

Repubblica Ceca

22

Grecia

22

Ungheria

22

Portogallo

22

Svezia

20

Austria

19

Bulgaria

18

Finlandia

13

Danimarca

13

Slovacchia

13

Irlanda

12

Lituania

12

Lettonia

9

Slovenia

8

Cipro

6

Estonia

6

Lussemburgo

6

Malta

6

Totale

754

Una possibile riforma, ispirata al sistema Usa, consisterebbe nel trasformare i contingenti nazionali al Parlamento europeo in contingenti di delegati nazionali e di eleggere (ad esempio) il presidente della Commissione sulla base di una procedura analoga a quella statunitense.  Non ci pare però che sia un’idea politicamente percorribile: l’Europa è infatti aliena a un sistema del tipo winner takes all, per effetto del quale tutti i delegati sono conquistati da chi ottiene anche una risicata maggioranza in termini di voti. Inoltre, in applicazione di tale regola, proprio come accade negli Stati Uniti, il voto di uno o più Stati potrebbe risultare del tutto irrilevante per l’elezione. Si consideri infatti che per conquistare la maggioranza di 378 rappresentati (=754/2+1) al candidato presidente europeo basterebbe ottenere (anche tramite risicata maggioranza) i rappresentanti dei cinque paesi maggiori(Germania, Francia, Italia, Regno Unito e Spagna) più un paese piccolo da 6 rappresentanti. Il peso dei rappresentanti dei restanti 21 Stati membri sarebbe a quel punto irrilevante: una conseguenza evidentemente non accettabile in Europa.
Una riforma alternativa -agevole dal punto di vista giuridico- sarebbe elaborare una legge elettorale per il Parlamento europeo uniforme per tutti gli Stati membri. Ciò non sarebbe in contrasto con i trattati UE, bensì in attuazione degli stessi (art. 223 Tfue). La legge dovrebbe obbligare i raggruppamenti politici a indicare – prima delle elezioni – il loro candidato presidente alla Commissione. Agli elettori europei sarebbe a quel punto data la possibilità di votare, non in base a logiche nazionali e nell’ignoranza delle future alchimie parlamentari, ma in ragione della personalità del candidato e dei suoi programmi per l’Europa.
A sua volta, il Consiglio europeo –dovendo in virtù del trattato “tener conto del risultato delle elezioni” – dovrebbe candidare, quale presidente della Commissione, colui che ha ottenuto il maggior numero di voti nelle elezioni europee. In tal modo, ciascun Stato membro contribuirebbe proporzionalmente al suo contingente nazionale all’individuazione, oltre che delle maggioranze e minoranze parlamentari, anche del candidato più votato e il presidente della Commissione sarebbe indicato direttamente dal voto popolare.
Infine, sempre senza modificare i trattati, il Consiglio europeo potrebbe decidere di eleggere, quale suo presidente, colui che è stato eletto presidente della Commissione: nulla infatti impedisce che il presidente del Consiglio sia anche il presidente della Commissione. In tal modo il presidente eletto dai cittadini assumerebbe sotto un “doppio cappello” un notevole numero di poteri esecutivi che renderebbero la sua azione unitaria e molto efficace.
Queste suggestioni incontrerebbero sicuramente l’opposizione politica dei numerosi Stati, timorosi di confrontarsi con un interlocutore europeo forte di un mandato democratico. Ma in tempi in cui si parla di “super commissario” con potere di intervento sui bilanci nazionali degli Stati, confrontarsi con le regole della democrazia non è più un’opzione.
Se un uomo non sa verso quale porto è diretto, nessun vento gli è favorevole. (2)

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(1) Il numero è formato sulla base del numero complessivo di rappresentati degli Stati federati al Congresso: 100 senatori + 435 deputati + 3 tre rappresentati del distretto di Columbia = 538.
(2) Frase attribuita a Seneca.

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