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Il triste ristagno del Pil e l’urgenza di passare ai fatti

PIL italia

Il dato congiunturale sulla crescita trimestrale del Pil (-0,1 per cento rispetto al quarto trimestre 2013) indica che la ripresa attesa per il 2014 fatica a materializzarsi nei dati macroeconomici.
La stima preliminare del Pil del primo trimestre 2014 impone di riscrivere un po’ il riassunto degli ultimi trimestri. Il dato lievemente negativo del primo trimestre viene dopo il +0,1% del quarto trimestre e lo zero del terzo trimestre 2013. Vuol dire che per ora l’economia italiana, dopo 9 trimestri di recessione, da tre trimestri ristagna intorno ad uno zero che certo non contribuisce alla soluzione dei gravi problemi del mercato del lavoro (disoccupati oltre i tre milioni, di poco sotto al 13 per cento della forza lavoro e – per quanto riguarda i giovani – stabilmente sopra il 40 per cento, con punte del 60 per cento in alcune regioni del Mezzogiorno).
Il brutto dato del primo trimestre 2014 (potrebbe essere rivisto marginalmente al ribasso o al rialzo nella stima definitiva) non è una sorpresa se si guarda al dato che spesso anticipa le tendenze dei mesi successivi. Gli ordinativi industriali, dopo la ripresa del secondo e terzo trimestre 2013, si sono fermati. Soprattutto gli ordinativi sull’estero che erano stato il nerbo della ripresa degli ordini nel 2013. E anche la produzione industriale del primo trimestre 2014 si è fermata. Quando si ferma l’industria, nonostante sia solo meno di un quarto del Pil, il resto dell’economia italiana non gira. In un paese oppresso dalle tasse, se viene a mancare la leva dell’export, la stagnazione è inevitabile.
Tutto questo riporta all’importanza del passare dagli annunci ai fatti. E’ urgente che, passate le elezioni, il governo passi dallo scrivere agende politiche ai fatti: alle riduzione di imposta per tutti, alla ripresa di una spending review di cui si è persa traccia nelle ultime settimane, all’attuazione delle riforme di semplificazione della burocrazia e della pubblica amministrazione di cui si è parlato molto senza riuscire – per ora – a disegnare un credibile cronoprogramma per i cittadini. Come diceva una pubblicità di molti anni fa, la fiducia è importante ed è una cosa seria ma si dà alle cose serie.

Daveri - ordinativi

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  1. Enrico

    Ottimo articolo di sintesi (dire un “headup”).
    Riporto per dare enfasi:
    – riduzione di imposta per tutti
    – ripresa di una spending review
    – attuazione delle
    riforme di semplificazione della burocrazia e della pubblica amministrazione.

  2. Stefano Ciarlo

    “E’ urgente che il governo passi dallo scrivere agende politiche ai fatti”. Ho 27 anni e sento enunciare/vedo
    scrivere ovunque queste parole da quando ho memoria. Forse è giunto il momento di dire che è ora che cambino le persone che fanno politica piuttosto che continuare a sperare che improvvisamente le stesse persone che da 20 anni raccontano balle si decidano a passare dalle parole (o dalle agende) ai fatti.

  3. Marco Perticone

    Caro Stefano, io ne ho quasi 43 ed ho la identica tua memoria.

  4. Marco Tamanti

    Bisognerebbe guardare con attenzione i dati sul pil. Per esempio uno dei fattori che ha fatto calare il pil è la flessione dei consumi di energia. Questo è solo in rapporto al calo di produzione industriale, oppure potrebbe essere rilevante il risparimio energetico?

    Penso al fatto che l’ultima è stata una stagione relativamente calda ed i consumi per riscaldamento sicuramente ne avranno risentito. Penso alle misure di efficientamento energetico attuati dalle imprese e dai privati nell’ultimo anno o all’attenzione nel consumare di meno in un periodo di crisi o al calo del prezzo dell’energia dovuto alla sovrabbondanza.

    Altro motivo del calo del pil è la flessione delle esportazioni, soprattutto verso la Russia. Può essere la guerra un motivo?

    Sono solo due esempi. La mia domanda è:
    per quanto tempo ci fermeremo ancora a parlare solo di PIL? Preso isolatamente è un indicatore che facilmente porta ad interpretazioni errate.

    Concludo con una provocazione. Se lo stato appaltasse ad un’impresa un lavoro di distruzione di un ponte ed anche la sua successiva ricostruzione con le medesime caratteristiche, il PIL sarebbe maggiore. Al termine dei lavori gli italiani starebbero in questo caso meglio?
    La risposta sembra banale. Eppure quotidianamente si leggono articoli che spiegano come un’operzione del genere possa aiutarci, nell’aumentare il PIL, creare posti di lavoro, alimentare l’indotto, …

  5. Nel 2014 si avrà una ulteriore diminuzione del Pil, i conteggi fatti con l’aumento del Pil del 1 % saltano e si dovrà rivedere il bilancio statale, considerato il vincolo del pareggio si dovrà attuare una manovra aggiuntiva.

  6. Francesco Neroazzurro

    Non ci sarà nessuna ripresa finché le parole d’ordine saranno austerità e precarietà; in recessione ci vogliono politiche espansive, il resto è aria fritta.

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